Isera, il vino e il «genius loci» – Di Giuseppe Casagrande

Il Museo della Cartolina, trasformato in atelier di idee, ha ospitato l'incontro con il giovane vignaiolo di Folaso Giovanni Frapporti. Le immagini e i racconti

Le due etichette double face, un omaggio ai nonni Agnese e Basilio.

Isera, in Italia e in Europa, è conosciuta come storica «Città del Vino» e culla dell'«eccellente Marzemino» di mozartiana memoria, il nettare amato dall’aristocrazia veneziana e servito alla corte imperiale di Vienna.
Ma non lo è da meno nel mondo del collezionismo per un'attrazione non meno importante: il Museo della Cartolina «Salvatore Nuvoli».

Un patrimonio di inestimabile valore (35 mila esemplari), una collezione di cartoline illustrate, messaggi confidenziali, memorie visive e documenti della nostra storia quando, cent’anni prima di Twitter, la cartolina postale era uno dei principali mezzi di comunicazione.
 

Giovanni Frapporti durante la vendemmia nel vigneto di Folaso.
 
  Un museo moderno rinnovato negli arredi e nelle installazioni digitali  
Recentemente queste cartoline sono state trasferite nei locali della biblioteca comunale e gli spazi lasciati vuoti ospitano un nuovo format di museo che ha aperto le porte alle nuove tecnologie, alla creatività e all'innovazione.
Oggi il Museo si presenta completamente rinnovato anche negli arredi con installazioni moderne, pannelli esplicativi, dieci monitor in cui osservare le cartoline digitalizzate.
Importante il ruolo svolto dagli studenti dell’Istituto Marconi di Rovereto che, oltre ad essersi occupati degli allestimenti tecnologici del museo, hanno sviluppato un’applicazione che consente, una volta declinata l’idea attraverso un titolo, un breve testo e dieci immagini con relative didascalie, di stampare una cartolina pieghevole.
 

Giovanni Frapporti mostra un gigantesco grappolo di Teroldego.
 
  Il vicesindaco Finotti: «Il Museo può diventare un atelier per i giovani» 
«Il progetto - ha dichiarato il vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Isera, Franco Finotti - è quello di trasformare gli spazi del Museo in un luogo in cui i giovani possano sperimentare la loro genialità. L'augurio - ha aggiunto - è che questi spazi possano diventare una sorta di atelier in cui i giovani under 35 della Vallagarina che abbiano sviluppato o intendano sviluppare un’idea innovativa (un nuovo prodotto, una tecnica di coltivazione, un progetto artistico-architettonico, un’applicazione) possano presentare al pubblico il loro progetto attraverso dieci slides, un titolo e un testo di poche battute che diventano così una cartolina illustrativa».
 

Alcuni splendidi grappoli di Enantio.
 
  Giovanni Frapporti (Vignali Varàs): storie di vino in Vallagarina 
Il primo giovane che ha illustrato il suo progetto è Giovanni Frapporti che nei giorni scorsi, alla presenza del sindaco Graziano Luzzi e dell'assessore alla Cultura Franco Finotti, ha presentato la sua idea dal titolo: «Storie di Vino in Vallagarina».
Giovane vignaiolo, con l'hobby della chitarra, diplomato all'Istituto Agrario di San Michele all'Adige e laureato in Viticoltura ed Enologia all'Università di Udine con master in Napa Valley (California), a Mendoza (Argentina) ed esperienze in Francia, Giovanni Frapporti ha raccontato la storia della famiglia nonchè gli esordi come responsabile dell'azienda agricola di Folaso, piccola frazione di Isera. Azienda che ricorda nel nome le vigne di proprietà, i «Vignali Varàs», come attestano alcuni documenti del 1689.
«Il vino - ha esordito - nasce dall'incontro tra la terra e l'uomo che coltiva la vite da millenni. Vi è un legame molto profondo tra l'uomo e questa antica pianta che ha viaggiato attraversando continenti, mari e montagne contaminandosi di volta in volta e dando origine a migliaia di varietà di vitigni che oggi conosciamo».
 

