Porfido, sindacati: «Con la nuova legge si cambia rotta»

Basta tutelare chi ha sfruttato il lavoro e ridotto al collasso il settore. Pronti alla mobilitazione contro i tentativi di indebolire la riforma per interessi di parte

«Le polemiche e le prese di posizioni delle amministrazioni comunali e di alcuni gruppi politici di minoranza sono la dimostrazione che la riforma del porfido va nella direzione giusta. Chi oggi leva gli scudi contro un tentativo di riforma che finalmente tutela il porfido come bene comune, mette al centro l'interesse pubblico e la tutela del lavoro evidentemente in questi anni, che il settore veniva portato al collasso da imprenditori miopi e amministrazioni comunali incapaci di applicare le norme di legge, ha vissuto su un altro pianeta.»
Sindacati e lavoratori non ci stanno a vedere affossato il disegno di legge sulle cave.

«E' evidente che la riforma prova a scardinare un sistema distorto, governato fino a questo momento dagli interessi dei cavatori che, complice anche l'inerzia dei Comuni, hanno fatto il bello e il cattivo tempo sulle spalle dei lavoratori - sottolineano i segretari di Fillea Cgil e Filca Cisl, Maurizio Zabbeni e Fabrizio Bignotti -. Per noi questa è una buona legge, che recepisce molte delle osservazioni presentate dal sindacato in tema di occupazione, filiera della lavorazione, controlli.»
Il testo unificato Olivi-Viola riporta la responsabilità e il governo del sistema porfido a livello sovracomunale, rafforza i controlli, introduce il marchio di qualità e il registro delle imprese, tutela il lavoro con l'introduzione della clausola sociale e del pagamento diretto dei lavoratori, stabilisce che il concessionario debba svolgere tutte le lavorazioni con propri dipendenti.
 
Le previsioni normative intervengono in maniera cogente sia sulle concessioni vigenti sia sulle future concessioni che saranno aggiudicate per mezzo di gara ad evidenza pubblica.
Per le organizzazioni sindacali si poteva fare uno sforzo ulteriore sul piano della revoca delle concessioni, ambito in cui le condizioni appaiono ancora non sufficientemente vincolanti, e sul piano della ricollocazione dei lavoratori che hanno subito pesanti limitazioni ovvero siano stati espulsi dal settore.
Alla vigilia dell'inizio dell'iter consiliare, comunque, per sindacati e lavoratori la riforma del porfido trentino è incanalata nella giusta direzione.
Adesso la palla passa ai consiglieri: i lavoratori e i sindacati sono pronti a tenere alta l'attenzione e a mobilitarsi, se necessario, perché il disegno di legge non venga affossato.
 
«Tra gli aspetti più significativi e innovati c'è il recepimento della nostra richiesta di inserire nei bandi di gara per le concessioni la clausola sociale e il pagamento diretto dei lavoratori con obbligo di fidejussione – spiegano Zabbeni e Bignotti -. In questo modo la tutela dell'occupazione e delle retribuzioni diventano parte integrante del contratto di concessione.»
La legge, inoltre, esplicita che il contratto di riferimento sono quello nazionale di settore e quello territoriale.
Non è un'affermazione di comodo, ma verrà concretizzata con una stretta conseguente sul piano dei controlli.
«La nuova legge determina responsabilità precise sul piano dei controlli – proseguono i due sindacalisti – e di fronte all'inerzia delle amministrazioni comunali potrà intervenire la Provincia. Sarà inoltre il Servizio Lavoro della Pat a vigilare sull'effettiva corresponsione delle retribuzioni.»
 
Si innesta su questo punto il ragionamento sulle condizioni che possono portare alla sospensione e alla revoca delle concessioni.
«Su questo avremmo voluto che il legislatore fosse più coraggioso – ammettono Zabbeni e Bignotti -. Resta comunque il valore di una norma che stabilisce che il mancato rispetto del piano dell'occupazione promesso in gara determina la revoca della concessione. Ciò che sino ad oggi è stato oggetto di discussione circa il mantenimento dei livelli occupazionali, diventa perentorio pena la revoca della concessione. La revoca potrà anche essere esercitata qualora la prosecuzione delle attività di cava possa costituite pericolo per la salute e la sicurezza, anche dei lavoratori impiegati.»
Un altro passaggio significativo l'aver stabilito in capo al concessionario la responsabilità per tutte le fasi della lavorazione, per superare la frammentazione e deresponsabilizzazione che caratterizza la gestione del settore.
Importante, inoltre, la definizione di un limite alla durata delle concessioni, 18 anni, e il fatto che i nuovi criteri della legge si applichino anche alle concessioni in essere obbligando i comuni ad adeguare i disciplinari.
 
«Si tratta di una previsione fondamentale, che prima non esisteva: se i Comuni non risolveranno la questione legata ai livelli occupazionali e non modificheranno i disciplinari, lo farà la Provincia. Poiché le modifiche più importanti riguardano proprio la tutela dei lavoratori, avremo forza per poterla pretendere, sino alla richiesta dell'esercizio del potere sostitutivo in capo alla Provincia.»
Un'altra previsione normativa di impatto «eccezionale» è che la responsabilità contributiva e retributiva si applica alle concessioni vigenti.
«In questo modo anche chi oggi appalta in esterno parte delle lavorazioni, con la nuova legge, è responsabile in solido per i lavoratori dell'intera filiera. Così si colpiscono il lavoro nero e le finte partite Iva.»
Il disegno di legge recepisce anche la richiesta di istituire un marchio di qualità. Il possesso di tale marchio sarà elemento di valutazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa in sede di aggiudicazione della concessione.
 
Inoltre si prevede una premialità in relazione alla partecipazione agli appalti pubblici provinciali, come espressamente richiesto dalle organizzazioni sindacali.
La Provincia si impegna, dunque, ad istituire un registro delle imprese che aderiscono al distretto e le imprese iscritte nel registro sono in possesso del marchio di qualità.
«Assieme al registro delle imprese, ed all'introduzione degli obblighi di lavorazione con ricorso ai dipendenti propri, la legge risponde alla nostra richiesta di istituzione di un consorzio unico obbligatorio. La finalità era quella di avere il controllo e la certificazione dell'intero processo.»
Non vengono recepite le richieste delle organizzazioni sindacali di entrare già, con la presente legge, nel dettaglio degli aspetti che riguardano la ricollocazione dei lavoratori che hanno subìto pesanti limitazioni ovvero che siano stati espulsi dal settore, introducendo l'Impresa Sociale.
 
Tuttavia, in modo decisivo ed importante, vengono ricompresi all'interno di un possibile intervento della Provincia per la ricollocazione dei lavoratori anche le maestranze espulse dal settore, non solo quelli che hanno subito pesanti limitazioni.
«Nel futuro dovrà essere compito delle organizzazioni sindacali lavorare affinché le politiche passive ed attive, anche in collaborazione con eventuali istituti contrattuali, possano dare risposte concrete ai lavoratori.»
Mercoledì lavoratori e sindacati saranno in Aula durante la discussione del disegno di legge.