La metà senza voce: un convegno per dare voce alle nepalesi
ASIA Trento lo organizza online per raccontare la condizione della donna in Nepal
Figlia, moglie, madre. In Nepal la donna non viene mai considerata tale, nonostante l’uguaglianza di genere sia regolamentata dalla costituzione nepalese del 2015 e nello stesso anno sia stata eletta la prima presidente donna nella storia del Nepal.
Con il convegno online «La metà senza voce. Discriminazione di genere e diritti delle donne in Nepal» ASIA Trento intende sensibilizzare la società civile sulla difficile condizione delle donne nel paese Himalayano, ancora tradizionalmente patriarcale, con una serie di interventi tutti al femminile: da quello di Esther Gallo, Professore Associato in Antropologia Sociale al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento, a quello Radha Paudel, attivista nepalese e fondatrice della Global South Coalition for Dignified Menstruation, con approfondimenti della dottoressa magistrale Chiara Loro e dell’esperta in diritti umani e uguaglianza di genere Monica Santomartino.
Anche la voce della moderatrice sarà quella di una donna, Valentina Lo Surdo, conduttrice radiotelevisiva.
Il convegno avrà luogo mercoledì 23 settembre dalle 10:00 alle 12:00 e potrà essere seguito iscrivendosi sulla pagina asia-ngo.org/asiatrento (l’iscrizione è gratuita).
Si tratta della prima di una serie di iniziative di sensibilizzazione previste da un progetto (http://bit.ly/NepalLangtang) che il network ASIA (composto da ASIA Trento, ASIA Roma e ASIA Nepal), in collaborazione con il Nepal Agroforestry Foundation, il Langtang Park e i partner trentini Associazione Forestali Trentini, Associazione Apicoltori Trentini e Trentino for Tibet, sta implementando per migliorare le condizioni di vita delle donne che abitano le aree limitrofe del Langtang Park, attraverso opportunità di reddito legate alla conservazione ambientale e alla promozione delle filiere forestali non legnose (creazione e gestione di vivai per la piantumazione di alberi per la riforestazione, allevamento, apicoltura, funghicoltura).
Il progetto, finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento e dal network ASIA, prevede la realizzazione di diverse attività di formazione e distribuzione rivolte alle donne e alle loro famiglie al fine di rafforzare le loro competenze in ambito agricolo ed economico, oltre che rendere consapevoli le donne dell’area rurale di Rasuwa circa i loro diritti sulla terra e la proprietà.
La donna nepalese vede calpestati i propri diritti in moltissimi modi: durante il periodo mestruale, in particolare nelle aree remote e meno sviluppate del Nepal, le donne vengono spesso isolate in stanze o capanne separate poiché considerate impure.
Il Chhaupadi (pratica sociale di tradizione Hindu che proibisce alle donne di fare qualsiasi tipo di attività durante le mestruazioni e prevede il confinamento in capanne create appositamente per tale scopo) è ormai vietato in Nepal dal 2005 ed è divenuto reato penale dal 2018.
Tuttavia, restano attuali alcune credenze e la donna continua ad essere discriminata in tale periodo; molto spesso le viene impedito di toccare il cibo e di entrare in contatto con l’acqua.
In Nepal il 31.4% della popolazione non sa leggere e scrivere, e solo nel distretto di Rasuwa la percentuale sale a 43.4%, di cui il 25.5% sono donne e il 17.9% sono uomini (Fonte:Nepalmap).
Bisogna sottolineare che ad alti livelli di analfabetismo corrispondono più alte percentuali di spose bambine e tra le ragazze senza educazione, in Nepal, una su tre è vittima di violenza domestica, mentre il rischio si abbassa a una su dieci per quelle che hanno frequentato la scuola (Fonte: NDHS 2016).
Inoltre in casi di povertà estrema, le famiglie preferiscono puntare sulla educazione dei figli maschi, che per tradizione rimarranno con i genitori tutta la vita, mentre le ragazze si trasferiranno nella famiglia del marito quando si sposeranno.
Molto spesso la donna viene reputata come schiava del marito e non può contrariare l’uomo.
Le violenze domestiche sono molto frequenti in Nepal: il 48% delle donne ha dichiarato di aver subito violenza e il 27% ha subito violenze fisiche.
La condizione di isolamento domiciliare imposta dall’attuale lockdown, al fine di limitare la diffusione del Covid-19 (un primo lockdown in Nepal è durato dal 24 marzo al 17 giugno e l’attuale è iniziato il 20 agosto ed è attualmente in corso), ha causato numerosi casi di violenza domestica; la National Women Commission dichiara che «ogni 10 minuti una donna chiama la linea telefonica anti violenza per chiedere assistenza» (vedi).
Molte donne non denunciano le violenze subite per paura di essere disonorate dalle famiglie.
Dal network ASIA è stata avviata anche una campagna di raccolta fondi «Asha, una speranza per le donne nepalesi» per permettere alle donne nepalesi di avere una nuova speranza attraverso l’avvio di attività di apicoltura e produzione di miele: con una donazione sarà possibile aiutarle finalmente ad essere DONNE http://bit.ly/apeasha