Giovanni Frapporti accanto ad una vite centenaria nel vigneto di Folaso.
 
  Una passione tramandata di generazione in generazione 
«La nostra famiglia vive e si occupa di viticoltura dalla fine del Seicento come testimoniano numerosi documenti ritrovati durante i lavori di ristrutturazione del nostro casolare a Folaso di Isera. Da secoli questa passione è stata tramandata di generazione in generazione, da padre in figlio. Con un punto fermo - ha tenuto a precisare - l'uomo può e deve vivere in simbiosi con la natura. Io ho un sogno: produrre un vino figlio del territorio. Per questo sto portando avanti un progetto di recupero e valorizzazione di antichi vitigni della Vallagarina: la Casetta, l'Enantio, la Negrara oltre al Marzemino Gentile».
 

I vigneti e la casa padronale della famiglia Frapporti a Folaso.
 
  L'esordio con un vino Rosso: un blend di Marzemino, Casetta, Enantio 
Al Museo della Cartolina Giovanni Frapporti ha tenuto a battesimo con una certa emozione (e non poteva essere altrimenti) il suo primo vino: il Vallagarina Rosso, un blend di Marzemino, Casetta ed Enantio. Poche bottiglie: 1.600. Simpatica l'etichetta «double face» dedicata ai nonni Agnese e Basilio. Tra sei mesi uscirà la seconda versione: 830 bottiglie per un totale, quindi, di 2.430 bottiglie.
Il Vallagarina Rosso dedicato a nonna Agnese e assaggiato al Museo si presenta di un bel colore rosso intenso con riflessi violacei, il bouquet è inebriante: viola mammola, marasca, piccoli frutti. In bocca è fragrante, dai tannini gentili e dal sorso armonioso, impreziosito da una piacevole sapidità. Un vino che ci riporta indietro negli anni, a quei vini ancestrali amati da Veronelli: vini sinceri, schietti e genuini.
Un esordio davvero promettente questo rosso Vallagarina firmato Giovanni Frapporti in attesa che dopo lunghi anni di permanenza sui lieviti giunga a maturazione (nel 2026) anche il primo spumante metodo classico, un Blanc de Blancs, della casa.
 

Giovanni Frapporti con papà Mario e Andrea Skomina.
 
  Una vinificazione artigianale nel rigoroso rispetto delle uve 
«La mia famiglia - racconta Giovanni Frapporti - ha sempre conferito le uve alla Cantina Sociale di Isera. Con il mio ritorno a Isera dopo le esperienze internazionali, con papà abbiamo deciso di vinificare in casa le nostre uve con l'obiettivo di creare un vino identitario della Vallagarina che metta al centro il territorio assemblando i nostri tre vitigni, come si faceva un tempo: Marzemino, Casetta ed Enantio. Vinificazione artigianale nel rispetto delle uve e senza utilizzo di solfiti. Un vino non filtrato per non togliere materia e vita al vino. Un tributo alla famiglia che ha coltivato la terra e al ciclo della natura, il germogliamento e la caduta delle foglie. La vita e la morte. Agnese fu Basilio un tempo».
 

La diraspatura manuale dei singoli chicchi d'uva.
 
