Luca Zingaretti e Massimo De Francovich al Teatro Sociale
Giovedì 23 gennaio andranno in scena con «La torre d’avorio», un testo drammatico di Ronald Harwood – Repliche venerdì 24, sabato 25 e domenica 26
Reduce dai successi televisivi de Il commissario Montalbano, Luca Zingaretti torna al teatro, interprete e regista de «La torre d’avorio», un testo di Ronald Harwood prodotto da «Zocotoco» che pone al centro il tema della libertà dell’artista e, nello specifico, uno dei problemi più discussi e irrisolti della storia: l'autonomia dell'arte di fronte alla politica.
Inserito nel cartellone della Stagione di Prosa organizzata a Trento dal Centro Servizi Culturali S. Chiara, lo spettacolo andrà in scena da giovedì 23 a domenica 26 gennaio al Teatro Sociale.
Siamo a Berlino nel 1946 e i militari americani stanno svolgendo le indagini preliminari sui nazisti da portare alla sbarra al processo di Norimberga.
Nell'ufficio del maggiore Arnold, rozzo e offensivo, viene convocato un personaggio d'eccezione: il famoso direttore d'orchestra Wilhelm Furtwängler, da tutti considerato un genio della musica e acclamato, accanto ad Arturo Toscanini, come il maggiore della prima metà del secolo.
«È il momento di regolare i conti – spiega Masolino d'Amico, traduttore del testo – e la caccia ai sostenitori del caduto regime è in pieno svolgimento. Gli alleati hanno bisogno di prede illustri, di casi esemplari che diano risonanza all’iniziativa.»
[…]
«Furtwängler non era stato nazista, e anzi non aveva nascosto di detestare le politiche del Terzo Reich; era anche riuscito a non prendere mai la tessera del partito.
«Ma nel buio periodo dell’esodo di molti illustri intellettuali che avevano preferito trasferirsi all’estero piuttosto che continuare a lavorare in condizioni opprimenti, era rimasto in patria, e aveva svolto la sua attività in condizioni privilegiate.
«Aveva scelto, in tempi durissimi, di tenere accesa la fiaccola dell’arte e della cultura, convinto che questa non abbia connotazione politica.»
Consapevoli del fascino che il grande artista esercita su tante persone, i vincitori affidano l’indagine ad un maggiore dell’esercito che detesta la musica classica; un plebeo che disprezza le sdolcinatezze borghesi; un americano convinto nell’eguaglianza di tutti gli uomini sia nei diritti sia nelle responsabilità.
«Il caso – commenta Masolino d'Amico – suscita interrogativi che nessuna formula sembra aver risolto ancora oggi, e assai modernamente l’autore non propone risposte, ma sollecita ogni spettatore a dare la sua.
«Con un regime infame non si deve collaborare, questo è ovvio. Ma svolgere un’attività artistica equivale a collaborare?
«Per qualcuno, sì: si contribuisce a dare un’immagine positiva di un Paese che invece è marcio. Per qualcun altro, no: se mostri l’arte, la bellezza, ai tuoi concittadini per quanto oppressi, aiuti a tener vivo in loro qualcosa che un giorno potrebbe aiutarli a riprendersi.»
Lo scontro tra due avversari così diversi e così poco disposti a capirsi, ciascuno dei quali è convinto delle proprie ragioni, offre teatralmente quello che nella boxe è considerato il match ideale tra il picchiatore – il maggiore Arnold – che ha il volto e la voce di Luca Zingaretti, e lo schermidore – il Maestro Furtwängler – il personaggio interpretato da Massimo de Francovich.
Accanto a loro saranno in scena Paolo Briguglia, Gianluigi Fogacci, Francesca Ciocchetti e Caterina Gramaglia. Le scene sono di Andrè Benaim, i costumi di Chiara Ferrantini, il disegno delle luci di Pasquale Mari.
Conosciuto da grande pubblico soprattutto per i ripetuti successi televisivi, Luca Zingaretti ha al proprio attivo una carriera teatrale di grande spessore.
Diplomato all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica di Roma, ha lavorato in teatro con alcuni dei maggiori registi italiani (Luca Ronconi, Marco Mattolini, Sandro Sequi, Piero Maccarinelli) e, nel cinema, con Giuliano Montaldo, Paolo e Vittorio Taviani, Roberto Faenza, Pupi Avati.
Anche Massimo De Francovich è senz'altro da considerare fra i maggiori protagonisti della scena teatrale e cinematografica italiana.
Nel corso di una luminosa carriera che lo vede attivo da ormai oltre cinquant'anni (ha esordito nel 1957 al fianco di Vittorio Gassaman), ha ottenuto alcuni riconoscimenti di grande prestigio: Premio UBU, Premio internazionale “Ennio Flaiano” e Premio “Salvo Randone” per il teatro.
È fra gli interpreti (Egidio) del film La grande bellezza di Paolo Sorrentino, candidato all'Oscar quale miglior film straniero.
Nato in Sudafrica a Città del Capo, Ronald Harwood si trasferì a Londra nel 1951 all'età di diciassette anni e, dopo una breve esperienza di attore in una compagnia shakespeariana, iniziò l'attività di drammaturgo.
Fra i suoi lavori teatrali più fortunati si ricorda The Dresser - Servo di scena, rappresentato a Trento lo scorso anno nell'interpretazione di Franco Branciaroli.
Attivo anche nel cinema, ha vinto nel 2003 l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale per il film Il pianista di Roman Polanski.
«Ronald Harwood – ricorda ancora Masolino d'Amico – è contemporaneamente ebreo, appassionato di musica (ha scritto una commedia su Mahler, un romanzo su César Franck) e sudafricano: in grado quindi sia di guardare il contegno di Furtwängler con gli occhi critici di una delle vittime, sia la tracotanza del filisteo maggiore Arnold con quelli di qualcuno per cui l’arte sia un bene supremo e irrinunciabile, sia l’atteggiamento dei vincitori dalla prospettiva di uno di loro ma che non è coinvolto come loro.»
«La torre d’avorio» debuttò a Londra nel 1995 per la regia di Harold Pinter e fu ripresa a New York e in molte altre città. Il titolo originale è Taking sides, che significa letteralmente schierarsi.
Proponendo di renderlo come «La torre d’avorio» si è voluto alludere a quella condizione di orgoglioso isolamento che l’artista crede, forse a torto, di potersi sempre permettere.
Giovedì 23 e venerdì 24 gennaio il sipario del Teatro Sociale si alzerà alle 20,30. Sabato 11 l'inizio dello spettacolo è previsto invece per le ore 21, mentre domenica 12 è in programma alle ore 16,00 la recita pomeridiana.