Presentata la «Carta per la democrazia paritaria »

La presidentre della CPO, Simonetta Fedrizzi, ha Illustrato il documento che punta a modificare la legge elettorale per garantire la rappresentanza di genere

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Nella mia vita ho assunto molte più donne di uomini perché ho scelto sulla base della validità e non del sesso. Che fossero femmine era un caso, non ci avevo neppure pensato.
Ma, essendo un uomo, a leggere quanto sto per scrivere verrò classificato maschilista.
Certo non avrei assunto una persona che non valesse qualcosa, maschio o femmina che fosse, ma allo stesso modo non vorrei essere costretto a indicare la preferenza per qualcuno (maschio o femmina che sia) che non ritengo idoneo a fare politica.
Oggi alla conferenza stampa della Commissione Pari Opportunità, in cui è stata illustrata la «Carta per la democrazia paritaria», il cui testo è riportato più avanti, c’erano solo due giornalisti uomini.
Ma alle domande che ho fatto non mi è stata data una risposta serena. La mia presenza non sembrava gradita. Eppure è di concerto con gli uomini che la condizione femminile si è evoluta ed emancipata. Ed è con la piena collaborazione degli uomini che raggiungerà la parità.
 
- Dottoressa, ci fa degli esempi sul linguaggio sessista dei giornalisti?
- Sono talmente tanti, che non sto qui a perdere tempo a ripeterli.
 
Amen. 
Qualcuno ci ha spiegato che non si deve scrivere sul tailleur della deputata... Va bene, l'argomento è frivolo per cui non ne parliamo nel nostro giornale, ma per quale motivo i giornalisti (e le giornaliste) non dovrebbero fare cronaca come vogliono?
Il linguaggio cosiddetto sessista sta nell’uso del sostantivo al maschile, solo perché il termine al femminile non c’è.
L’introduzione dei neologismi assessora, sindaca, ministra e quant’altro è legittima, sia ben chiaro. La lingua è dinamica.
Ma non vi sembra cacofonico? E comujnque il problema risale nei millenni. Il latino diversificava il genere e ne dava uno in più, il neutro, che oggi non c’è più ma - chissà - forse verrà ripescato. Beato l'inglese che non fa distinzioni, salvo alcune parole specifiche.
La supremazia del termine maschile su quello femminile nasce da quanto si è voluto chiamare Dio come Padre e non Madre. Un problema più grande di noi.
La grammatica italiana prevede che i soggetti formati da un insieme di sostantivi maschili e femminili richiedono articoli e aggettivi al maschile. Separare i termini maschili da quelli femminili per non fare preferenze di genere ci sembra un'involuzione della lingua.
Legittima, per carità, ma non sono questi particolari di forzatura lessicale a dare maggiore dignità alle donne. I problemi sono ben altri e il dibattito dovrebbe essere articolato su quelli.
 
Uno dei maggiori problemi sollevati riguarda la presenza delle donne nei vari consigli comunali e provinciali. Nella politica in genere. Oggi pareva che importasse solo questo aspetto, non a caso la conferenza è stata tenuta in Regione.
Si è tenuto precisare che la legge deve imporre la presenza femminile nelle preferenze, altrimenti i maschi riusciranno sempre a tenerle lontane dal potere.
Francamente non crediamo che ci siano disegni del genere, quanto piuttosto che le cose vadano così come espressione del momento che si sta attraversando. Per le donne è tutto da costruire, per gli uomini la tradizione è radicata.
Gli svarioni politici al femminile cui abbiamo dovuto assistere negli ultimi tempi sono dovuti al fatto che non esiste una leadership femminile, intesa come capace di fare scuola, ad avere un seguito al femminile. Cioè, mentre i maschi hanno precisi modelli da seguire, le donne sono agli inizi e devono inventare tutto.
 
Ci ha sorpreso un ossimoro emerso proprio in questo ambito.
Si sostiene che le donne devono essere individuate, spinte a partecipare. Da sole non si presenterebbero, non si farebbero avanti. E su questo cambiamento di rotta conveniamo. Vanno cercate e introdotte. Proprio i leader politici arrivati devono farlo.
Poi, però, quando abbiamo chiesto se nella Commissione Pari Opportunità ci fossero anche dei maschi, ci è stato risposto di no.
 
- E perché non ci sono uomini?
- Perché non si è fatto avanti nessuno.
 
Amen.
Un ossimoro. Cioè il problema delle donne in politica a rovescio: gli uomini vanno cercati, spinti a partecipare.
Nella Commissione Pari Opportunità non c’è parità di genere, quando invece dovrebbe eserlo per definizione e ben sapendo - come abbiamo detto sopra - che senza collaborazione con gli uomini le donne non arriveranno mai alla parità effettiva. 
 
G. de Mozzi
 
Ciò premesso, la Commissione provinciale per le pari opportunità tra donna e uomo ha illustrato stamane in conferenza stampa la «Carta per la democrazia paritaria», documento sottoscritto da 28 associazioni.
Il documento è stato promosso appunto dalla Commissione.
La sua presidente, Simonetta Fedrizzi, oggi ha spiegato che mira all'introduzione di meccanismi correttivi della legge elettorale provinciale, utili a garantire un'equa rappresentanza di genere.
La Commissione ha scelto la giornata odierna proprio perché oggi era prevista la discussione dei due disegni di legge sull'argomento depositati in Consiglio, primi firmatari Lucia Maestri e Giacomo Bezzi.
Il documento sollecita a gran voce la calendarizzazione nei lavori dell'Assemblea di un argomento «che – ha detto Fedrizzi, – non è più rinviabile per il progresso e il cambiamento culturale della società.
«Un unico dato su tutti: le donne in Consiglio regionale sono l'11% contro il 17,4 della media italiana.»
Di seguito il testo.