L’incontro coi lavoratori della Marangoni in Consiglio Provinciale

L’azienda ha respinto tutte le proposte dei sindacati e vuole licenziare 120 lavoratori

Numerosi consiglieri provinciali sia di maggioranza che di minoranza hanno partecipato insieme all’assessore Olivi all’incontro chiesto e ottenuto oggi in Regione, nella pausa dei lavori in aula, dai rappresentanti sindacali dei lavoratori della Marangoni, per sollecitare l’assemblea legislativa a prendere posizione sulla grave crisi dell’azienda di Rovereto.
Aprendo l'incontro il presidente del Consiglio provinciale Dorigatti ha sottolineato che il Consiglio tutto vuole prestare la massima attenzione al problema.
Dal confronto dei rappresentanti dei lavoratori con l’assessore e i consiglieri è scaturita la proposta, avanzata dal presidente Dorigatti, che la comunicazione e il dibattito previsti in aula sull’argomento si concluda con una Risoluzione da approvare possibilmente all’unanimità che si renda interprete della necessità di tornare al tavolo delle trattative e delle esigenze dei lavoratori.
 
 L’azienda ha respinto tutte le proposte dei sindacati e vuole licenziare 120 lavoratori 
Mura dei Cobas ha ricapitolato i fatti accaduti a partire dal gennaio scorso fino alla trattativa conclusasi 20 giorni orsono senza approdare a nulla a causa della totale chiusura dell’azienda a tutte le proposte avanzate dalle organizzazioni sindacali per evitare l'uscita di 120 dei 300 dipendenti della Marangoni.
L'azienda non ha mai presentato un piano industriale e l’'amministratore delegato ha annunciato il licenziamento dei lavoratori.
Per questo i sindacati hanno promosso la mobilitazione di 8 ore spalmate da ieri, martedì, fino a venerdì e chiedono ora l’intervento urgente dell'assessore, della Giunta e di tutto il Consiglio provinciale, vista la gravità della situazione.
 
La Marangoni, ha osservato Mura, non ha mantenuto gli impegni in particolare in materia di investimenti nella ricerca nonostante i finanziamenti che a questo scopo ha ricevuto.
Trattandosi di denaro pubblico Mura ha sollecitato il Consiglio a chiedere la riapertura del tavolo della trattativa perché i finanziamenti concessi all’azienda producano le ricadute attese sul piano occupazionale.
Ciurletti di Uiltec ha evidenziato che i lavoratori della Marangoni si sentono abbandonati dalla Giunta e dal Consiglio provinciale.
 
Il problema non riguarda solo i 120 esuberi ma anche i lavoratori che rimarranno in azienda, visto che la proprietà ha ribadito che non effettuerà altri investimenti.
Questo significherebbe trovarsi tra qualche mese o nel 2017 ad affrontare altri esuberi.
Il rischio è che a Rovereto rimanga solo il quartier generale dell'azienda.
Gli interventi effettuati dalla Provincia a sostegno dell’azienda sono a rischio perché la Marangoni punta oggi alla delocalizzazione.
Forte è il sospetto che aiuti della Provincia siano serviti a mettere in sicurezza l'azienda che ora cercherà il business all’estero, dove i costi sono inferiori.
Il pericolo, insomma, è che la Provincia favorisca iniziative imprenditoriali che hanno poi epiloghi in altre aree del mondo.
 
 Lo squilibrio tra finanziamenti pubblici e tutela delle maestranze  
Per Cerutti di Filcten Cgil l'impoverimento è ormai molto rapido e anche la vertenza Marangoni esige che si cerchino soluzioni positive. Dietro questi 120 lavoratori vi sono sia delle famiglie e che un indotto.
L'atteggiamento di netta chiusura dell'azienda rende urgente una mobilitazione del Consiglio provinciale perché riparta il confronto e si arrivi ad una svolta.
Ravelli della Femca Cisl ha sottolineato la grande preoccupazione delle maestranze e l'amarezza dei lavoratori che capiscono che il destino della Marangoni di Rovereto è segnato.
Bini della RSU ha stigmatizzato lo squilibrio tra i finanziamenti della Provincia e gli investimenti effettuati dall'azienda a tutela dei dipendenti.
La cui salvaguardia dovrebbe riguardare sia gli stipendi, già ridotti, sia un ambiente di lavoro trascurato negli ultimi anni fino alla vergogna.
«Noi lavoratori – ha lamentato – non abbiamo mai avuto l'appoggio dei politici.»
E l’azienda avvierà il 10 giugno la procedura di mobilità.
 