  In dieci splendide immagini la storia e la filosofia dell'azienda 
Giovanni Frapporti ha sintetizzato in dieci splendide immagini corredate da una breve didascalia la storia e la filosofia dell'azienda partendo dalla matrice geologica del territorio (la dolomia nel nostro caso) per passare alla valorizzazione di alcuni storici vitigni, alla salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio (le colline, la montagna, i terrazzamenti, i muretti a secco), alla tutela della biodiversità ponendo altresì molta attenzione alla fase finale della vinificazione privilegiando le anfore di terracotta.
Giovanni Frapporti ha insistito molto sul concetto di artigianalità. La diraspatura delle uve, ad esempio, è manuale e consente di separare nel modo più delicato possibile i chicchi d'uva dai raspi senza l'utilizzo di macchinari.
«Questa è una delle molteplici operazioni che svolgiamo a mano con l'obiettivo di produrre un vino identitario che abbia un forte legame con le tradizioni tramandate dai nostri antenati. La mia filosofia - ha concluso - è custodire la biodiversità rispettando un ecosistema in cui la vite non è altro che un singolo tassello».
Parole sante.
 

Giovanni Frapporti con Andrea Skomina che ha costruito la pressa modello Champagne.
 
  La storia affascinante del Museo della cartolina «Salvatore Nuvoli» 
Il Museo della Cartolina nasce alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso con la donazione della collezione di Salvatore Nuvoli al Comune di Isera. Una felice intuizione ha impedito la dispersione della vasta raccolta riunita nei decenni da Carmelo Nuvoli che nel 1992 ha voluto dedicare il museo al padre Salvatore. Nato come centro di documentazione culturale della immagine e della parola, il museo offre uno sguardo curioso ed inedito sul costume, gli stili di vita, le trasformazioni paesaggistiche, urbanistiche e culturali in Trentino Alto Adige, ma anche in Europa e nel mondo.
 

Giovanni Frapporti con il fedele e giocoso cane Syria.
 
  Una straordinaria collezione di cartoline illustrate: dall'Ottocento ad oggi 
Il museo raccoglie una straordinaria collezione di cartoline illustrate. La raccolta spazia dai rari esemplari dell’Ottocento fino alle immagini dei giorni nostri. I soggetti? La Prima Guerra mondiale, l’Impero austroungarico, la satira politica, gli avvenimenti rinascimentali, l’insurrezione tirolese, le più note località turistiche del Trentino e dell’Alto Adige, il mondo del vino (e non poteva essere altrimenti ad Isera).
Tra i pezzi più curiosi custoditi ad Isera meritano una segnalazione la cartolina francese del 1904: ha l’aspetto di un libro che, una volta aperto, «svela» una farfalla pronta a spiccare il volo. Altro prezioso e raro esemplare viene da Cuba ed è una cartolina tra le più piccole al mondo (3 x 5,6 cm), mentre altri esemplari curiosi sono dotati di fori in cui infilare le dita, per simulare le gambe di una ballerina o il naso in un volto.
 

Giovanni Frapporti e le anfore in terracotta.
 
  Quei cartoncini color avorio ai tempi dell'impero Austro-Ungarico 
Ai tempi dell’Impero Austro-Ungarico le cartoline erano dei cartoncini di color avorio con lo stemma dell’Aquila tricoronata, su cui si scriveva spendendo la metà rispetto alle lettere.
Si inviavano senza busta e all’inizio erano utilizzate soprattutto dalle ditte come strumento commerciale o pubblicitario. In seguito si colorano di immagini, scoprono il linguaggio della comunicazione e si diffondono in tutta l’Europa. In Italia la cartolina postale nasce il primo gennaio del 1874.
 

Il vino in anfora matura grazie allo scambio di ossigeno e alla porosità della terracotta.
 
  Moltissime le cartoline che hanno come tema il mondo del vino 
Molte sono le cartoline che hanno come tema - dicevamo - il mondo del vino. L’uva diventa il veicolo pubblicitario di aziende agricole, il testimonial promozionale per famose case vinicole, eventi del mondo enologico o, ancora, le immagini di bottiglie.
La sezione dei vini italiani è particolarmente ricca e premia l’iniziativa soprattutto dei privati. Sono proprio loro i primi ad utilizzare l’impatto visivo della cartolina come oggi accade con gli spot televisivi. Nel tempo si succedono le immagini di piccoli Bacco, di personaggi della mitologia o di splendide figure femminili che diventano le tracce della storia dell’illustrazione e della grafica artistica.
 

