Altro che «Acqua di Colonia», questo è un conflitto di civiltà
Gli immigrati che non rispettano la cultura europea devono essere rimpatriati
I fatti di Colonia non ci sorprendono affatto.
L’orda di mascalzoni che ha molestato più di un centinaio di donne davanti alla piazza del bellissimo Duomo di Colonia non è altro che il frutto di un innaturale connubio tra due civiltà.
Sappiamo di sollevare le ire della gente perbene, ma desideriamo lo stesso esporre alcune considerazioni.
La prima è che l’Europa deve comunque dare asilo politico a quei poveracci che scappano da guerre civili dove è spesso difficile distinguere l’amico dal nemico, il bene dal male, la vita dalla morte. Non è solo una questione umanitaria, ma morale. Abbiamo sfruttato il Terzo Mondo, ora è giunto il momento di sdebitarsi.
La seconda è che il Mondo Occidentale ha una civiltà totalmente diversa da quella degli immigrati. L’Europa ha fatto passi da gigante a partire dalla Rivoluzione Francese, che ha distanziato il resto del mondo di due secoli e più. I valori che nell’Antico Continente sono assodati e inviolabili non albergano nella maggior parte degli extraeuropei.
La terza è che le guerre di religione in Europa sono finite da prima ancora che scoppiasse la Rivoluzione Francese. Non è una osservazione scontata. La crisi Arabo-Iraniana dovuta alle rivalità di fede tra Musulmani Sunniti e Sciiti è solo la prova cruenta del fenomeno, ma in realtà è indicativo dell’intolleranza che i singoli individui nutrono nei confronti di chi la pensa diversamente.
Ciò premesso, il fenomeno dell’immigrazione di massa provoca questo impossibile connubio tra due civiltà, quella tollerante e quella intransigente.
Una posizione di svantaggio per gli Europei, che si trovano a convivere con gente che – nonostante la posizione di beneficiati – si sente autorizzata a vivere con la stessa mentalità di quando viveva nel Paese di origine. In altre parole, gli Europei tollerano l’inciviltà dei rifugiati, mentre i rifugiati non rispettano neppure i principi fondamentali della nostra libertà.
Comunque la si voglia vedere, quanto accaduto a Colonia è indicativo di un modus vivendi.
Francamente ci sembra fantasiosa la tesi che le molestie sessuali fossero dei diversivi per distrarre le forze dell’ordine per coprire altre intenzioni delittuose. Ma se pure fosse vera, starebbe a indicare che la violenza sessuale è considerata da quella gente molto meno grave dei furti, degli scippi e quant’altro: i reati contro la donna sono per loro meno importanti dei reati contro il patrimonio.
Per questo diciamo che è uno scontro di civiltà: si rischia di vedere convivere nel medesimo territorio il cammino verso il linguaggio di genere con la pratica dell’infibulazione.
Inaccettabile.
Cosa fare dopo i gravissimi fatti di Colonia va ben oltre alla rimozione del capo della polizia, così come va ben oltre ai problemi di ordine pubblico, agli arresti, ai processi e a quanto di giustizia.
Qui si deve impostare un impianto legislativo a livello europeo che preveda sanzioni specifiche per chi non rispetta la civiltà del paese al quale chiede asilo politico.
Va istituito il «reato contro la civiltà». Chiunque commetta azioni in barba all’accoglienza che trova nel nostro continente, una volta scontata la pena cui dovrebbe pur essere condannato, deve essere rimandato nel paese da dove era scappato.
Non dimentichiamo che la metà dei denunciati di Colonia erano rifugiati politici.
Il presidente Mattarella è stato chiaro sulla necessità di fare un distinguo tra gli immigrati giunti per motivi umanitari e quelli di comodo. Sembra scontato, ma difficilmente i decreti di espulsione vengono eseguiti in Italia.
Pubblichiamo fin troppo spesso notizie di cronaca di clandestini che commettono reati in Italia, quando invece erano colpiti da decreto di espulsione.
Ora è giunto il momento di fare di più. L’unico modo per far capire che la nostra civiltà non può essere calpestata è quello di allontanare chi non riesce a rispettare la «tolleranza» europea.
G. de Mozzi