Un’opera d’arte unica, l’Arazzo di Bayeux – Di Daniela Larentis
Si trova in Normandia, Francia: ogni anno attira centinaia di migliaia di visitatori
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Il nostro consiglio, a chi dovesse recarsi in Normandia, magari a vedere con i propri occhi i luoghi dove si sono giocati non troppi anni fa i destini d’Europa (le spiagge dello Sbarco, stiamo alludendo agli eventi risalenti all’estate del 1944, fra giugno e agosto), è quello di andare a visitare la bellissima città di Bayeux, prima città francese ad essere liberata dopo il D-Day, rimasta praticamente indenne dalla furia della seconda guerra mondiale.
Una città che fu teatro, quasi nove secoli prima, di un’altra celeberrima invasione, quella normanna dell’Inghilterra, evento testimoniato dal tessuto ricamato più famoso del mondo.
Ognuno ne avrà certamente sentito parlare, la sua immagine si trova in pressoché tutti i libri scolastici sul periodo medievale, a riguardo sono stati scritti fiumi di articoli e una montagna di libri.
Un conto, tuttavia, è osservare un’immagine racchiusa dentro le pagine di un volume e un altro è ammirare dal vivo un documento storico tanto celebre quanto straordinario (più di 600 i personaggi ritratti, oltre 200 cavalli, 40 navi, poco meno di una quarantina di edifici, tanto per rendere l’idea, più una moltitudine di dettagli che rivelano vari aspetti della vita del XI secolo).
Noi siamo andati a vederlo ed è stata una vera emozione trovarsi di fronte a tanta bellezza.
Pare che l’arazzo sia stato eseguito non troppo tempo dopo la conquista dell’Inghilterra del 1066 per mano di Guglielmo, duca di Normandia.
Il termine «arazzo», tuttavia, è improprio, in quanto l’immagine non è tessuta, come viene spiegato in una guida dedicata al prezioso manufatto scritta da L. Musset, professore all’Università di Caen («L’Arazzo di Bayeux» - Ed. Artaud Frères), che evidenzia quanto esso sia in realtà un ricamo eseguito su una tela in lino con lane di colori diversi.
Lungo una settantina di metri e alto una cinquantina di centimetri (sono più o meno otto strisce di tela di lino finissima cucite nel XVIII secolo su un’altra tela di lino più larga e spessa, ogni scena è numerata), questo capolavoro unico al mondo rappresenta grandi operazioni militari in maniera efficacissima (la battaglia di Hastings ed eventi precedenti), quasi fosse una sorta di antico fumetto.
I livelli di intervento sarebbero molteplici, contrariamente a ciò che suggerisce una famosa leggenda risalente al XVIII secolo, secondo cui sarebbe stata niente meno che la regina Matilde, moglie di Guglielmo il Conquistatore, l’ideatrice o l’esecutrice di tale splendore.
Si dice che lo abbia, invece, commissionato il vescovo di Bayeux Oddone di Conteville, fratellastro di Guglielmo il Conquistatore, in occasione della consacrazione della cattedrale di Bayeux avvenuta nel 1077; l’autore del disegno d’insieme pare sia stato un Inglese («non ignorava – leggiamo nel capitolo dedicato agli autori dell’Arazzo - lo stile tradizionale del suo tempo ed è stato recentemente dimostrato che si era spesso ispirato ai manoscritti eseguiti all’inizio del sec. XI a Canterbury […]»).
Sarebbe il frutto, infine, del lavoro di molti ricamatori o ricamatrici, i quali dovettero lavorare lunghi mesi: sono state infatti distinte mani diverse, come è plausibile del resto supporre.
Abbiamo trovato particolarmente interessante una considerazione contenuta nelle prime pagine dell’esaustiva pubblicazione.
Scrive Musset (pag.8): «Contrariamente all’impressione dello spettatore moderno (che era anche quella del redattore dell’inventario del 1476: parla di ricamo d’immagini e scritte facenti rappresentazione della conquista dell’Inghilterra), il vero soggetto dell’Arazzo non è la vittoria del conquistatore e la conquista dell’Inghilterra: un tema così puramente profano non sarebbe stato al suo posto in una cattedrale e non sarebbe quindi stato assolutamente necessario far cominciare il racconto nel 1064.
«L’intenzione è stata prima di tutto e soprattutto d’illustrare l’idea – molto religiosa, infatti – che uno spergiuro, dopo un giuramento prestato sopra reliquie, implicava ineluttabilmente le peggiori conseguenze per il colpevole e per i suoi. Bisognava quindi risalire fino al giuramento di Aroldo, e bastava mandar avanti il racconto fino alla morte del peccatore, al castigo che illustra l’onnipotenza di Dio.
«La presenza dell’Arazzo nella cattedrale di Bayeux si giustificava così perfettamente: il giuramento, radice di tutto il dramma, era stato prestato sopra reliquie di cui quella chiesa aveva la custodia, almeno secondo ciò che afferma il nostro ricamo (altri racconti, è vero, lo situano a Bonneville-sur-Touques o a Rouen)». Così evidenzia il professore, aggiungendo che il tema dell’Arazzo, prima di tutto morale, spiega che «fatti essenziali per la vera comprensione degli avvenimenti politici e militari del 1066 siano passati sotto silenzio: tutto è ricondotto allo svolgimento lineare di un disegno provvidenziale.»
Aggiunge, poi: «Nulla è detto, né degli intrighi di Tosti, fratello nemico di Aroldo, né dell’intervento del re norvegese Aroldo Il Severo.
«Non si evocano né le origini dei diritti di Guglielmo alla corona inglese, né l’adesione ai Normanni di una parte dei capi inglesi, e nemmeno, senza dubbio, l’incoronazione a Westminster del 25 dicembre 1066, tutte cose ben note nelle cronache, ma inutili per illustrare l’idea del disegnatore.
«Evidentemente ciò non significa che l’Arazzo non abbia cercato di esaltare la vittoria di Hastings ed i suoi artefici, il duca Guglielmo e i suoi fratellastri, il vescovo Oddone e il conte Roberto. Ma ciò è stato fatto con una riserva notevole […].»
Un arazzo, questo, che è rimasto integro per quasi mille anni, un vero miracolo se si considerano i diversi incendi che si sono verificati nella cattedrale dove era conservato.
Alcuni dicono che sia tuttora avvolto dal mistero; sembra infatti che nonostante sia ancora oggi oggetto di innumerevoli studi, gli storici non sappiano bene ancora decifrare alcuni simboli criptici contenuti nelle immagini raffigurate.
Daniela Larentis - [email protected]