E’ celato nei ghiacci il più completo archivio di tutti i tempi

Il MUSE di Trento ospita la presentazione del progetto «POLLiCE» e i ghiacci dell’Adamello: è una vera e propria storia del clima

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I ghiacciai sono gli archivi del passato più efficaci e completi di tutti i tempi.
La loro esistenza è minacciata dall’aumento delle temperature che, nelle Alpi, procede a una velocità doppia rispetto alla media di quella globale.
E’ per questo che i ghiacciai vengono indagati dagli scienziati per capire come sta cambiando il clima.
Giovedì 29 ottobre alle 20.30 il MUSE Museo delle Scienze ospita un incontro per condividere con il pubblico i primi risultati del progetto POLLiCE, curato dagli esperti del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Mach, Antonella Cristofori e Cristiano Vernesi, coadiuvati dal glaciologo dell’Università Milano Bicocca Valter Maggi, dai geologi del MUSE Christian Casarotto ed Elena Bertoni, e dalla palinologa Daniela Festi dell’Università di Innsbruck.
L’obiettivo di POLLiCE, eloquente titolo che gioca con i termini polline e ice, (ghiaccio in inglese), è quello di prelevare e analizzare la componente vegetale «archiviata» nel ghiaccio come pollini, corteccia, rami, radici, toccando profondità mai raggiunte prima in questo tipo di studi in Italia.
 
La ricerca affianca all’analisi morfologica classica, il sequenziamento di tratti informativi del DNA, concentrandosi sulla componente biologica intrappolata nel ghiacciaio Mandrone del parco Adamello Brenta.
Questo particolare ghiacciaio è stato scelto perché, con i suoi 17 chilometri quadrati e i suoi 240 metri di profondità, è il più esteso e più profondo d’Italia.
Il sito di perforazione si trova a 3.200 metri di altitudine, nella parte centrale di un’area glaciale (Pian di Neve), dove si ritiene che il succedersi delle stagioni sia conservato nei differenti strati del ghiaccio.
Lo scorso marzo, grazie al supporto dell’Ufficio Previsione e Pianificazione della Provincia Autonoma di Trento, il team è salito in quota nel parco Adamello Brenta per prelevare una carota di ghiaccio lunga 6 metri.
Da queste prime indagini è emersa una buona concordanza fra i segnali di stagionalità basati su isotopi stabili (analisi chimiche) e quelli sui pollini (analisi biologiche).
 
Per l’anno 2016, invece, si cercherà di raggiungere i 240 metri di profondità, così da poter disporre di una finestra temporale che, stando anche ai risultati del primo saggio, potrebbe andare indietro fino a circa 1000 anni fa.
Gli studiosi a quel punto avranno una testimonianza attendibile delle variazioni di vegetazione occorse nel corso dei secoli in Trentino.
Il progetto POLLiCE è il frutto della sinergia fra più enti di ricerca italiani e trentini che hanno cercato di analizzare ghiacciai da una prospettiva trasversale, incrociando indagini chimiche, di studio dell’evoluzione e delle trasformazioni del paesaggio, capitalizzando risorse economiche e umane.
Al MUSE, oltre a questi primi risultati, sarà possibile conoscere i contributi di altri studiosi dell’Università di Trento e dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste.
Un’occasione per comprendere il funzionamento delle tecniche di sequenziamento genetico, applicate per la prima volta in Italia ai resti biologici prelevati da un ghiacciaio e conoscere un nuovo tassello di un avvincente racconto racchiuso nei ghiacci.