Vademecum delle feste Vigiliane/ 3
Le «tonche». L'origine e le motivazioni dal 1986 al 2008
Un tempo lontano i bestemmiatori,
secondo una consuetudine quanto mai singolare che la storia
popolare ci ha tramandato, venivano immersi nelle gelide acque
dell' Adige imprigionati in una gabbia e recuperati dopo aver
espiato i loro peccati. La punizione, chiamata «tonca» dal trentino
«toncare» che significa appunto immergere, veniva eseguita
dall'alto della Torre Verde, alla cui base allora passava il fiume.
A seconda della gravità del peccato, i condannati venivano immersi
una o più volte.
Nella riedizione moderna delle Feste Vigiliane questa antica usanza
è stata ripresa per mettere alla berlina noti personaggi trentini
che si sono contraddistinti per episodi, oggetto di ilarità e
sagaci critiche da parte della popolazione. Ma nell'Adige non
finiscono evidentemente costoro, perché pur sempre di una burla si
tratta, ma di un figurante che stoicamente sfida i rigori del
freddo per rendere più verosimile la tonca e divertire il pubblico
che segue numeroso.
In tempi più recenti lo spettacolo della punizione, che si effettua
al termine della disputa del Palio dell'Oca, è preceduta di qualche
giorno dal "Gran Tribunale de Penitenza" durante il quale vengono
raccolte le prove per i malcapitati destinati alla tonca. Davanti
al Giudice supremo sfilano i personaggi che si sono distinti nel
corso dell'anno per i loro "misfatti". L'accusa e la difesa si
misurano in scontri verbali con battute salaci che strappano sane e
lunghe risate al pubblico assiepato in piazza. Conclusa la fase
dibattimentale, il Giudice supremo avrà tempo tutto il tempo per
decidere chi portare alla tonca.
Il malcapitato figurante, che impersona i condannati, scortato dai
giannizzeri viene portato su un carro sino al ponte di San Lorenzo
per l'esecuzione della pena. Sulla riva dell'Adige dall'alto di una
torre, appositamente realizzata per l'occasione e che ricorda Torre
Verde, il giudice legge la sentenza e fa eseguire la condanna. Il
pubblico solo allora conoscerà i colpevoli.
1986 - La prima tonca viene tenuta a battesimo da Andrea Castelli,
attore, giornalista e comico che prende di mira "l'omo trentin" che
viene condannato per tre motivi. In primo luogo per le bestemmie
che lancia per il traffico automobilistico, poi perché si lamenta
per l'arredo urbano e infine per il suo carattere burbero: si
lamenta sempre senza dare nulla in cambio.
1987 - Castelli continua a prendersela con i Trentini. Questa volta
è «l'homo serio» a finire nell'Adige. Alla Trento turistica che
sorride, come vantava il detto dell'Azienda di turismo di allora,
fa da contrappunto il trentino sempre corrucciato, cisposo; lui si
crede un'aquila ed invece è un gallinaccio e quando viene richiesto
di un'informazione turistica si ritira nelle spalle. Toncato anche
«l'homo grosta», nemico ferocissimo del detto di cui sopra. Quando
sono venuti gli alpini ha messo in salvo prima gli ori, poi la
sposa e si è ritirato in montagna per tre giorni .
1988- Nell'Adige finisce Rovereto per la sua arroganza perché ama
definirsi «L'Atene del Trentino», ma anche perché che dopo la sede
del museo voleva accaparrarsi anche quella dell'enoteca. Ma quello
che dà più fastidio a Castelli è il modo di parlare dei roveretani
che invece di «domenega passada» dicono «domenica passaa» e «fasoi»
e «ovi» con la «o» chiusa.
1989 - Andrea Castelli spiega che quest'anno non verrà punito l'«homo trentinus grusa», bensì colui che si nasconde dietro l'affare del Mulino Vittoria. Nell'Agi viene toncato anche il trentino menefreghista, l'inquinatore che senza rimorsi sporca aria, terra e acqua.
1990 - Tornano di scena i
bestemmiatori. Per primi Castelli punisce quelli che bestemmiano
trovando ancora piazza Fiera per la costruzione del parcheggio
sotterraneo, che si protrae ormai da due anni ed i lavori sono in
ritardo. Quindi nel fiume finiscono quelli che imprecano vedendo
piazza Duomo piena di scavi, ferri e tubi.
1991 - Il comico trentino riserva i suoi strali ancora per i
«Trentini. Questa volta viene preso di mira il trentino benpensante
che si scandalizza quando vede una donna nuda. La tonca viene
presentata con una carica di comicità interrotta dagli applausi del
pubblico.
1992 - Castelli riprende il discorso del traffico, ma primo di
tutti a finire nel fiume è l'«homo sapiens sapiens, però nol digo».
