Violenza e femminicidio: parla lo psicanalista Giuseppe Maiolo
La realtà è che c’è una comunità maschile che vive un disagio profondo, da aiutare e educare
Nell'immagine, la tela di Jakub Schikaneder intitolata Murder in the House.
Gli anniversari hanno la funzione di farci riflettere.
La giornata del 25 novembre ci deve servire per provare a capire la violenza sulle donne che oggi, purtroppo, ha dati impressionanti.
I Centri italiani antiviolenza fanno notare che in gran parte la violenza è di genere maschile e quasi nell’80% degli casi, offese, umiliazioni e stupri e aggressioni che conducono anche alla morte, sono ad opera di mariti, compagni, ex partner, zii, padri, o parenti stretti.
Maschi conosciuti alle vittime, mentre solo il 3% dei violentatori è rappresentato da sconosciuti.
Le aggressioni alle donne pertanto, i casi di stalking che non si contano più, la violenza domestica fatta di azioni quotidiane solitamente nascoste, ripropongono con drammatica evidenza quanto la realtà maschile sia spesso incapace di contenere il proprio potenziale aggressivo e quella pulsionalità degli istinti che invece di essere al servizio di una gioiosa relazione producono sottomissione e morte.
Dire che la violenza di genere maschile è riducibile alla devianza di alcuni maschi maniaci o emarginati è semplicistico e fuorviante perché rischia di alimentare solo risposte di emergenza e politiche basate esclusivamente sulla repressione. Infatti non ci sono, o sono davvero pochi, i bruti stranieri che aspettano le donne dietro gli angoli delle strade. Non si tratta allora di scovare il mostro che se ne sta nascosto nell'ombra emergendo nei vicoli bui di periferia. E nemmeno curare un maschio malato o isolare l’orco di turno.
C’è una comunità maschile che vive un disagio profondo, da aiutare e educare.
C’è un maschio sempre più incapace di riconoscere le sue parti fragili e violente, incapace di gestire e contenere le proprie pulsioni, che si rapporta all’universo femminile con paura e insicurezza.
Perché a quell’aspetto violento e mostruoso che alberga in ognuno di noi, e quindi in ogni maschio, oggi si aggiunge una diffusa cultura maschile fatta di pensieri e di gesti violenti a cui non viene dato un contenimento attraverso l’educazione al rispetto dell’altro.
C’è un immaginario sessuale alimentato da una costante erotizzazione del corpo femminile che produce più collusione con un’istintualità primitiva e rozza che una autentica capacità relazionale.
Affrontare la dimensione della violenza maschile allora significa aprire con gli uomini una profonda riflessione utile ad aiutarli a «vedere» cosa accade nelle pieghe oscure della loro anima e possa essere davvero utile a rintracciare all’interno del proprio sé, quel lato oscuro e malefico da governare.
Perché è fondamentale «sapere» quanto il maschile, per sua natura, sia generatore di violenza.
Necessario che i maschi guardino dentro il loro universo per individuare i fili sotterranei che legano le storie, i desideri, le fantasie, i bisogni «normali» a quelli mostruosi e perversi.
Serve urgentemente promuovere per gli uomini e ancor di più per i giovani e i bambini, percorsi di crescita interiore che aiutino a dare un volto e un significato a quel demone nascosto nel sottosuolo della coscienza.
Giuseppe Maiolo – [email protected]
Prof. Giuseppe Maiolo, psicoanalista
Docente di Educazione alla sessualità all'Università di Bolzano Facoltà di Scienze della Formazione.