A.A. poetessa pittrice scrittrice: Anita Anibaldi – Di L. Grillo
Noi ci auguriamo che l'eclettica artista continui a dipingere e a raccontare storie sempre più dedicate ad un mondo ecosostenibile
Di origine marchigiana per parte di padre, Anita Anibaldi ha insegnato nella scuola primaria, ha un marito e due figlie, organizza corsi di pittura per adulti e bambini e coltiva con determinazione le sue passioni: la scrittura in versi e in prosa, in italiano e in dialetto, e le arti figurative.
Autrice di liriche e racconti, illustrati da lei stessa con disegni accattivanti e colori vivaci, si è cimentata dipingendo tele ad olio, ad acquerello o utilizzando china, matite e pastelli.
Ha realizzato acqueforti e ha dato un valore aggiunto alle sue pubblicazioni destinate ai ragazzi perché alcune illustrazioni sono rimaste in bianco e nero, in modo da lasciare ai piccoli lettori la gioia di colorare le figure.
I suoi dipinti rappresentano natura, donne, bambini, animali; le tecniche che usa sono diverse, ci sono quadri di impianto tradizionale ed altri in cui le figure sono per così dire scomposte, ricreate, alterate, così che un viso di donna si trasformi in tanti segni, in tanti colori, in tante donne, con un interessante impatto moltiplicativo.
Probabilmente i dipinti di Anita accompagnano le fasi della sua vita, rivelano l’interesse per Picasso, la conoscenza del Cubismo, l’affetto per i nonni, la tenerezza per le bimbe, una certa innata ironia che fa sorridere e riflettere chi queste opere le guarda.
Ha partecipato a numerose mostre, sia collettive che personali, ricevendo significativi riconoscimenti in città, in provincia, in regione, in Italia e all’estero, anche tanto lontano come a Tokio, in Messico e a Hong Kong.
Quanto alla scrittura, chiara, scorrevole, accattivante, mi limito a ricordare due pubblicazioni per ragazzi, pubblicazioni molto legate all’attualità, come «La fuga delle Alpi - Una fiaba per il Cermis», edito da Curcu&Genovese nel 2016 e La tana del Lupo, edito ancora da Curcu & Genovese nell’aprile 2019.
Il primo testo ripercorre la tragedia del Cermis, causata da un caccia americano che, durante spericolate evoluzioni, tranciò il cavo della funivia causando la morte di venti persone.
L’autrice racconta ai suoi piccoli lettori che «un uccello di metallo sputa fuoco e tuoni» e colpisce una casina volante…invano gli angeli-nuvola si adoperano per afferrare il cavo.
L’uomo ha violato la natura, e la natura si ribella: appaiono figure immaginate dall’Anibaldi come Monte Grande, Collina, Fanciullo, Giganti…
I piccoli ascoltano, guardano, colorano i disegni lasciati in bianco e nero; i lettori non si lasciano sfuggire nulla e riflettono sui Giganti che si sono innamorati, «hanno un cuore di pietra, ma pur sempre un cuore».
La fantasia galoppa, «il cielo divenne fosforescente…, le Alpi si erano trasformate in mostri viventi dalle grosse teste» e Fanciullo, infine, rasserenato fa una solenne promessa: «Proteggeremo noi la natura…».
«La tana del Lupo» può essere letto con piacere anche dagli adulti, che spesso parlano di lupi solo per impaurire qualcuno e chiedono misure severe per eliminarli.
I bambini con il lupo hanno un atteggiamento diverso, conoscono il lupo di Cappuccetto Rosso, spesso evocato da genitori e nonni per suggerire comportamenti prudenti.
I lupi di Anita Anibaldi sono lupi in cammino, partiti dalle aspre montagne calabresi per arrivare nelle Alpi orientali: è come una famiglia che parte per un viaggio, guidata dal padre-capo branco, che tanto somiglia alle famiglie umane.
Gli uomini però in questo testo non compaiono, sono Perla e Lupa a nutrire sentimenti umani, a innamorarsi, a litigare a suon di unghiate, a cercare una tana - che è in realtà una casa e fa pensare alla famiglia che si sta formando, - ad allevare i cuccioli, a vederli diventare indipendenti, a cercarli durante le loro fughe.
Non mancano poi l’incontro con l’orso, anzi lo scontro violento tra Lupa e il plantigrado e quelli con volpi, donnole, scoiattoli, persino con l’aquila che «non temeva né vento, né bufere di neve».
Con la certezza di poter contare sull’amore del figlio, Lupo Perla capisce che non sarà mai un lupo solitario.
Anche questa storia può insegnare ai lettori il rispetto per la natura, con l consapevolezza che gli animali sono come noi, nutrono sentimenti e sentono stimoli, apprezzano come gli umani «la luce del tramonto (che) bucò con forza le venature tristi delle nubi».
Quali sorprese ci preparerà ancora Anita Anibaldi?
Noi ci auguriamo che continui a dipingere e a raccontare storie sempre più dedicate ad un mondo ecosostenibile.
Luciana Grillo – [email protected]