Quindi è la volta dell'Atesina rea di voler far usare gli autobus
alla gente, ma che fa corse solo ogni mezzora". Infine tocca
all'assessore comunale Vanni Ceola che aveva assicurato di
risolvere il problema del traffico in città senza riuscirci.
Punizione anche per le invettive contro l'«homo sfrugnatombini» e
l' «homo tangentialis».
1993 - È il tempo di Tangentopoli e Castelli intende «resentar el
brodek e el grep» che hanno infangato il Trentino e l'Italia, ma
attenzione ai censori dell'ultima ora perché - dice, ma in
vernacolo - ora sono tutti capaci anche quelli che fino a mezzora
prima a costoro avevano pulito le scarpe con la lingua. Così lo
schifo viene sciacquato nell'Adige: ladronie, greste, piaceri,
buste grandi e piccole. Toncati anche gli autori del modello 740,
per il sindacalista trentino contrario all'apertura dei negozi di
domenica.
1994 - Andrea Castelli viene avvisato troppo tardi e lui affida il
compito della stesura del testo della tonca al padre Silvio, noto
commediografo, che però è in ferie. E così la tonca non si può
fare, ma i due presentatori non si perdono d'animo e si affidano
alla coscienza dei trentini, che sono invitatio a fare una tonca
privata, della serie: «toncheria en l'Ades me suocera e el me
capuficio».
1995 - Dopo la vittoria di Lorenzo Dellai alle elezioni del 1993
Andrea Castelli «punisce» il consigliere provinciale Sergio Divina
che viene immerso nell'Adige con il suo telefonino e la sua
cravatta per «calmarghe l'ira furibonda». Divina è colpevole per
aver ricordato una citazione di Mussolini che nel 1910 disse:
Trentini «cani ringhiosi, ma impotenti e leccanti il bastone
tedesco». «Bisogna dir - ricorda Castelli - che la fat marcia
'ndrio come se convien a 'n politico che la fat 'na monada».
1996 - Dopo una stoccata contro chi lascia morire la Televisione
delle Alpi (Tva) e un'altra a Tone Valeruz, protagonista di imprese
estreme, che è sceso con gli sci dal Cervino in smoking, dà ordine
ai giannizzeri di toncare il bi-assessore (in Provincia e in
Regione) Nerio Giovanazzi per i rifiuti nonesi alla Vela,
rimpallati tra la Val di Non e Trento.
1997 - Il gran cerimoniere condanna alla tonca Francesco Romano,
vicepresidente del Consiglio provinciale, per una querela contro di
lui ma poi ritirata (allora non si sapeva, ndr). Ma con lui
nell'Adige è finita tutta la classe politica. Nelle gelide acque
del fiume è andato anche il Teatro Sociale chiuso da 17 anni «e
chissà ancora per quanto tempo», commenta,
1998 - L'anno successivo Castelli si «autotonca» per aver criticato
i politici ed eccone i motivi. La Lega Nord. Nonostante questa
autocritica spiega i motivi perché li aveva derisi e perché questa
volta spetta a lui finire nell'Adige. La Lega Nord per aver chiesto
di introdurre l'esame di dialetto trentino. Francesco Moser (allora
consigliere provinciale, ndr) era stato ripreso da Castelli per le
sue idee sulle funivie nel Gruppo di Brenta e gli aveva detto di
non fare il prepotente, e poi ironizza sul fatto che non è colpa
nostra se non siamo tutti campioni. Infine si «autotonca» per aver
preso in giro il vicepresidente della Regione Franco Tretter che ha
fatto il saluto militare agli Schützen, lui che è civile mentre
loro non sono militari.
1999 - La stesura della tonca è affidata al giornalista Danilo
Fenner, mentre Paolo Frizzi (detto «Vergogna») e Bruno Vanzo
(«Rafanass»), due attori del teatro dialettale trentino,
interpretano i banditori. In acqua finiscono il trentino medio che
rappresenta tutti gli elettori che votano amministratori incapaci.
L'elenco sarebbe lungo, inutile parlare di Tretter (l'è come
sbarrar sulla Croce Rossa) o di Reinhold Messner, anche se non è
trentino, l'ambientalista che fa la pubblicità ad un fucile da
caccia. Toncato anche il «trentino ignoto» colpevole di aver dato
il voto a «'na manega de embalsamadi, de collezionisti de orologi,
de esperti vinicoli e de ciclisti».
2000 - Ritorna Andrea Castelli che prende in giro i politici, i
quali vogliono farci credere che se guadagnano loro, guadagnamo
tutti; «se guadagna lori l'è sviluppo, reste poreti e anca
ignoranti». Alla fine alla penitenza nell'Adige è condannato il
presidente Lorenzo Dellai che improvvisamente ha incominciato a
parlare di Valdastico. «El partito dei taccuini forti - avverte
Castelli - el re de denari, la Valdastico l'ha za decisa; adess e
deve far finta de discuterne».
