Olivi sul futuro industriale di Rovereto e della Vallagarina
Affollato incontro all'Urban Center nell'ambito di «Un Patto per lo sviluppo e il lavoro»
In Vallagarina ci sono circa 6.800 imprese, per 29mila addetti.
Il manifatturiero da solo raccoglie il 30% degli occupati pur rappresentando il 10% delle imprese totali.
Anche qui la disoccupazione aumenta pur aumentando al tempo stesso l’occupazione, il che è solo apparentemente un paradosso.
Ma questa Comunità, uno dei più importanti poli industriali del Trentino, ha un futuro: lo ha detto chiaramente il presidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi nel corso dell'incontro tenutosi ieri sera in un Urban center particolarmente affollato.
Partendo dai due poli della Meccatronica e di Manifattura Domani, in un disegno che coinvolge gli istituti scolastici, la ricerca e l'innovazione, le professioni.
«Non c'è un'altra area in Trentino dove vi sia la compresenza di due progetti così strategici - ha sottolineato Olivi - che coniugano sviluppo e lavoro, utilizzando risorse locali, nazionali e dei fondi europei.»
Un folto pubblico composto di amministratori, imprenditori, lavoratori, e tanti cittadini, quello intervenuti ieri sera all'incontro apertosi con i saluti del presidente della Comunità Claudio Bisoffi, nel corso del quale, oltre ad illustrare i contenuti del Patto per lo sviluppo e il lavoro siglato dalla Provincia con le parti economiche e sociali lo scorso aprile, a cui oggi si aggiunge la nuova Finanziaria che proprio in questi giorni è oggetto di confronto con sindacati, organizzazioni imprenditoriali, enti locali, il vicepresidente Olivi ha messo a fuoco le linee di indirizzo per lo sviluppo di Rovereto e della Vallagarina.
Innanzitutto Manifattura, che rappresenta una scommessa anche urbanistica: l’incubatore di imprese è già stato realizzato ed è prenotato al 65%, con richieste di grande qualità.
E' stato stretto anche un accordo con FBK, mentre con l’Università, ha detto Olivi, «il percorso è un po' più difficile, è necessario forse vincere qualche diffidenza prettamente accademica».
Un rapporto fortissimo invece è quello sviluppato con l'Iti Marconi e l'istituto Veronesi.
Il nuovo polo scolastico, che il bilancio di due anni fa sembrava consentire, per ora non è più in agenda.
«Ma a dimostrazione del fatto che non si torna indietro, che il paradigma della Meccatronica è un nuovo paradigma industriale - ha sottolineato Olivi - dei 108 milioni del Fondo di sviluppo europeo 55 li metteremo qui.»
Ex-Manifattura: anche qui, ha detto il vicepresidente «5 anni fa eravamo partiti con un’idea affascinante, centrata sull'economia «verde», sulla filiera dell’edilizia innovativa. Queste linee sono ancora valide, ma io penso che dobbiamo avere il coraggio di essere un po’ più «laici», più aperti anche ad altre ipotesi. In quei 25 mila metri cubi, dove stiamo per investire altri 48 milioni di euro per l'edificazione del corpo B, con i fondi statali Fas, possiamo pensare anche ad ospitare il lavoro autonomo e le professioni, in una sorta di «fabbrica dei lavori»? Io credo di sì. Al suo interno abbiamo inoltre un investimento importante che l’Università sta facendo con il Cimec, che fra un paio d’anni ospiterà 150 ricercatori e che può diventare un punto di riferimento per le malattie degenerative, come mi è stato confermato recentemente nel corso di un evento scientifico tenutosi a Bardolino su questi temi.»
In definitiva, non c’è altra area in Trentino dove siano presenti due progetti così strategici.
E la «carne al fuoco» non si esaurisce qui.
Altre opportunità si stanno aprendo ad esempio alle Casotte «per anni un esempio di lungaggini e indecisione, e dove dall'aprile 2015 ci sarà la possibilità di iniziare la vendita dei lotti».
Il tutto, naturalmente, avendo come fine il rilancio dello sviluppo e la creazione di nuovo lavoro.
Ma senza trascurare il welfare, la rete di protezioni sociali che è caratteristica precipua del sistema Trentino.
Il contesto è quello dato dal Patto firmato ad aprile, «segno - ha detto Olivi - della maturità di un sistema che investe nelle regole del gioco, nella concertazione, nel dialogo, purché la sfida accettata sia la competitività. Da aprile ad oggi, peraltro, sono cambiate molte cose. In queste ore stiamo presentando la manovra di bilancio ai territori e alle parti sociali. Un bilancio difficile da chiudere perché vede fortemente ridotta la capacità di spesa della Provincia e accumula i gravami di cui siamo stati vittime per le manovre di tutti i governi nazionali che alle Autonomie, soprattutto speciali, hanno chiesto un sacrificio enorme. Il Patto di stabilità, in particolare, è una cosa strana, perché tu incassi risorse ma non le puoi spendere. Non sono soldi che il Governo ti chiede ma soldi immobilizzati, in questo momento 1,9 miliardi collocati presso la Banca d’Italia.»
Ci sono però due capitoli del Bilancio che non hanno il segno «meno»: quello del sostegno all’economia, dove le risorse passano da circa 120 milioni a 186 (con un forte impatto delle misure a carattere fiscale), e quello delle misure per il lavoro, che passano da 64 a 68 milioni.
Per quanto riguarda le imprese, sugli aiuti c’è un forte cambio di rotta, dagli interventi diretti alle politiche di contesto.
«Abbiamo deciso di usare la leva fiscale in maniera molto forte e parimenti la leva del credito. Un dato su tutti: il Governo nazionale ha avuto il coraggio di agire sull’Irap, inserendo una misura che detrae da questa voce il costo del lavoro, con un impatto sul sistema locale stimato in 40 milioni di euro. Noi lo abbiamo quadruplicato, con una serie di detrazioni che portano a 160 milioni le agevolazioni per le imprese trentine.
A questo aggiungiamo il sostegno alla liquidità, altro tema fondamentale perché senza credito non si fa nulla.
E ancora: il sostegno all'impresa innovativa e alla ricerca e sviluppo. Infine Trentino sviluppo, per la quale stiamo mettendo a punto un nuovo piano. In questi anni è stata spesso una sorta di «pronto soccorso» per aziende in difficoltà, cosa necessaria ed anche inevitabile visto l'impatto della crisi economica sul nostro tessuto produttivo. Oggi però la società deve cambiare mission, deve diventare una sorta di acceleratore, un fattore di crescita per la parte sana e competitiva della nostra compagine industriale.»
Nessun arretramento anche sul versante del lavoro.
«Con novembre parte il reddito di attivazione, siamo l'unico territorio in Italia ad avere adottato questo nuovo ammortizzatore a sostegno dei giovani disoccupati alla ricerca di un impiego. Abbiamo anche creato un plafond per i lavoratori delle imprese sotto i 15 dipendenti. E abbiamo avviato Garanzia giovani, per oltre 8 milioni di euro. Stiamo trasformando l’apprendistato, sburocratizzandolo. E stiamo rinnovando i lavori socialmente utili, strumento nel quale la Provincia investe ogni anno 60 milioni di euro fra Progettone e Azione 19.»
Fra le sfide che attendono il Trentino, ha concluso Olivi, anche il rilancio di Agenzia dei lavoro, previsto a livello nazionale dal job act di Renzi.
«Noi lo abbiamo fatto 30 anni fa ma adesso stiamo già rinnovandola, partendo da una rete di soggetti territoriali a supporto della sua missione.»