 
  Gli «Amorini vendemmiatori» e le cartoline del periodo Liberty 
Si ispira agli affreschi di Pompei la cartolina degli «Amorini vendemmiatori», si distinguono per l’aspetto insolito e curioso quelle che contengono il listino prezzi dei vini, appaiono bellissime quelle dei disegnatori del periodo Liberty. La cartolina della «Strada del vino bianco» di Conegliano del 1958 è considerata una felice anticipazione dell’iniziativa del movimento Strade del Vino che qualche anno dopo diventerà legge. Un'idea geniale per promuovere itinerari enogastronomici, idea che compare anche nelle illustrazioni delle cartoline più recenti.
 

Una sala del nuovo Museo della Cartolina di Isera.
 
  Una parte importante della collezione è dedicata ai vini trentini 
Una parte importante della raccolta è dedicata ai vini trentini, già famosi durante il periodo asburgico: valga per tutti la citazione mozartiana dell'«eccellente Marzemino».
La civiltà contadina è rappresentata dagli animali. Sono proprio loro i protagonisti di molte cartoline: cavalli e buoi che trainavano carri e barrocci di varia fattura, a seconda dell’epoca e della regione. Insolita è la cartolina della «Pedrottivini» che riproduce un’autobotte diventata un vero e proprio camion d’epoca.
Le cartoline straniere comprendono i grandi vini francesi come Château d'Yquem o le mitiche maison degli Champagne: Veuve Clicquot, Ponsardin, Pommery. O, ancora, evocano le immagini suggestive del Portogallo e dei paesi dell’Est, anche attraverso diversi stili artistici.
 

 
 Le immagini della vendemmia, le feste, il trasporto del vino 
Per gli appassionati delle tradizioni, vale la pena soffermarsi sulle riproduzioni della vendemmia. Qui la fantasia degli autori di disegni o scatti riesce davvero a restituire l’idea dell’avvenimento: una vera e propria festa che coinvolgeva uomini, donne e bambini.
Sono rappresentati gli aspetti tecnici del lavoro, quelli simbolici e le immagini di costume, come una foto di inizio secolo che mostra un bimbetto col cappello di paglia su un tino colmo d’uva. Per gli storici la sezione di maggiore interesse è quella dedicata al trasporto del vino.
Il commercio, segnale dello sviluppo economico, era già sviluppato nei tempi antichi.
Dalla Siria e da Creta partivano nel III millennio avanti Cristo le carovane per l’Egitto e la Palestina. Dalle anfore ritrovate nei fondali del Mediterraneo sappiamo che le rotte marittime venivano percorse da navi fenicie, greche e romane che trasportavano vino. Anche i fiumi, un tempo navigabili, erano una via importante di comunicazione che univa il Nord con il Sud.
 

 
 La fantasia dei disegnatori, i doppi sensi, le suggestioni di una cartolina 
In molte cartoline i disegnatori hanno dato libero sfogo alla fantasia, giocando sui doppi sensi, sui personaggi biblici, sulla storia e sulle leggende. «Il peccato originale», ad esempio, è il serpente che offre ad Eva una bottiglia di vino. La «chimica» è la cartolina in cui l’acqua distillata viene trasformata in Chianti di prima qualità e segnala, dopo l’epidemia di fillossera, la rinascita della viticoltura grazie alle conoscenze scientifiche. Se non ci bastano le suggestioni, possiamo solleticare lo spirito curioso, che è in ognuno di noi, guardando anche il retro delle cartoline. Attraverso il nome del destinatario, il testo e la calligrafia del mittente, il timbro postale possiamo vedere persone, luoghi e tempi uniti dal filo invisibile di un’immagine. Un viaggio davvero affascinante.

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Giuseppe Casagrande - [email protected]