Mamme tigre e figli stressati – Di G. Maiolo, psicoanalista

Si tratta di uno stile genitoriale che vede le madri impegnate a curare lo sviluppo dei figli e con piglio severo e esigente, con disciplina, regole e punizioni

La «mamma-tigre» è ormai una metafora nota. Descrive un modello educativo materno che, negli ultimi anni, si è diffuso anche da noi. Si tratta di uno stile genitoriale nato in Cina che vede le madri impegnate a curare lo sviluppo dei figli e seguirli nello studio con piglio severo e esigente, con disciplina, regole e punizioni. L’esatto contrario dello stile permissivo e accondiscendente che ormai da molti anni imperversa in occidente.
 
Il problema è allora definire qual è lo stile educativo più funzionale per la crescita dei figli, quello che aiuta lo sviluppo e permette di realizzare se stessi facendo emergere i talenti.
La parola «educare» significa proprio questo. Derivata dal latino «educere», che vuol dire «condurre fuori» e, analogamente al tedesco «erziehen» (educare) che contiene nella sua radice «ziehen» il significato di «tirare» educare è un «tirar fuori» e non un «mettere dentro» o «riempire un secchio».
 
Nella pratica educativa le mamme-tigri, che interpretano in maniera energica il ruolo di «conduttrici», investono tempo, denaro e una grande quantità di energie fisiche non tanto per aiutare i figli a sviluppare i propri talenti, quanto perché riescano a raggiungere il successo lavorativo ed economico.
Si aspettano figli forti e robusti dal punto di vista psicologico, ma in particolare capaci di avere successo a scuola, nello sport, nel lavoro e siano capaci di primeggiare in una qualche disciplina sportiva o nella musica. Ma soprattutto che non falliscano.
Sostengono che nella vita bisogna avere successo, ottenere risultati positivi e popolarità. Cose che si conquistano con una disciplina ferrea, impegno costante e studio intenso.
 
Potrebbe non essere totalmente negativo questo modello e nemmeno sbagliato nutrire per i bambini aspettative per il loro futuro, se non fosse perché spesso fanno loro richieste eccessive e non tengono conto delle potenzialità dei figli.
Inoltre la preoccupazione continua del fallimento e le pretese che questi genitori comunicano in maniera più o meno esplicita, sono espressione di un vecchio stile autoritario che non ha mai funzionato come motore per far diventare adulti dotati di autonomia e sicurezza.
 
In più questi atteggiamenti educativi sembrano dipendere maggiormente da quel pervasivo bisogno di perfezione che spesso hanno le madri di oggi le quali sembrano realizzare se stesse attraverso i figli e i loro risultati rendendoli vittime delle loro proiezioni.
Negli anni passati il modello delle madri-tigre è stato molto criticato ma, seppur con diverse sfumature, ha continuato a raccogliere interesse in occidente tra i genitori che sentivano la necessità di rivedere lo stile educativo delle mamme-chioccia, iperprotettive e ansiose.
Oggi però, sulla base di alcuni studi condotti da ricercatori americani e in seguito all’aumento delle mamme-tigre, abbiamo la certezza che le aspettative eccessive dei genitori producono fin dalla scuola primaria un aumento dell’ansia di prestazione.
 
Quando prevale in maniera quasi esclusiva la valutazione dei risultati scolastici e diventa insistente la richiesta ai figli di avere successo, finisce per aumentare lo stress cronico che produce disagio e reazioni depressive.
Inoltre risulta più facile che si sviluppino quei comportamenti di prevaricazione e di aggressività violenta tra i pari a cui diamo il nome di bullismo e intolleranza.
Vale la pena invece riflettere e ridurre il più possibile da parte degli adulti, la pressione delle loro aspettative che insieme alle eccessive valutazioni delle prestazioni scolastiche o sportive, generano disagio.
 
Conta, piuttosto, che i genitori conoscano i rischi della competizione troppo spinta e sappiano comunicare ai loro figli quali sono le priorità in un progetto educativo equilibrato dove al centro stanno i valori del rispetto, della tolleranza e della solidarietà.
 
Giuseppe Maiolo
Psicoanalista
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