Al Castello di Ossana con lo storico Alberto Mosca – Di Daniela Larentis

Sabato 1 ottobre alle ore 15 il primo appuntamento della stagione organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino

Alberto Mosca al Castello di Ossana.
 
L’Associazione Castelli del Trentino è nata nel 1988 per la volontà di alcuni appassionati di storia medievale che avevano già partecipato a progetti di ricerca archeologica sul territorio (l’attuale presidente è Bruno Kaisermann, il vicepresidente è lo storico e critico d’arte Pietro Marsilli).
Anche in sinergia con diverse Amministrazioni Comunali trentine l’associazione ha curato l’allestimento di mostre, organizzato incontri di studi, trekking culturali e visite guidate, oltre a pubblicare una ventina di monografie.
In particolare, da due anni ha organizzato dei cicli di conferenze che hanno coinvolto una ventina di specialisti.
 
Il ciclo che prenderà il via fra breve, denominato «Gli Incontri del giovedì», prevede15 appuntamenti fissati di giovedì, alle 20.30, nella Sala Civica di Mezzolombardo, Corso del Popolo 17, a partire dal 6 ottobre fino al 20 aprile 2017.
Per soci, famigliari ed amici il primo appuntamento della stagione è anticipato a sabato 1° ottobre 2016, con la visita guidata al castello di San Michele ad Ossana prevista per le ore 15.00.
Accompagnerà il gruppo di visitatori una guida molto competente, il giornalista e scrittore di storia trentina Alberto Mosca.
 

 
Nato nel 1973 e residente in Val di Sole è corrispondente per la Val di Sole del quotidiano Alto Adige (oggi Trentino) dal 1998, vicedirettore del mensile delle valli del Noce «NOS Magazine» dal 2000, direttore del periodico del Centro Studi per la Val di Sole «La Val» dal 2004 e di numerosi notiziari comunali nelle valli del Noce, oltre che copywriter, fotografo, responsabile di uffici stampa e responsabile editoriale nell’agenzia di comunicazione Nitida Immagine di Cles.
È insegnante di comunicazione nel Cfp Alberghiero di Ossana. È stato membro supplente della commissione provinciale che seleziona le guide turistiche della P.A.T.
 
Socio della Società di Studi trentini di Scienze storiche, ha pubblicato nell’ultimo decennio numerose opere, in particolare sulla storia delle famiglie nobili (Thun, Spaur, Caldes) tra medioevo ed età moderna e sulle guerre napoleoniche in Trentino.
Nel corso della sua attività di ricerca, ha dedicato particolare attenzione alla storia della Val di Sole e della Val di Non, sia attraverso pubblicazioni di carattere generale che con monografie su singoli paesi (tra cui Revò, Nanno, Malé, Rabbi, Croviana, Ossana, Caldes, Ronzone) oltre che con una fitta serie di conferenze di divulgazione storica e culturale nelle valli di Non e di Sole, l'attività di moderatore in numerosi eventi culturali, la collaborazione con enti e istituzioni in progetti di promozione culturale.
È socio della Società Numismatica Italiana e per la Rivista Italiana di Numismatica ha pubblicato nel 2013 lo studio «Il grosso aquilino di Treviso e il suo stemmino: una nuova proposta di attribuzione», che ad oggi ha riscosso il favore della comunità scientifica numismatica internazionale.
Su incarico del Museo Nazionale Romano sta conducendo la catalogazione della Collezione Reale per le zecche di Trento e Bressanone.
Abbiamo avuto il privilegio di porgergli alcune domande.
 

 
Lei è uno stimato giornalista, uno storico molto preparato, un apprezzato scrittore, autore di saggi e monografie particolarmente accurate sulla storia di importanti centri della val di Sole, della val di Non. Quando è nata la passione non solo per la storia locale ma per i castelli in particolare?
«Credo di averla avuta da sempre, fin da bambino. Poi, la scoperta dei luoghi più interessanti delle nostre valli del Noce e della nostra provincia ha accentuato il desiderio di saperne di più e quindi di raccontare agli altri le piccole e grandi scoperte fatte.»
 
Ci potrebbe dare qualche informazione sull’origine, storia e funzione dei castelli della Val di Sole?
«In estrema sintesi, i castelli ancora oggi esistenti in modo significativo sono tre: Castel San Michele a Ossana, Castel Caldes e Castel Rocca a Samoclevo. Ma non mancano altre strutture, come la torre di Strombiano e castelli scomparsi, come la Rocca Valterna in bassa valle, il castello di Malé o la torre di Mezzana. La funzione storica dei castelli solandri è legata soprattutto al controllo viario, del confine occidentale e a quello delle risorse economiche.»
 
Ogni maniero ha una storia da raccontare: dov’è esattamente ubicato il Castello di Ossana e a quale epoca risale?
«Si trova nella parte alta della valle, a circa 1000 metri di quota, alla confluenza tra la Val di Pejo e quella che scende dal Passo del Tonale. La sua prima menzione documentale risale al 1191, ma con ogni probabilità la sua origine è tardoromana-altomedievale. Il dosso che ospita il castello era frequentato fin dall’Età del Bronzo.»
 