2001 - Il giudice Castelli affronta la contestata proposta di un
impianto sciistico in val Giumela ed accusa la Provincia di non dar
corso alla direttiva europea che prevede in questa valle
l'istituzione di una zona di conservazione speciale. I lavori
pregiudicheranno la sopravvivenza di un'erba rarissima: la
botrychium simplex. Nell'Adige vengono immersi tutta la giunta
provinciale, l'assessore all'ambiente Iva Berasi e l'opposizione
accusata di non andare mai d'accordo e di non sorvegliare l'operato
della giunta.
2002 - Gli strali di Andrea Castelli vanno al «caso» Mosca e ai
giornalisti. Il primo caso riguarda i soldi (11 mila dollari)
sequestrati all'aeroporto sulla via del ritorno al funzionario
regionale Davide Zaffi che accompagnava in missione il
vicepresidente della giunta regionale Tarcisio Grandi.
All'esponente politico va la tonca massima perché tornò in Italia
da solo affermando di «non aver visto nulla, di non sapere di non
avere idea». I giornalisti sono toncati perché con la scusa della
privacy non hanno pubblicato i nomi dei 107 evasori totali.
2003 - Autore del testo della tonca è pur sempre Andrea Castelli
che tuttavia a sorpresa (era in ferie) affida il compito della
lettura al giovane Antonio Caldonazzi. Ancora un'altra volta nelle
acque dell'Adige finiscono i leghisti. Il segretario del partito
Denis Bertolini è punito per aver criticato il prolungamento della
ferrovia Trento - Malé, mentre Enzo Boso e Sergio Divina per aver
proposto vagoni separati per gli immigrati.
2004 - Da quest'anno la decisione di decidere i condannati spetterà
al comico e cabarettista roveretano Lucio Gardin. Primo nell'Adige
finisce l'assessore all'artigianato Franco Panizza perché in un
periodo di grossi problemi si è preoccupato di proporre la modifica
all'Inno del Trentino. Poi tocca al presidente del consiglio
provinciale Giacomo Bezzi per i viaggi ritenuti spesso inutili e
per aver assunto all'ufficio stampa una dipendente della sua
società.. Infine tutti i consiglieri provinciali che avevano
promesso di rinunciare ai privilegi.
2005 - Il comico roveretano Gardin se la prende con il funzionario
provinciale che in cambio di una lavatrice ha favorito l'appalto a
una ditta. Nell'Adige è poi finito l'inceneritore, sebbene la pena
fosse toccata a tutti noi che per anni abbiamo fatto scempio dei
rifiuti. Condannato anche il consigliere provinciale Giorgio Vigano
che, nonostante il suo reddito, abitava in una casa Itea. Infine
«toncato» anche il patron della squadra di pallavolo Itas Diatec,
Diego Mosna, come risultato dal sondaggio promosso dal giornale
«L'Adige». E Gardin così conclude: «Bene. La Tonca è finita…andate
in Pacher. Rendiamo grazie a Dellai!!!»
2006 - Lucio Gardin aveva punito tre personaggi politici, mentre
altri si è limitato a metterli alla berlina, come il
sottosegretario Massimo Tononi, un incarico meritato «perché l'è
dal '93 che el ghe sta drio a Prodi…Ance quando el va en bici»,
oppure all'assessore comunale Andrea Rudari che per tenere pulita
la città avrebbe addirittura insegnato «ai pizzoni a volar a dorso
per non sporcar i monumenti…» Nelle acque dell'Adige invece sono
finiti l'on. Giacomo Bezzi, non nuovo a questa esperienza, per non
essersi dimesso da presidente del Consiglio provinciale nel
candidarsi a deputato, l'assessore provinciale ed ora presidente
dell' autostrada del Brennero Silvano Grisenti, intercettato
telefonicamente a parlare con i sindaci amici e, non poteva
mancare, il presidente della Provincia Lorenzo Dellai per la
delibera che assegnava contributi agli enti locali e alle
parrocchie due settimane prima delle elezioni.
2007 - Il giudice Lucio Gardin non ha avuto dubbi: ad essere
toncati nelle gelide acque dell'Adige sono stati i vertici della
sanità trentina - il direttore generale dell'Azienda sanitaria
Carlo Favaretti e l'assessore provinciale Remo Andreolli - e il
presidente di Trentino Trasporti Vanni Ceola. Nel primo caso il
duo-sanitario è stato punito per il caso Piscioli e per i troppi
cittadini che emigrano in altre regioni per curarsi. Il presidente
della società dei trasporti «condannato» per i 5 milioni di deficit
accumulati l'anno precedente.