Missione a Herat/ 18 – La «guerra» psicologica (Psyops)

«Radio Sadi e Azadi West», discendente dalla gloriosa «Radio Bari», quella che ispirò Radio Londra e la Rosa di Tokyo



Una delle cose che più ha suscitato il mio interesse professionale nel corso della visita alla base militare italiana di Herat è stata la conoscenza di un nuovo servizio attivato dall'Esercito Italiano per affrontare la guerra psicologica.
Il compito è stato affidato al 28° Reggimento di Fanteria di stanza a Pavia (noto ai Trentini per aver partecipato alle battaglie di Borgo Valsugana e Levico nella Terza guerra d'indipendenza - 1866), recentemente incaricato allo svolgimento di attività psicologiche e di propaganda (PSYOPS).
Ci è stato presentato nel corso di uno dei briefing di presentazione alla stampa delle varie funzioni del contingente italiano.

La guerra psicologica non è stata inventata oggi, basti pensare alla Seconda Guerra mondiale, dove Radio Londra* (per voce del colonnello Stevens) invitava gli Italiani di Mussolini a prepararsi alla inevitabile sconfitta finale e alla convenienza a passare dalla parte alleata.
Secondo gli storici furono proprio gli Italiani ad ispirare la BBC, perché Radio Bari aveva cominciato anni prima a trasmettere un apprezzato programma in arabo verso le colonie britanniche del Medio Oriente, dove la classe medio alta diventò ben presto un pubblico attento ed interessato.
Ma anche i Giapponesi avevano la loro radio che, per voce della famosa Rosa di Tokyo**, spiegava ai combattenti americani di abbandonare una guerra strumentale destinata a far trionfare il Sol Levante.
Il clou della guerra psicologica era stato raggiunto da Stalin, che aveva attivato fior di predicatori per convincere i prigionieri italiani a diventare comunisti.
Poiché nessuno di questi tentativi aveva portato risultati apprezzabili, gli Americani usarono nel Vietnam una propria emittente radiofonica per mantenere alto il morale dei propri soldati.

A Herat abbiamo trovato dunque i discendenti di Radio Bari (o del più noto Colonnello Stevens) e la cosa ha davvero suscitato il mio stupore e il mio interesse professionale, dato che opero nella comunicazione da 40 anni.
Dopo una breve presentazione, fatta da esperti colleghi arruolati (anche pro tempore), ho avviato le domande di fuoco di fila. Qual è il target, quale popolazione, quale etnia, lingua, codice culturale, ecc.
Poi ci hanno mostrato le comunicazioni attivate, consistenti in volantini, gadget, ma soprattutto una emittente radiofonica. Fantastico, proprio come Radio Bari... Cioè molto meglio di Radio Londra e della Rosa di Tokyo.
Dalle 9 alle 22 di tutti i giorni, una affiatata troupe di speaker afghani mette in onda musiche e testi destinati alla popolazione dotata di ricevitori. La radio non è diffusa in maniera capillare, ma certamente è mille volte più diffusa della televisione che praticamente non esiste per mancanza di apparecchi TV e di copertura del segnale.



Nella foto sotto il titolo la sala di regia e qui sopra lo staff di «Radio Sadi e Azadi West», che in italiano significa «La voce della Libertà nell'Ovest» [gli italiani sono nella regione del Nordovest - NdR] ed è gestita dal contingente militare italiano che diffonderà in tutto l'ovest afghano trasmissioni rivolte alla popolazione locale contenenti informazioni di pubblica utilità e soprattutto tanta promozione delle attività dei contingenti alleati e in particolar modo italiano.

Sulla base della portante dell'emittente, la nostra task force addetta alla guerra psicologica mette in onda degli spot dove invita la popolazione a usufruire dei vantaggi offerti dalle nostre truppe. Proprio come la citata Radio Bari, il cui scopo principale era quello di avere una audience, cosa che non avevano né Radio Londra né la Rosa di Tokyo.
I gadget in questione, ovviamente, sono forniti dai ricevitori radio, distribuiti senza chiedere un tornaconto.

I volantini che ci sono stati mostrati sono realizzati con un linguaggio abbastanza primordiale, certamente adeguato al codice culturale della gente, che come abbiamo detto è formata da una popolazione analfabeta per il 75% e da tre etnie, i Pashtun (38%), i Tagiki (25%) e gli Azara (19%).
Come si può vedere dai volantini che riproduciamo qui di seguito, le immagini giocano il ruolo principale.
Va ricordato che in arabo si legge da destra a sinistra, che il verde è il colore dell'Islam e che il giallo è il colore della frattura.

Insomma si invita la popolazione a rinunciare all'uso della violenza e delle armi. Il cambio potranno avere gli aiuti del caso in tema alimentare, sanitario e altro.




Questi sono i volantini che il ministro La Russa ha gettato dall'elicottero nella sua breve visita dello scorso 24 novembre. Il Corriere della Sera ha paragonato il gesto a quello di Gabriele D'Annunzio, che ne lanciò sul cielo di Vienna.
Francamente trovo irriverente e superficiale il paragone, ma tant'è, ognuno vede le cose a modo proprio.

Dopo quel briefing sulla guerra psicologica, ho avuto modo di fare quello che tutti i pubblicitari dovrebbero fare prima di dare il via a una campagna comunicazionale, sono andato in mezzo ai destinatari dei messaggi e ho potuto annusare alcuni elementi utili.
Che a mia volta ho riferito ai tecnici della Task Force PSYOPS italiana.