 
È conosciuto anche come «Castello di San Michele»: ce ne può spiegare la ragione?
«Il nome proviene dalla chiesa dedicata al santo guerriero che si trova all’interno della cinta muraria. Si tratta di un edificio attestato a partire dal 1213, ma tratti di muratura al suo interno risalgono all’VIII secolo.
«Si trattava di una cappella signorile, non comunitaria; al suo interno sono stati rinvenuti frammenti di decorazioni risalenti ad un arco temporale che va dal XIV al XVI secolo.
«Già nel corso del Settecento era in rovina, fino a scomparire del tutto. Solo gli scavi legati al restauro del castello hanno permesso di ritrovarne il perimetro.»
 
Quali sono le caratteristiche principali che rendono questo castello unico nel suo genere?
«La sua posizione, che lo rende elemento assai suggestivo del paesaggio, direi in ogni stagione dell’anno, sia d’estate che con la neve. E poi le sue origini, legate a tempi lontani e affascinanti.»
 
Furono diverse le famiglie nobili che si succedettero alla sua guida: può darci qualche informazione a riguardo?
«Il castello era di giurisdizione vescovile e infatti lungo il XIII secolo era governato direttamente dai principi vescovi.
«Tra la fine del Duecento e il Trecento, è conteso dalla parte tirolese; all’inizio del XV secolo, esso con le ricche miniere di ferro della Val di Pejo, viene affidato alla potente famiglia camuna dei de Federici.
«È Giacomino de Federici ad edificare il castello nelle forme che ancora oggi vediamo, sebbene ridotte a semi-rudere; è la sua stirpe a rappresentare la vera famiglia nobile legata al castello da un rapporto di residenzialità e di protagonismo nelle vicende di Ossana.
«I de Federici si estinguono alla metà del XVI secolo e dopo di loro altre famiglie saranno infeudate del castello: gli Heydorf dal 1580 fino al 1643 e quindi i Bertelli, fino all’Ottocento.
«Una curiosità: tra Otto e Novecento una delle comproprietarie del castello fu Bertha v. Suttner, premio Nobel per la pace nel 1905.»
 

 
Ci potrebbe raccontare qualcosa sulle sue vicissitudini?
«Sono molte e quindi ne scelgo alcune: le lotte per il suo possesso tra i vescovi trentini e Mainardo II del Tirolo; le continue dispute tra la famiglia de Federici e la comunità di Ossana; l’assalto al castello portato dai contadini nel corso della guerra rustica del 1525; il grave incendio del 1777; la progettata, ma per fortuna mai realizzata, nei primi anni dell’Ottocento costruzione di una grande fortezza militare che avrebbe tagliato la Val di Sole, inglobando il castello…»
 
C’è qualche elemento architettonico che più d’altri si è conservato meglio nel tempo?
«Senz’altro il possente mastio, posto sulla parte sommitale del dosso che ospita il castello, oggi visitabile.
«Alto 25 metri, con mura spesse alla base circa 2,5 metri, mostra ancora oggi il coronamento per la difesa piombante, una rarità nei castelli trentini.
«Aggiungo poi il rivellino che protegge la torre passante e l’ingresso al ponte levatoio.»
 
Quando furono avviati i primi restauri?
«Nel 1992, all’indomani dell’acquisto da parte della Provincia autonoma di Trento, che rapidamente ha promosso interventi di messa in sicurezza delle strutture.»
 

 
Ci può brevemente descrivere gli interventi che sono stati realizzati finora?
«Messo in sicurezza il sito, i servizi provinciali hanno intrapreso una lunga e approfondita opera di scavo archeologico, di studio delle murature e quindi di recupero e valorizzazione, fino all’inaugurazione nel 2014. Ho potuto, da giornalista, seguire e vivere da vicino gli scavi archeologici ed è stata una esperienza eccezionale.»
 
Lei è molto attivo nell’organizzazione e promozione di eventi culturali, interviene spesso in qualità di relatore in convegni storici: appuntamenti futuri?
«Naturalmente, in primo luogo, la visita a Castel San Michele del 1 ottobre… nel corso del mese presenterò gli atti, curati da me e da Laura Dal Prà, del convegno che nel 2015 il Centro Studi per la Val di Sole, in collaborazione con il museo Castello del Buonconsiglio e la Soprintendenza per i beni culturali ha dedicato a Castel Caldes, un’altra gloria della Val di Sole…»
 
Ha qualche sogno nel cassetto, qualche progetto che le piacerebbe realizzare?
«Sogni tanti, a partire da quello di poter conoscere le vicende storiche davvero nella loro totalità… ma più concretamente e per rimanere a Ossana, sto lavorando all’edizione di una serie di documenti di grande importanza nella storia del castello e degli ultimi de Federici.»
 
Daniela Larentis – [email protected]