La fauna selvatica al centro del 2° appuntamento di ParcOn Air
A Cavedago nel Palaorso l’incontro promosso dal Parco assieme a Radio Dolomiti
Il tema della fauna selvatica è stato al centro del secondo appuntamento organizzato dal Parco Naturale Adamello Brenta, in collaborazione con Radio Dolomiti, per il ciclo ParcOn Air.
Alla tavola rotonda organizzata a Cavedago, all’interno del Palaorso, la struttura mobile del Parco, coordinata dal presidente del Pnab Walter Ferrazza, ha partecipato anche il vicepresidente della Provincia autonoma di Trento Mario Tonina.
A seguire, dalle 12.00 alle 14.00, la diretta radiofonica ai microfoni di Radio Dolomiti, condotta da Francesca Bertoletti e Michelangelo Felicetti.
Uno sguardo d’insieme al tema della fauna alpina, una grande ricchezza del Parco e di tutto il Trentino.
Una ricchezza, tuttavia, che deve venire a patti con la presenza dell’uomo, in un territorio che, fortunatamente, rispetto ad altre aree di montagna non ha subito gli effetti dello spopolamento.
Proprio per questo motivo, la fauna selvatica va monitorata, e va gestita. Con il concorso di tutti i soggetti chiamati ad intervenire.
La tavola rotonda convocata a Cavedago, nei pressi della stazione forestale, poco prima dell’ingresso ad Andalo, ha visto non a caso la presenza di diversi relatori: Mario Tonina, vicepresidente Provincia autonoma di Trento e assessore all’ambiente, Corrado Viola, sindaco di Cadevago, Sergio Tonolli, dirigente del Servizio faunistico della Provincia, Andrea Mustoni, responsabile dell’Unità di Ricerca scientifica PNAB, e fra i principali protagonisti della stagione del progetto Life Ursus, con cui è stato reintrodotto l’orso bruno all’interno dei confini del Parco, e ancora, Ettore Zanon, della Fondazione Mach, e il veterinario Roberto Guadagnini.
I lavori sono stati coordinati dal presidente del Parco Walter Ferrazza, che ha sottolineato in apertura l’importanza delle sinergie fra tutti gli attori territoriali, al fine di raggiungere gli equilibri di volta in volta auspicati. Il tutto in uno scenario ambientale che cambia velocemente, anche per gli impatti sulla flora e sulla fauna del cambiamento climatico.
Davanti a un Palaorso gremito, il sindaco Viola si è detto soddisfatto per la riuscita dell’evento e per la risposta della popolazione all’invito del Parco.
Anche il vicepresidente Tonina ha sottolineato l’importanza di iniziative come queste che avvicinano i residenti ai valori dell’area protetta, ma soprattutto creano consapevolezza e avvicinamento verso tematiche, come quelle della fauna selvatica, che necessitano di formazione e informazione, affinché la presenza degli animali selvatici possa essere vissuta come una ricchezza piuttosto che come vincolo e conflitto.
«Il Parco Adamello Brenta, insieme al Parco di Paneveggio Pale di San Martino e al Parco Nazionale dello Stelvio, rappresenta un’offerta unica sul territorio trentino anche grazie al ruolo di salvaguardia e tutela del paesaggio, della flora e della fauna che esercita.
«Lo stesso slogan Respira sei in Trentino testimonia come l’ambiente sia la principale attrattiva per i nostri ospiti. Il tema della fauna selvatica va gestito e soprattutto comunicato in maniera costante, in primis ai residenti ma anche agli ospiti.»
Tonolli, dirigente del Servizio faunistico della Provincia, ha illustrato il patrimonio faunistico presente sul territorio e il ruolo dell’amministrazione provinciale.
In Trentino tutto il mondo degli ungulati è ben rappresentato: ad esempio abbiamo il capriolo con circa 35 mila capi stimati, mentre il cervo, che si è diffuso verso gli anni 70, e ha conosciuto una crescita continua, oggi conta all’incirca 30 mila esemplari; inoltre il muflone, specie non autoctona, che ha risentito molto dell’arrivo dei grandi carnivori, soprattutto del lupo.
Fra i predatori oltre all’orso e al lupo sono presenti la lince, il gatto selvatico e lo sciacallo dorato.
Riguardo a orso e lupo in generale sono rilevati dei trend di forte crescita per sia per numero che per areale; per quanto riguardo l’orso si contano oggi circa 100 esemplari, mentre per il lupo si contano 26 nuclei, a circa 10 anni dalla sua prima comparsa, trend confermato anche a livello alpino.
