Accademia degli Agiati, Premio Claudio Groff – Di Daniela Larentis

È stato uno fra i più importanti traduttori letterari italiani dal tedesco degli ultimi 50 anni – Intervista a Paola Maria Filippi, Rettore della Classe di Lettere e Arti

Claudio Groff.

Il «Premio Claudio Groff. Tradurre letteratura, tradurre mondi» è dedicato a uno fra i più importanti traduttori letterari italiani dal tedesco degli ultimi cinquant'anni, scomparso un anno fa.
Di origine trentina, Claudio Groff ha lavorato in Austria e in Italia, profilandosi come autentico e grande mediatore fra il mondo di lingua tedesca e quello di lingua italiana.
L'Accademia Roveretana degli Agiati, l'istituzione culturale nata a Rovereto nel 1750, in accordo con il fratello di Claudio, Fabrizio Groff, intende ricordarlo venerdì 6 novembre 2020 nel corso di un evento online nel rispetto delle norme anti Covid-19 momentaneamente in vigore.
Figlio del poeta e traduttore Bruno Groff e nipote del dialettologo e uomo politico Lionello Groff, Claudio Groff è conosciuto in ambito internazionale per essere stato la voce italiana di innumerevoli scrittori e poeti, nonché di premi Nobel.
 
È stato socio dell'Accademia Roveretana degli Agiati, ordinario della classe di Lettere e arti dal 2001.
Traduttore e docente di traduzione letteraria, nell'arco di quarant'anni ha tradotto in italiano opere dei maggiori scrittori di lingua tedesca dalla classicità ai giorni nostri: Mozart, Schiller, Goethe, Rilke, Kafka, Trakl, Benjamin, Brecht, H. v. Hofmannsthal, Musil, Schnitzler, Hesse, Bernhard, Enzensberger, Ransmayr, Karl Kraus, Kehlmann solo per ricordarne alcuni. Anche tre premi Nobel hanno ricevuto da lui le parole per essere letti nel nostro paese: Günther Grass, Peter Handke, Elfriede Jelinek.
Nel 1990 gli è stato conferito il Premio di Stato austriaco per la traduzione letteraria, nel 2005 il Premio Mondello per la traduzione, nel 2009 il premio del Ministero della Cultura austriaco per la migliore traduzione di un autore austriaco (Ransmayr), nel 2018 il Premio per la Traduzione Gregor von Rezzori.
 
Vogliamo condividere una breve considerazione in merito all’importanza di una traduzione di qualità; il linguaggio riflette la cultura di un popolo, esprimendo il modo in cui quest’ultima ci aiuta a definire il senso delle cose.
Come sanno bene i traduttori, che hanno il compito di far corrispondere a due parole di lingue diverse le stesse classi di sensazioni, ciascuna lingua produce una sorta di filosofia collettiva sua propria, ritagliando la percezione del mondo in maniera diversa.
Claudio Groff è stato un eccellente traduttore, ha saputo modularsi con grande efficacia su infinite voci differenti.
Ne parliamo con chi ha contribuito ad organizzare l’evento creato per ricordarlo, Paola Maria Filippi, già docente di Letteratura tedesca e traduzione letteraria all’Università di Bologna.
Rettore della Classe di Lettere e Arti nell’Accademia Roveretana degli Agiati. Ha tradotto con Claudio Groff «l’Epistolario» di Rainer Maria Rilke e Lou Andreas Salomè.
Ha pubblicato numerosi lavori di storia e teoria della traduzione e di critica letteraria.
Sta attualmente lavorando a una bio-bibliografia del traduttore Vincenzo Errante. Ha tradotto opere, fra gli altri, di Klinger, Rilke, Schnitzler, Hesse, Musil.
Abbiamo il piacere di rivolgerle alcune domande.
 

Paola Maria Filippi, Rettore della Classe di Lettere e Arti nell’Accademia Roveretana degli Agiati.
 
Da chi è stato istituito e finanziato il «Premio Claudio Groff. Tradurre letteratura, tradurre mondi»?
«Il premio è stato voluto e finanziato da Fabrizio Groff, fratello di colui al quale il premio è dedicato, che ha trovato nell’Accademia Roveretana degli Agiati, di cui Claudio era socio, l’interlocutore ideale per realizzare questo suo desiderio.
«Anche il padre di Claudio e Fabrizio, il poeta Bruno Groff, scomparso nel 2004, era stato ricordato dai figli con cinque edizioni di un premio di poesia. Trovo questa modalità di serbar memoria molto originale e di grande spessore culturale.»
 
L’importante evento creato per ricordare Claudio Groff avrà luogo il 6 novembre. In che modalità si svolgerà e su quali aspetti verrà focalizzata maggiormente l’attenzione?
«La giornata di studio che doveva accompagnare il conferimento del Premio era stata naturalmente pensata come evento in presenza. Le circostanze attuali ci hanno obbligato a scegliere la modalità virtuale.
«Questa soluzione, peraltro, permetterà a moltissime persone che difficilmente avrebbero potuto recersi a Rovereto, dove avrebbe dovuto svolgersi l’incontro, di assistervi e quindi di ricordare Claudio. Va infatti tenuto presente che Groff per la natura del suo lavoro era di certo più conosciuto fuori regione che non in loco.
«Quindi collegandosi al sito www.agiati.org sarà possibile esserc a tutti coloro che vorranno. L’incontro avrà due momenti clou: il ricordo della famiglia e la proclamazione del vincitore del Premio.»
 
