Sta per alzarsi il sipario sul «Dittico» di Wolf-Ferrari e Nino Rota

«Il segreto di Susanna» e «La notte di un nevrastenico» andranno in scena al Teatro Sociale di Trento, venerdì 14 e domenica 16 dicembre

Prova generale, ieri sera al teatro Sociale, per il Dittico novecentesco con il quale il Centro Servizi Culturali S. Chiara torna alla produzione di uno spettacolo lirico portando in palcoscenico gli atti unici «Il segreto di Susanna» di Ermanno Wolf Ferrari e «La notte di un nevrastenico» di Nino Rota.
Due gioiellini lirici che, con impareggiabile humor teatrale e musicale, mettono in ridicolo piccole paure e sottili nevrosi che, nella vita reale, perdono proporzione fino ad apparirci come veri e propri drammi.
 
Ad affrontare l'allestimento dello spettacolo nel ruolo per lui quasi del tutto inedito di regista è Nicola Ulivieri, il cantante lirico di Arco che torna in cartellone nella stagione di Trento dopo quasi un decennio.
«Per una serie di motivi sono assente da ormai molto tempo. Esattamente dal 2003, quando avevo fatto parte del cast di un «Don Giovanni» di Mozart diretto da Mario Martone. Finalmente ho trovato nella nuova direzione artistica del S. Chiara un rinnovato slancio e nuovi entusiasmi, e così mi è stato possibile mettere in campo questo progetto di collaborazione. Sono lusingato, in particolare, di poter rivestire il doppio ruolo di cantante e regista. Un'esperienza che ritengo esaltante, anche se ancora non la posso ritenere un'anticipazione del mio futuro. Credo, infatti, che ancora per almeno una quindicina d'anni continuerò prevalentemente a cantare. In questa mia prima esperienza importante come regista, confido nella fantasia che ho potuto  acquisire nel corso della mia carriera, ma che forse un po' ho sempre avuto, in quanto fin da bambino mi piaceva molto giocare a inventarmi le storie. E naturalmente negli insegnamenti dei grandi registi che in questi anni mi hanno guidato sul palcoscenico, per citarne alcuni Peter Brook, Robert Carsen, Tony Servillo, Piera Degli Esposti, Ettore Scola, Mario Martone, Michele Placido, Leo De Berardinis, Daniele Abbado, Ermanno Olmi , Jonathan Miller.»
 
«Il segreto di Susanna», messo in scena per la prima volta nel 1909, è una delicata miniatura musicale, un autentico gioiello di teatro da camera che si pone come modello «La serva padrona» di Pergolesi.
Nato a Venezia nel 1876 da padre tedesco e madre italiana, l'autore – Ermanno Wolf-Ferrari – si è formato musicalmente fra Monaco di Baviera e Venezia dove ha lavorato come maestro di coro.
 
Dopo un infelice debutto con l'opera Cenerentola, rinnovò progressivamente il proprio stile operistico ispirandosi a Mozart e Rossini, ma anche alla tarda esperienza verdiana.
L'attività di operista lo tenne impegnato per circa trent'anni e particolarmente fortunato fu l'incontro con il teatro di Carlo Goldoni, di cui traspose in musica Le donne curiose (1903), I rusteghi (1906), La vedova scaltra (1931) e Il campiello (1936). Negli ultimi anni di vita – morì a Venezia nel 1948 – Wolf-Ferrari scelse invece di dedicarsi soprattutto alla produzione strumentale.
«E' un'opera decisamente romantica – spiega il direttore d'Orchestra,  lo statunitense di New Orleans Dennis Assaf – una musica di tipo impressionistico che risente di influenze anche di altri compositori, come Debussy. Uno spartito molto ricco, pur in una vicenda teatrale di tipo quotidiano, che ci fa pensare al musical piuttosto che al melodramma. «Susanna», del resto, è stata definita dalla critica un'opera di impronta wagneriana, pur in miniatura, per la ricchezza della sua sezione orchestrale.»
 
«La notte di un nevrastenico», che ebbe la sua «Prima» alla Piccola Scala di Milano nel 1960, è nato invece come radiodramma e mette in scena un uomo dal sonno leggerissimo che, tra allucinazioni e incubi, minaccia il personale dell'hotel dove alloggia e mette in fuga gli ospiti delle stanze attigue alla sua.
Con l'ausilio delle tecniche video, prendono vita e consistenza in modo ancor più vivido presenze reali e surreali che conferiscono alla vicenda una connotazione grottesca.
 
L'opera fu composta da Nino Rota su libretto del grande romanziere Riccardo Bacchelli. Il musicista, che nel 1955 si era cimentato nella scrittura operistica con Il cappello di paglia di Firenze, era però noto per aver realizzato l'accompagnamento musicale per il film Zazà di Renato Castellani (1944) e, sopratutto, per la sua già intensa collaborazione con Federico Fellini: Lo sceicco bianco (1952); I vitelloni (1953); La strada (1954); Il bidone (1955); Le notti di Cabiria (1957).
«Musicalmente – spiega  Dennis Assaf – il «Nevrastenico» si avvicina allo swing, a quelle che poi sono state le musiche di Bernstein e dei suoi contemporanei. Ci sono tante sezioni con il jazz, con il blues: una musica molto tonale, semplice, che piacerà al pubblico già dal primo ascolto.»
 
E' il tema della mancanza di fiducia verso gli altri ad accomunare, sotto il profilo tematico, le due opere.
Ma il regista, Nicola Ulivieri, non ha voluto calcare la mano per cercare ad ogni costo un filo conduttore.
«Ho cercato di trovare la chiave che, secondo me, era più giusta per l'una e per l'altra. «Susanna» è un'opera con un'ambientazione liberty, il «Nevrastenico» è invece più sintetizzata come scenografia, più stilizzata nelle linee. Saranno, nella stessa serata, due spettacoli diversi fra loro. Queste due opere, inoltre, mi danno la possibilità di lavorare con materiali innovativi, come i video per i quali ho interpellato il mio amico Armin Ferrari, con il quale abbiamo costruito un'operazione quasi cinematografica. «Il segreto di Susanna» e «La notte di un nevrastenico» sono due operine del '900 dove la musica è nel tempo dell'azione e dove tutto è molto descrittivo, soprattutto nel «Nevrastenico» dove ancora è maggiore la vicinanza al mondo cinematografico, dove i personaggi sono ben delineati, molto definiti, e la musica fa da colonna sonora all'azione.»