«Pensioni, si riconosca il lavoro gravoso negli impianti a fune»

Richiesta unitaria dei sindacati del settore di Trentino Alto Adige Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta

E' ripreso in questi giorni il confronto sulle pensioni tra governo e sindacati, sulla base del verbale d'intesa siglato da Cgil Cisl Uil con l'esecutivo lo scorso 28 settembre.
Il dibattito, con molta probabilità, entrerà nel concreto nei prossimi incontri.
Per questa ragione in questi giorni si è intensificata la pressione dei sindacati del comparto fune per arrivare a comprendere tra le mansioni gravose anche quelle svolte da chi lavora sugli impianti.
Per i lavoratori vorrebbe dire andare in pensione con 41 anni di servizio invece che gli attuali 42 anni e 10 mesi, senza penalizzazione economica.
 
A patto che abbiano lavorato almeno 12 mesi prima del 19simo anno di età.
L'iniziativa è condotta unitariamente dai sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Savt e coinvolge non solo il Trentino, ma anche l'Alto Adige, la Valle d'Aosta, il Piemonte e la Lombardia.
«Il problema dell'età per questi lavoratori esiste – spiega Stefano Montani segretario della Filt trentina -. Operare ad altitudini elevate e in condizioni meteo disagiate, spesso diversi gradi sotto lo zero, mette a dura prova il fisico e la salute di quanti operano nel settore. E' difficile pensare che questa attività si possa svolgere tranquillamente per oltre quarant'anni, come per tanti altri lavori. Molti di questi addetti sono anche lavoratori precoci, avendo cominciato ad operare da giovanissimi.»
La questione è stata posta all'attenzione delle segreterie nazionali perché portino l'istanza sul tavolo del confronto con l'esecutivo.
 
I sindacati regionali si sono mossi anche sul piano parlamentare.
A metà ottobre Filt del Trentino ha inviato una dettagliata relazione all'onorevole Luisa Gnecchi, membro della Commissione Lavoro, sulle caratteristiche delle mansioni e sui rischi per la salute.
Nel frattempo la questione è diventata oggetto di un emendamento presentato dagli onorevoli Lorenzo Dellai, Luisa Gnecchi e Rudi Marguerettaz.
«Terremo alta l'attenzione per arrivare al riconoscimento del lavoro gravoso per questi addetti. Auspichiamo, che pur nei margini ridotti imposti dalle esigue disponibilità economiche, ci sia lo spazio per arrivare a questa modifica», conclude Montani.