I villaggi sono retti dagli anziani che, guarda caso, sono anche i più bisognosi di cure mediche. I giovani, per contro, odiano le interferenze degli occidentali, sia perché troppo armati, sia perché troppo invadenti.
Queste le indicazioni che ho recuperato da queste missioni.
La prima è di usare la radio come portante di messaggi e per questo deve essere assolutamente come la storica Radio Bari: deve essere piacevole da ascoltare e basta.
La seconda è che negli spot si devono promuovere i servizi sanitari gratuiti, senza contropartita in cambio.

Concetti che ho sfrontatamente portato ai professionisti della PSYOPS italiana, i quali però mi hanno ascoltato volentieri e anzi mi è stato chiesto di parlarne con il generale comandante.
Cosa che ho fatto alla prima occasione, confrontandomi con lui.
«Bisogna prendere i giovani con la musica - gli ho detto. - Non la musica Afghana come stiamo facendo, né italiana come vorrebbe qualcuno…»
«Avevo suggerito Michael Jakson - risponde il generale, che evidentemente si stava ricordando delle sue figliole. - Ma i professionisti sono loro…»
«Insista. - Mi permetto di aggiungere. - Lei ha ragione: la coca cola ha conquistato il mondo più delle armi. Ha l'opportunità di conquistare, a livelli diversi, i giovani e gli anziani.»
Ecco, la mia consulenza indesiderata l'ho data.



* Radio Londra era l'insieme dei programmi radiofonici trasmessi, a partire dal 27 settembre 1938, dalla radio inglese BBC e indirizzati alle popolazioni europee continentali.
Le trasmissioni in lingua italiana della BBC iniziarono con la crisi di Monaco. Con lo scoppio delle ostilità, nel 1939, Radio Londra aumentò le trasmissioni in italiano fino ad arrivare a 4,15 ore nel 1943.
La fortuna delle trasmissioni di Radio Londra deriva dal fatto che il Ministro della Guerra britannico, anziché gestire in proprio le trasmissioni di propaganda, le abbia affidate ad un ente autonomo, la BBC, già allora fiera per il proprio stile giornalistico indipendente, secondo il quale le notizie venivano separate dai commenti.
La redazione di Radio Londra diventò famosa per la sua tempestività nel trasmettere informazioni nel mondo, con il suo tipico stile inglese, diretto e pragmatico. Nel Servizio Italiano si impone la carismatica figura del Colonnello Harold Stevens - il famoso Colonnello Buonasera - ufficiale militare britannico a Roma, che, grazie ai suoi commenti pacati e ragionevoli, ben diversi dalle prosopopee fasciste, trasmetteva un senso di serenità e speranza nel futuro.
Altra figura carismatica si rivelò Candidus (pseudonimo di John Marus), che, con la sua dialettica spietata, smascherava ogni tentativo della propaganda nazi-fascista di raggirare la realtà e la gravità della situazione.
Inoltre, il ruolo in guerra di Radio Londra diventa cruciale nello spedire messaggi speciali, redatti dagli Alti comandi alleati e destinati alle unità partigiane in Italia.
Le trasmissioni in italiano di Radio Londra erano aperte dalle prime note della 5ª Sinfonia di Beethoven (molto probabilmente perché codificavano - scandite secondo l'alfabeto Morse - la lettera V, iniziale di Victory, sempre ripetuto da W. Churchill).
La BBC ha continuato a trasmettere in italiano L'Ora di Londra ogni sera fino al 31 dicembre 1981, quando il programma fu chiuso nonostante le proteste di numerosi ascoltatori. Le ultime trasmissioni andavano in onda dalle 22.00 alle 23.00 (23.00-24.00 quando vige in Italia l'ora legale) sulle onde medie di m 251 (kHz 1196) e nei campi d'onda corta di m 31 (MHz 9,915), m.49 (Mhz 5,99) e m. 75 (Mhz 3,975) [1]. Pare che almeno centomila italiani avessero conservato l'abitudine di ascoltare la BBC fino ad allora.

** Rosa di Tokio era lo pseudonimo con cui era conosciuta Iva Ikuko Toguri d'Aquino, presentatrice di una trasmissione radiofonica presso Radio Tokio di propaganda giapponese disfattista dedicata ai soldati americani.
Nata nel 1916 negli Stati Uniti da genitori giapponesi e laureata in zoologia all'università di Los Angeles, si era trovata bloccata in Giappone, dove si era recata a trovare dei parenti, nei giorni precedenti all'attacco di Pearl Harbor.
Costretta a trovare un impiego, aveva lavorato a Radio Tokio ed alla fine aveva accettato di presentare una trasmissione di propaganda dedicata ai soldati americani con lo scopo di demoralizzarli. Soprannominata Rosa di Tokio, divenne famosa come la vostra più amichevole nemica e la frase più ricorrente nelle sue trasmissioni era: «Perché non andate a casa? Non sarebbe buona una bella bistecca proprio adesso?».
Nell'immediato dopoguerra venne accusata di tradimento ed il processo si svolse a San Francisco nel 1948. Fu condannata per tradimento a dieci anni di reclusione e a 10.000 dollari di multa.
È morta il 26 settembre 2006.