Gauguin e gli Impressionisti a Padova – Di Daniela Larentis
Capolavori della Collezione Ordrupgaard sono visitabili fino al 27 gennaio 2019 nell’affascinante cornice di Palazzo Zabarella, in pieno centro
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Padova sta ospitando dallo scorso 29 settembre una bellissima esposizione nella splendida cornice di Palazzo Zabarella, in pieno centro, visitabile fino al 27 gennaio 2019.
La mostra intitolata «Gauguin e gli Impressionisti. Capolavori dalla collezione Ordrupgaard», a cura di Anne-Birgitte Fonsmark e Fernando Mazzocca, propone in esclusiva per l’Italia una delle più belle raccolte europee di arte impressionista, capolavori assoluti dei maggiori esponenti di questo movimento, nonché dei celebri maestri che lo hanno preceduto e seguito: Corot, Courbet, Sisley, Pissarro, Degas, Manet, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Cézanne, Gauguin, Matisse.
Dopo essere stata al Musée Jacquemart-André di Parigi, e alla National Gallery of Canada, ha raggiunto il nostro Paese per dirigersi nel 2019 in una sede svizzera e successivamente a Praga, prima di rientrare definitivamente all’Ordrupgaard Museum, a nord di Copenaghen.
Ad affiancare Fondazione Bano e il Comune di Padova nella realizzazione di questo straordinario evento espositivo, alcuni sponsor, primo fra tutti Credit Suisse ed altri, come Gruppo Despar/Eurospar/Interspar, AcegasApsAmga, EstEnergy e Dab Pump.
La Collezione proveniente dal Museo danese di Ordrupgaard è stata creata agli inizi del Novecento dal banchiere, assicuratore, Consigliere di Stato e filantropo Wilhelm Hansen e dalla moglie Henny.
Claude Monet, Marina a Le Havre, 1866 ca.
Hansen, che sino ad allora aveva collezionato solo pittura danese, fu affascinato dalla nuova pittura francese in occasione del suo primo viaggio d’affari a Parigi nel 1893, a cui seguirono visite al Salon, alle gallerie e ai musei, frequentazioni che lo portarono a maturare nel 1915 il progetto di dare vita a una collezione di arte francese all’altezza della sua collezione danese.
In pochi anni riuscì infatti a crearne una straordinaria, grazie anche ai consigli di uno dei più importanti critici d’arte dell’epoca, Théodore Duret.
Per finanziare l’acquisto delle opere Hansen creò un Consorzio nel quale furono coinvolti amici facoltosi, fece costruire una nuova Galleria per ospitare la Collezione, dove, settimanalmente, i visitatori potevano ammirare centinaia di opere.
Nel ’22 quella che a quel tempo era la più grande banca privata del paese, la banca danese degli agricoltori (la Landmandsbanken), fallì trascinando nel suo fallimento anche Hansen, il quale per evitare il tracollo decise di svendere i suoi quadri francesi.
Una volta riacquistata la stabilità finanziaria, la decisione di ricostituire la Collezione (venne riaperta nel 1925, anche se non più accessibile al pubblico).
Fra le nuove acquisizioni ricordiamo il «Ritratto di George Sand» di Delacroix, ma anche capolavori assoluti di Monet, come il dipinto intitolato «Marina a Le Havre», inoltre opere di Courbet, Degas.
La raccolta, completata nel 1931 con l’acquisto di un pastello di Degas, dopo la morte di Hansen, è stata donata dalla moglie allo Stato danese.
Claude Monet, Il Ponte di Waterloo, nuvoloso, 1903, Eugène Boudin, Il molo a Trouville, 1867.
A proposito del citato ritratto di Delacroix, George Sand era lo pseudonimo di una famosa scrittrice e drammaturga francese, Amantine Aurore Lucile Dupin, al tempo compagna di Chopin (i due erano entrambi amici intimi di Delacroix,); l’olio su tela esposto a Padova è il ritaglio di un’opera più estesa, in cui appariva anche il celebre musicista intento a suonare il pianoforte, poi divisa in due parti distinte (il solo ritratto di Chopin è custodito a Louvre, Parigi, mentre quello della Sand rientra nelle collezioni dell’Ordrupgaard Museum).
Tra le varie opere esposte, «Alberi blu. Verrà il tuo turno, bellezza» (1888) di Paul Gauguin, un’opera fortemente ispirata da Vincent van Gogh nel periodo trascorso insieme nella Casa gialla di Arles.
Nello scenario di tinte brillanti sembrano quasi perdersi i due personaggi seminascosti dietro i fusti delle piante. Leggiamo nel catalogo che accompagna la mostra (Guide Marsilio, pag. 39).
«Un consiglio, non dipingete troppo dalla natura. L’arte è un’astrazione, prendetela dalla natura sognando al suo cospetto» con queste parole nel 1888 Paul Gauguin iniziò una discussione con gli amici Émile Schuffenecker, Émile Bernard e Vincent van Gogh, spinto dall’intenso desiderio di ampliare le possibilità espressive della propria arte oltre la semplice registrazione del visibile.
Fin dagli esordi alla settima mostra degli impressionisti, Gauguin aveva già intrapreso una nuova ricerca personale che tendeva alla fusione tra pittura, musica e sogno, ovvero tra sensi e immaginazione.
Gauguin si allontanò dalla Francia, iniziando un’avventura che dalla Bretagna lo portò fino alla Martinica e a Tahiti. Fu proprio nel 1891 che, lasciata l’Europa, si diresse in Polinesia per immergersi in una natura splendida e incontaminata, lasciandoci a testimonianza di quella sua nuova vita gli splendidi capolavori che noi tutti conosciamo.
Daniela Larentis – [email protected]