Storie di donne, letteratura di genere/ 309 – Di Luciana Grillo
Tamta Melasvili: «La conta» – In pochi giorni viviamo con due ragazzine che lottano, litigano, rischiano, rubano. Con una conclusione drammatica, ma sicuramente vera
Titolo: La conta
Autrice: Tamta Melasvili
Traduttore: Francesco Peri
Editore: Marsilio 2018
Pagine: 108, Brossura
Prezzo di copertina: € 14
Ci troviamo in Georgia, in una zona dimenticata da Dio e dagli uomini, in tempo di guerra.
Due adolescenti, Ninco e Topi, si confrontano con i problemi della sopravvivenza, circondate solo da donne, vecchi e bambini.
Ninco è più audace di Topi, «Io mi prendo tutto, tutto. Lo prendo e me lo porto via…! Ne ho abbastanza delle tue maniere da brava scolaretta!», deve badare alla nonna malata, «Guarda la pelle com’è ridotta, a forza di lavare le pezze di Lamara».
Topi è più dolce, accomodante, accetta anche un invito a cantare nel coro: «qualcuno deve pur pregare per la pace… Soltanto così ci salveremo».
In pochi giorni, viviamo con le due ragazzine, le vediamo lottare e litigare, rischiare e rubare: «Nel buio ci possono scambiare per chissà che. Qualunque cosa succeda, non devono aprire il fuoco. Non bisogna lasciarli sparare… Non possono sparare a delle bambine».
E le ascoltiamo parlare e sperare: «Quando finirà la guerra avremo tutto quello che ci serve. Ah, perché finisce, la guerra…? Certo che finisce, mica può andare avanti per sempre».
Topi ha un fratellino di un mese e una mamma resa fragile dal parto, dall’allattamento, dalla miseria, dalla solitudine.
La ragazzina deve curarla, rassicurarla: «Su, dormi adesso, dormi un po’ anche tu, dai. Mi ha dato retta. Le ho adagiato il bambino accanto… Non ho detto più nulla, mi sono sdraiata accanto a lei, dalla parte della schiena, l’ho cinta con le braccia e l’ho stretta forte».
Una piccola figlia che diventa madre di sua madre.
È venerdì quando la nonna di Ninco si aggrava: «Sta morendo, questa volta muore sul serio… Non so che fare, Top’, non so davvero che fare…»: due ragazzine di fronte alla morte di una persona cara, sole: «Non dovevamo piangere. Non dovevamo piangere. Non adesso, adesso non era proprio il momento».
La conclusione di questa storia è drammatica, ma sicuramente vera.
Il traduttore ha saputo cogliere le emozioni, la solitudine, la rabbia, la paura delle ragazze e ci propone le tre giornate con ritmo incalzante, senza rinunziare a qualche tocco di umorismo e tenerezza.
Luciana Grillo - [email protected]
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