Storie di donne, letteratura di genere/ 238 – Di Luciana Grillo

Liliana Bellone, Sulle tracce di Elena – Un ritratto corale di una straordinaria figura di donna argentina di nascita e italiana di adozione

Titolo: Sulle tracce di Elena
Autrice: Liliana Bellone
 
Editore: Oèdipus 2018
Traduzione: Vincenza Visciano
 
Pagine: 84, brossura
Prezzo di copertina: € 12
 
Ho già avuto il privilegio di leggere scritti di Liliana Bellone e di recensirli in questa rubrica, ora la scrittrice argentina ci fa incontrare un'altra straordinaria figura di donna, argentina di nascita e per breve tempo italiana di adozione, dopo il matrimonio con l'ingegnere e scrittore Edwin Cerio, di Capri, che ospitò nella sua casa sull'isola anche Pablo Neruda: si tratta di Elena Hosmann, raffinata etno-fotografa, che ha lasciato non soltanto splendide immagini di popoli e paesi, ma anche l'esempio di solidarietà complice con altre donne, come la pittrice austriaca Gertrude Chale e la musicologa Isabel Aretz-Thiele.
 
Ma Bellone non si limita a scrivere una biografia, anzi, dopo aver incontrato a Capri, presso la Fondazione Cerio, il presidente che le chiede di far conoscere ad italiani e argentini una donna eccezionale come Elena, tornata in patria si mette «sulle tracce di Elena», legge i tanti articoli della Hosmann, ne apprezza la cultura, l'approccio etno-antropologico, la capacità di coniugare «la raffinata cultura europea con l'interesse e la riscoperta del territorio» e crea «un coro di voci – il poeta, il romanziere, l'archeologo, la stessa Elena – (che) concorrono a restituirci un'immagine viva, credibile, accattivante di una donna esemplare di quell'Argentina...».
 
Il poeta descrive l'ambiente che frequentava Elena, il gruppo di «Sur», la rivista voluta da Victoria Ocampo (anche una sua biografia è stata recensita da noivedi), il grande Borges, i fratelli Henriquez Urena, intellettuali e scrittori, Silvina Ocampo, Delia del Carril, la giovane moglie di Neruda... «L'Europa era in guerra, la più crudele della storia. Ci arrivavano notizie dell'invasione nazista, delle morti, dei campi di concentramento... Stavamo male per la guerra in Europa... L'Argentina aveva dichiarato guerra alla Germania e al Giappone. Era il 1944... Arrivarono scienziati e studiosi, ma prima del '40 avevamo conosciuto a Tucumàn e Buenos Aires gli altri esiliati, quelli della guerra civile spagnola... tra gli italiani leggevamo Ungaretti».
 
Il romanziere dice che «Elena aveva qualcosa delle bellezze nordiche o germaniche che tanto piacevano a Borges... Le mie guide erano Hemingway, Dos Passos e Scott Fitzgerald. Mi piaceva più la letteratura americana che quella ressa che leggevano i miei contemporanei... Ero innamorato di Rita Hayworth e Ingrid Bergman... Il personaggio di un altro mio romanzo... l'ho chiamato Elena, perché mi evocava Elena Hosmann... Quando ho visto Elena sono rimasto a bocca aperta, somigliava alle attrici che avevo ammirato al cinema. Era per metà nordica, per metà greca... le sue foto parlano, dicono, implorano, denunciano, sono descrizioni antropologiche e poetiche, filosofiche e umane, storiche e leggendarie, reali e al tempo stesso imbevute di mistero».
 
L'archeologo racconta che «Elena aveva fotografato... i volti dell'altopiano, quei volti che erano figli, nipoti e pronipoti di quei bambini e bambine come quelli del vulcano che avevano vissuto in questa terra secca e magica, che una volta era oceano...»
E di nuovo il poeta ricorda che «Elena fotografava quello che Gertrude dipingeva. Isabel cercava la musica e noi la musica della poesia, e loro, Elena e Gertrude la musica della luce...»
 
Poi è la volta della stessa Elena che descrive il paesaggio andino «e la luna, chi ha visto la luna sull'altopiano non può dimenticarla, illumina le dune e la roccia, brilla sulla sabbia con pagliuzze dorate e talvolta ti indica la via...», sottolinea «com'è diverso il Pacifico, con le sue scogliere a picco, la sua sabbia così bianca. È il mare di Neruda, le sue conchiglie, i suoi pesci...»
 
La conclusione tocca al poeta, cugino del Che che «se ne era andato in giro per l'America, e aveva scoperto tutto ciò che noi non avevamo visto. Anche Elena voleva scoprire l'America, quella vera... Elena ha immortalato con le sue foto i gauchos di Tucumàn e le chiese di argento e oro del Perù e della Bolivia... Rimangono sempre meno amici di quegli anni...».
 
Così, malinconicamente, si chiude il ritratto corale di Elena Hosmann, ma questo romanzo affascinante è completato e arricchito anche da «Note sparse per il lettore italiano, tra Argentina e Capri» che ci permettono di conoscere con date e dati alla mano i protagonisti di questa epopea e gli altri, da Rafael Alber ti a Jorge Amado, da Celia de la Serna – madre di Che Guevara – a Eva Duarte Peròn, da Carlos Gardel (la cui voce è stata dichiarata dall'Unesco Patrimonio Culturale dell'Umanità) ad Antonio Skàrmeta, autore del romanzo «Il postino di Neruda».
 
Luciana Grillo - [email protected]
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