«Intrecci di umanità fra le fatiche incontrate e le risposte offerte»
Sintesi dell’VIII rapporto dei servizi di Caritas e Fondazione comunità solidale
E' intitolato «Intrecci di umanità: fra le fatiche incontrate e le risposte offerte» l'ottavo rapporto (dati 2013) dei servizi di Caritas diocesana di Trento e Fondazione Comunità Solidale.
L'intento è andare oltre i dati, raccontando un difficile presente ma cercando anche di filtrarlo con quell’umanità e quella prossimità che quotidianamente si tenta di offrire promuovendo prima di tutto relazioni.
Anche se la situazione attuale spinge a essere consapevoli delle problematiche – affermano i curatori – è fondamentale proporsi con uno sguardo di fiducia che possa rasserenare quanti vengono accompagnati per un tratto di strada.
Delle otto edizioni del Rapporto Caritas e FCS, quattro sono state pubblicate in una particolare situazione di crisi economica.
Gli anni trascorsi e le problematiche che si sono succedute hanno ulteriormente peggiorato la situazione di molte persone che già si trovavano in stato di precarietà e hanno aggravato la condizione di molte famiglie che invece si trovano ad affrontare tali difficoltà per la prima volta.
Fra le nuove criticità, la più rilevante è la precarietà abitativa riscontrata in molte situazioni.
I servizi Caritas
Gli utenti dei servizi della Caritas diocesana di Trento sono persone che tendono a nascondere con imbarazzo le difficoltà economiche alle quali devono far fronte e che si scontrano per la prima volta con il mondo delle povertà.
Nel 2013 gli utenti italiani – 1.031; nel 2009 erano 632 – sono aumentati del 17% rispetto al 2012.
Complessivamente, le persone incontrate sono state 3.770, con un aumento del 2%.
Nel corso del 2013 si è verificato, inoltre, un aumento delle richieste pari al 26% rispetto al 2012, arrivando a toccare le 27.618 domande.
Le principali richieste riguardano nell'ordine alimentari, ascolto/accompagnamento, vestiario e sussidi/finanziamento.
Preoccupanti sono alcuni tratti distintivi delle persone emersi dall’analisi dei dati: sul totale degli utenti dei quali è stata rilevata la tipologia di situazione occupazionale, l’assenza di un’entrata personale è fortemente presente sia fra gli italiani che fra gli stranieri.
Per i primi è pari al 69%, mentre per isecondi sale al 78%.
Sono uomini al limite della depressione, sbalzati da una vita sul luogo di lavoro ad una vita casalinga priva di rapporti sociali; sono donne che spesso si immettono per la prima volta sul mercato del lavoro per compensare il brusco calo delle entrate familiari.
Accanto al lavoro, anche la casa diventa fonte di preoccupazione: una significativa fetta delle persone delle quali si conosce la tipologia abitativa, pari al 33%, vive una situazione di precarietà caratterizzata da condizioni abitative incerte (ospitalità, affitto di un posto letto, case di accoglienza).
Tale percentuale non è esaustiva e rappresentativa di tutte le complessità dell’abitare incontrate nei Centri di Ascolto: il 12% delle persone vive in una condizione indicata come «altro» che identifica un insieme di realtà non ricollegabili direttamente alla precarietà ma indicative comunque di un abitare inerente ad una zona «grigia» (ad esempio chi vive in roulotte o in appartamenti protetti).
I servizi di Fondazione Comunità Solidale
Insieme ai servizi di Caritas, e strettamente collegate ad essa, vi sono le attività della Fondazione Comunità Solidale, ente diocesano che attraverso i propri diversi servizi incontra sul territorio di Trento e Rovereto le persone italiane e straniere con problematiche di marginalità e di povertà.
Le persone incontrate da FCS nel 2013 sono state 2.246, fra servizi «di aggancio», servizi di pronta accoglienza, servizi di accompagnamento sociale e servizi di accompagnamento all'abitare.
Sono due gli elementi sui quali occorre puntare l’attenzione: l’età delle persone incontrate, spostata in molti casi verso le fasce medio-alte e, fortemente intrecciata all’età, la difficoltà per molti a trovare un lavoro di breve o lungo termine.
Ciò implica una difficoltà oggettiva di uscire dalla situazione di impoverimento vissuta; purtroppo la marginalità implica spesso una catena di cause ed effetti che conducono frequentemente ad un ulteriore aggravamento della situazione con una possibile caduta nelle dipendenze e con possibili ripercussioni di carattere psichico.
Pertanto si prolunga la media di pernottamento nelle Case di Accoglienza, complicando la possibilità di far evolvere l’autonomia delle persone.
Progetto Ridare speranza
Nell’avvicinarsi alle persone in difficoltà – sottolineano i curatori del Rapporto – non bisogna però dimenticare che, accanto ai dati preoccupanti, è importante saper leggere e custodire come fonte di cambiamento alcuni eventi e segni positivi.
Il progetto «Ridare Speranza», attivato nel corso del 2013, ne è un chiaro esempio: l'iniziativa ha accompagnato e aiutato oltre venti persone, alcune delle quali sono poi riuscite a reinserirsi nel mondo del lavoro.
Come non va trascurata la costante e preziosa opera dei volontari che quotidianamente incontrano le persone offrendo loro aiuto e ascolto.