In provincia anche i galliformi hanno un alto valore simbolico.
Oggi purtroppo sono in diminuzione causa la forte mutazione del loro habitat, dovuta a vari fattori tra cui i cambiamenti climatici.
Questi animali occupano tendenzialmente piccole isole ecologiche ed hanno difficoltà ad adattarsi a cambiamenti del territorio e del paesaggio.
Per contrastare questa tendenza, la Provincia ha messo in atto azioni di tutela e riqualificazione del territorio dove vivono.
Infine anche la fauna ittica è presente soprattutto con due specie, la trota marmorata e la trota fario.
Tonolli ha poi affrontato il tema della coesistenza dell’uomo con la fauna selvatica e della gestione dei conflitti (con riferimento non solo a orso e lupo ma anche ad esempio a cinghiale e cornacchia).
La Provincia deve essere in grado di dare delle risposte mirate a esigenze concrete: incentivazione all’installazione di recinzioni elettrificate, pascoli difesi a loro volta da staccionate con elettrificazione, una gestione dei rifiuti con cassonetti adeguati per l’intrusione dell’orso e ancora altre soluzioni come il dotarsi di cani da guardiania.
A seguire Mustoni che ha focalizzato il suo intervento sull’importante valore che riveste la fauna selvatica per il nostro territorio.
«In che mondo vivremmo senza la presenza degli animali selvatici? – Ha detto. – Probabilmente più povero di valori, di colori, e in generale più triste.
«Tutti gli animali, anche quelli meno piacevoli, sono parte integrante della nostra vita. La percezione di avere attorno a noi la fauna arricchisce la nostra quotidianità.»
Secondo la legislazione nazionale la fauna selvatica è «res omnium» cioè è cosa di tutti, patrimonio della collettività, concetto a cui si lega anche un senso di responsabilità collettiva, una responsabilità non solo dei politici ma anche dei cittadini.
Per Mustoni il ruolo dei parchi dev’essere quindi anche quello di tutela della fauna selvatica in nome della collettività (pensiamo alla reintroduzione dello stambecco nel 95 e dell’orso bruno nel 98), ma anche sul piano venatorio.
In tutto ciò riveste un valore fondamentale la ricerca scientifica.
La tavola è proseguita con Zanon responsabile dell’Accademia Ambiente Foreste e Fauna della Fem, istituita nel 2009, che ha come missione principale quella di fare formazione soprattutto su tematiche faunistiche.
Alla fauna, ha ricordato, si possono attribuire tanti valori diversi, naturalistico, ecologico, simbolico, economico, estetico, ricreativo.
Il valore economico e ricreativo sono quelli su cui si focalizzano maggiormente le attività di formazione. Le attività si rivolgono soprattutto alle categorie di pescatori e cacciatori, e riguardano gli aspetti giuridici, tecnici e gestionali. giuridico, tecnico, e gestionale.
Ma viene fatta anche formazione per giornalisti, per le scuole e quant’altro.
L’Accademia è infine titolare di un Master di primo livello per la comunicazione della fauna, ambiente e paesaggio, unico in Italia.
In questi anni l’Accademia ha erogato 588 ore di formazione, a 1.195 studenti con 35 docenti; in totale sono 11 mila persone formate.
Ha concluso la carrellata di contributi Guadagnini, veterinario della Clinica veterinaria Zoolife, che ha presentato un excursus storico della professione di veterinario; è solo negli ultimi 20 anni che il veterinario dei domestici si occupa anche degli animali selvatici.
Il veterinario è sicuramente l’anello più debole della catena dei soccorsi di un animale selvatico; se l’animale muore spesso la responsabilità è attribuita al veterinario.
Se si affronta il tema della valutazione etica di un intervento di salvataggio di un animale selvatico, spesso ci si chiede: «che valore ha quell’animale selvatico salvato?»
Sicuramente però oggi le cose sono molto evolute, grazie alla crescita del valore educativo e del contesto sociale in cui oggi viviamo.
«Questo momento – ha sintetizzato in chiusura ancora il presidente del Pnab Ferrazza – si colloca all’inizio di una collaborazione con i vari soggetto coinvolti che vorremmo portasse il Parco a realizzare anche una clinica diffusa, con lo scopo di conoscere meglio, aiutare e valorizzare la fauna alpina.»