Chi sono i destinatari del prestigioso riconoscimento? A chi è rivolto e perché è stata fatta questa scelta?
«Il premio è stato pensato per i traduttori e le traduttrici di letteratura tedesca che hanno importato in lingua italiana negli ultimi due anni – 2018-2019 - opere significative di narrativa, di poesia, di teatro. Si è inoltre voluta limitare la partecipazione a persone di età non superiore ai 45 anni.
«Con questa scelta si è inteso sottolineare quanto per Claudio Groff fossero importanti i giovani, quei giovani che incontrava nella sua attività di docente nei corsi di traduzione letteraria e di cui promuoveva il lavoro aiutandoli molto concretamente a rivedere quanto avevano prodotto.»
 
Quali sono i nomi dei finalisti di questa prima edizione?
«Questa prima edizione, nonostante il periodo infausto durante il quale si è svolta, ha visto una ottima partecipazione sia in termini numerici che in termini qualitativi. Ciò ha reso particolarmente arduo il lavoro della giuria della quale fanno parte Michele Sisto, professore di Letteratura tedesca all’Università di Chieti-Pescara, e Ada Vigliani, traduttrice dal curriculum impressionante.
«Il terzo giurato, Enrico Ganni, anche lui traduttore notissimo e grande amico di Groff, è purtroppo venuto a mancare nel corso dei lavori. Anche il suo nome verrà quindi associato a quello di Claudio, del quale è stato il primo a pubblicare in rete un ricordo.
«Premesso ciò, i tre finalisti in rigoroso ordine alfabetico sono: Teresa Ciuffoletti con la traduzione L’amore all’inizio di Judith Hermann edita da L’Orma; Marco Federici Solari con la traduzione di Prigione di Emmy Hennings edita da L’Orma e Lucia Ferrantini con la traduzione di Come desideriamo di Carolin Emcke edita da La Tartaruga/La nave di Teseo.»
 
La proclamazione avverrà nell’ambito di una giornata studio nella quale Claudio Groff sarà ricordato assieme al padre Bruno e al nonno Lionello, due figure di rilievo del panorama familiare…
«Si è ritenuto necessario contestualizzare la figura di Claudio Groff nella sua dimensione familiare. Sia il padre Bruno, poeta e traduttore, che il nonno Lionello, glottologo, letterato e uomo politico, sono state figure che hanno esercitato notevole fascino su Claudio che li ricordava spesso e ne apprezzava grandemente l’operato.»
 
Potrebbe citare alcuni nomi di grandi autori di lingua tedesca da lui tradotti in italiano?
«Claudio Groff è conosciuto per essere il traduttore dei Nobel. Sono infatti ben tre gli autori di lingua tedesca insigniti di questo premio che hanno trovato grazie a lui le proprie parole italiane: Günter Grass, Peter Handke ed Elfriede Jelinek.
«Con Grass e Handke, Claudio aveva un rapporto personale piuttosto stretto e sono stati numerosi gli incontri e i contatti che con loro ha avuto proprio per discutere delle proprie versioni.
«Non va peraltro taciuto che gli scrittori tradotti da Claudio sono tantissimi: Mozart, Schiller, Goethe, Rilke, Trakl, Brecht, Kraus, Musil, Schnitlzer per non dire dei molti contemporanei.»
 
Sono previste future edizioni del Premio?
«Il Premio Claudio Groff. Tradurre letteratura, tradurre mondi non vuole fermarsi a questo unico evento, ma intende proseguire anche per il futuro con cadenza biennale, perché sia gli organizzatori sia il fratello ritengono che non debba andare disperso il patrimonio di esperienza che si è accumulato.»
 
Lei è una apprezzata traduttrice, già docente di Letteratura tedesca e traduzione letteraria all’Università di Bologna, ha tradotto opere, fra gli altri, di Klinger, Rilke, Schnitzler, Hesse, Musil, citando alcuni nomi a titolo esemplificativo: fra gli autori che ha tradotto ne predilige qualcuno in particolare?
«A essere sincera mi riesce difficile indicare fra gli autori di cui mi sono occupata un nome in particolare. Tradurre un’opera, e quindi un autore, significa farlo un po’ proprio.
«Forse la mia predilezione più che non a un autore o a una autrice in particolare va al genere: tradurre teatro mi è sempre piaciuto molto e continua ad appassionarmi. La trovo una sfida intrigante.»
 
Ha tradotto con Claudio Groff «l’Epistolario» di Rainer Maria Rilke e Lou Andreas Salomè. Potrebbe condividere un ricordo a riguardo?
«I ricordi sono molti. Forse l’aspetto più curioso è quello di aver diviso il lavoro che peraltro poi abbiamo rivisto assieme dalla prima all’ultima parola.
«Claudio ha tradotto le lettere di Rilke, io quelle di Lou. Ci sembrava interessante il lavorare lui sulla voce maschile, io sulla voce femminile, per ricostituire il testo anche in questa dinamica.»
 
A cosa sta lavorando, progetti futuri?
«I progetti sono molti: mi limito a quello che ormai tiene ingombra la mia scrivania da anni ovvero una bio-bibliografia di Vincenzo Errante, uno dei maggiori traduttori del Novecento molto legato al Trentino.
«Una figura complessa, controversa per certi aspetti, determinante nel panorama poetico nazionale. E che ancora non ha trovato una sua corretta collocazione.»

Daniela Larentis – [email protected]