Dal 9 al 12 ottobre 1916 si consumò la Nona battaglia dell’Isonzo

In soli tre giorni di combattimenti il mondo perse qualcosa come 50.000 uomini

Artiglieria italiana - Wikipedia - Archivio Fotografico Bernini Enrico.
 
La Nona battaglia dell’Isonzo iniziò il 9 ottobre 1916, preceduta come sempre dal bombardamento distruttivo dell’artiglieria, che durò dall’alba di quel giorno al mezzogiorno dell’indomani. Fu martellante, anche se rallentato da lunghe ore di nebbia
In realtà dunque, l'offensiva italiana iniziò il 10 ottobre di cent'anni fa e si scatenò contro la zona di Doberdò, a est di Monfalcone.
Cadorna si era raccomandato con i comandi d’armata con le solite istruzioni che oggi ci sembrano addirittura irritanti.
«Le fanterie non ritardino un solo istante il loro scatto – scriveva nell’ordine, – ma si gettino senza indugio sui trinceramenti nemici, simultaneamente su tutta la fronte.»
Stavolta aveva prescritto inoltre che le truppe «si ammassassero a ridosso delle linee di partenza, in modo che si riducesse lo spazio che le fanterie devono percorrere prima di giungere sul nemico».
 
La battaglia, quando si scatena, assume subito aspetti di inaudita ferocia. Assalti alla baionetta, corpo a corpo nelle trincee, bombe a mano.
Lo stesso maresciallo austro ungarico Boroevich riconoscerà il cambio di lotta attuato dagli Italiani dopo la conquista di Gorizia. Quindi comunicava a Vienna che una nuova battaglia «che non è da prevedersi lontana, sarebbe stata sostenuta con estrema difficoltà».
Vienna era impegnata su tre lunghi fronti, gli uomini cominciavano a scarseggiare, la capacità industriale non riusciva a star dietro alle enormi necessità della guerra e il cibo era sempre più carente.
Ma, a dispetto di tanto realismo, l’attacco italiano non produce risultati apprezzabili. Solo qualche trincea marginale. E difatti, la sera dell’11 ottobre, Cadorna ordina alle truppe sfiancate di sospendere gli attacchi.
Solo il Duca D’Aosta li farà proseguire fino all’indomani, 12 ottobre.
 
Eppure, come scriveva ancora Boroevich, se la furia dell’attacco fosse continuata come il primo giorno, il fronte austriaco si sarebbe infranto.
La nuova strategia del colpo di maglio di Cadorna non aveva funzionato, soprattutto perché il comandante supremo non era in grado di apprezzare la situazione.
Le perdite furono folli. In soli tre giorni di guerra, che avevano visto fronteggiarsi 20 divisioni italiane contro 14 divisioni austro ungariche, le perdite ammontarono da parte italiana a 23.802 soldati e 782 ufficiali, da parte austriaca a 39.800 soldati e 813 ufficiali.
Di queste perdite, talune fonti affermano che i morti italiani furono 20.100 e 25.000 quelli austriaci.
L’inverno si avvicina e Cadorna, come aveva intuito Boroevich, aveva già pronti i piani per l’assalto successivo, che si sarebbe consumato di lì a poco.
 
G. de Mozzi