 L’assessore Olivi: disatteso l’impegno concordato con la Provincia 
L'assessore Olivi ha ricordato l'esigenza di ri-orientare le politiche pubbliche e che la Provincia ha già avviato un cambio di paradigma, come dimostrano i recenti accordi stipulati prefigurando ex ante gli impegni e le prospettive di ricaduta sul territorio di quella parte dell'investimento privato che il pubblico ha solo il compito di stimolare e non di sostituire.
A questo per Olivi servono i bilanci sociali e ambientali, perché la politica deve innescare un processo di recupero di valore economico e sociale delle aziende.
 
La vicenda Marangoni è anomala. Olivi ha riconosciuto che le problematiche evidenziate dai sindacati riflettono la realtà.
L’azienda l’anno scorso aveva firmato un documento che a fronte delle criticità doveva avviare un percorso che indicasse le alternative attraverso un piano industriale finalizzato al riposizionamento strategico e produttivo.
Impegno, questo, che è totalmente mancato, perché oggi «non si sa cosa sarà della Marangoni di Rovereto tra due, tre o cinque anni», ha osservato l’assessore.
Legittima e giusta è quindi per Olivi la richiesta, fatta propria anche dalla Provincia, di adottare oggi gli ammortizzatori sociali e la cassa integrazione ma soprattutto il contratto di solidarietà che altre aziende stanno utilizzando per cercare soluzioni al problema.
Per Olivi «sono saltate le relazioni industriali» perché non si sono cercare le vie per tornare a crescere con gli investimenti.
Qui il problema è l'assenza di una strategia e di una proposta della proprietà alle parti.
 
 Si torni al tavolo delle trattative 
Olivi ha richiamato l’attenzione sul fine dell’operazione di leasing promossa alcuni anni fa dalla Provincia, che nel 2009-2010 mirava ad affrontare la grave situazione del gruppo Marangoni attraverso un consolidamento finanziario favorito dall’ente pubblico in cambio del quale il sito di Rovereto doveva diventare non un quartier generale vuoto ma mantenere un forte valore anche produttivo.
Quell'operazione di leasing prefigurava la realizzazione di una “concentrazione competitiva” che ora, a fronte di una prospettiva di esuberi, viene meno.
Se l'azienda, ha proseguito l’assessore, ora sceglie il muro contro muro e lo svuotamento progressivo delle funzioni produttive non portando a Rovereto attività sparse altrove, vi sono tutte le condizioni per aprire con la Marangoni un tavolo in cui la Provincia evidenzierà come quell’accordo sia stato disatteso.
La Provincia aveva effettuato l'operazione di finanziamento previsto in 18 anni solo se l'azienda si fosse orientata verso una fase di consolidamento.
Se succederà quel che l'azienda ha in programma di fare riducendo in queste proporzioni l'occupazione, allora rimarrà solo un impianto
 
 Dorigatti propone una Risoluzione del Consiglio 
Il presidente Dorigatti ha suggerito di concludere la comunicazione dell'assessore in aula e la successiva discussione con l’approvazione di una Risoluzione condivisa che lanci un messaggio preciso di solidarietà ai lavoratori della Marangoni, sull’importanza dell’azienda per il Trentino, sulla necessità di riprendere immediatamente la trattativa prevedendo di utilizzare gli ammortizzatori sociali.
La riapertura del tavolo dovrà quindi escludere soluzioni traumatiche e prevedere risposte alle legittime esigenze dei lavoratori.
«Questo – ha concluso Dorigatti – sarebbe un messaggio forte indirizzato del Consiglio ai lavoratori perché non si sentano soli e recuperare un rapporto di fiducia con la politica.»
A una domanda di Fugatti sull'ammontare dell'operazione cui ha accennato l'assessore, Olivi ha ricordato che la Marangoni sta osservando il piano di rientro dal sostegno ottenuto dalla Provincia, proprietaria del sito.

L’operazione finanziaria della Provincia, ha ricordato Olivi, prevedeva una serie di vincoli tra cui quello occupazionale, la permanenza della sede legale in Trentino, la programmazione di un centro di sviluppo della produzione e soprattutto la finalità di spingere il Gruppo Marangoni a mantenere e possibilmente implementare l’esistente.
«Ora – ha concluso Olivi, – se l'azienda rinunciasse a perseguire quell'obiettivo, le strade con la Provincia potrebbero separarsi.
«Non si può infatti assistere passivamente al degrado e al deterioramento progressivo dell'azienda».
Olivi ha concluso con la convinzione che occorra tornare all'origine dell'operazione finanziaria condivisa dall’azienda con la Provincia, che aveva un respiro di lunga gittata.
«Un percorso concordato all’inizio che ora – ha aggiunto l’assessore – chiederemo al Gruppo Marangoni di condividere nuovamente prevedendo con un piano industriale gli investimenti che potranno concentrare a Rovereto tutto quel che si potrà portare in questo sito.