La carta d'identità del vino – Di Giuseppe Casagrande
Affrontati a Vinitaly i temi del riconoscimento della categoria «Vignaiolo» in etichetta. Le altre battaglie della Fivi: le informazioni ambientali, nutrizionali e sanitarie
Foto di gruppo dei 200 Vignaioli Indipendenti presenti a Vinitaly.
Si è chiusa con numeri da record l'edizione numero 55 di Vinitaly: 93 mila operatori di cui 29.600 stranieri. Quattro giorni all'insegna dell'internazionalità, durante i quali Verona si è confermata la più grande fiera per il business vitivinicolo concentrata sull'incoming estero.
Al termine della kermesse sono state annunciate anche le date della 56.ma edizione: 14-17 aprile 2024.
L'edizione 2023 di Vinitaly è stata salutata con riscontri largamente positivi anche dall'Associazione Vignaioli Indipendenti che quest’anno era presente con la partecipazione corale di oltre 200 associati FIVI, provenienti da tutta la Penisola.
La presenza collettiva ha permesso ai Vignaioli di partecipare a questo importante evento italiano del comparto vino e di far assaggiare i propri prodotti ai moltissimi operatori e buyer che hanno affollato l’area FIVI, ormai punto di riferimento imprescindibile per chi cerca vini di territorio e di qualità.
La presenza di molte figure istituzionali ha permesso inoltre di fare nuovamente il punto su un tema di grande attualità: quello dell’etichettatura.
L’agenda dei Vignaioli indipendenti sta attualmente ruotando attorno a tre aspetti principali: l’inserimento della categoria Vignaiolo in etichetta, le informazioni ambientali e nutrizionali e le avvertenze sanitarie.
Due gli obiettivi, come più volte rimarcato dalla Federazione: garantire trasparenza ai consumatori e regole chiare e semplici per le aziende vitivinicole.
Lorenzo Cesconi, presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti.
Il presidente Cesconi chiede l'armonizzazione delle regole comunitarie
FIVI è stata di recente molto attiva sulla questione etichettatura, tanto sul fronte nazionale quanto su quello europeo.
Lo scorso 30 marzo, a Bruxelles, si è svolta una tavola rotonda relativa all'inserimento di avvertenze sanitarie sulle etichette di vini e bevande alcoliche: un'iniziativa del governo irlandese, attualmente in fase di approvazione al WTO.
L'evento, organizzato al Parlamento Europeo dalla delegazione italiana del gruppo PPE, ha visto la partecipazione di istituzioni e stakeholder del settore, tra cui anche la FIVI, rappresentata dal presidente trentino Lorenzo Cesconi.
In quell’occasione il numero uno dei vignaioli ha usato parole chiare per spiegare la differenza tra il vino e gli altri alcolici: «Il vino nasce dalla fermentazione del mosto: è un prodotto naturale che non deriva da una ricetta, ma nasce in un determinato luogo in un determinato momento.
«È un prodotto unico e non riproducibile, che educa il consumatore a indagare sulla sua origine e sulla sua qualità intrinseca, e a valutare attraverso il vino il valore del luogo di provenienza.
«Per questo va trattato in modo diverso dalle altre bevande alcoliche, e va tutelato il lavoro di chi lo produce con attenzione alla qualità e al territorio: perché dove non ci sono i Vignaioli, perlopiù c’è l’abbandono e il degrado territoriale.»
E nello specifico delle normative europee sulle etichette ha aggiunto: «I Vignaioli richiedono delle regole armonizzate su tutto il territorio europeo, per permettere anche alle aziende più piccole di godere realmente dei benefici del mercato unico».
Il nuovo logo della «Fivi», Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti.
Il vino un patrimonio storico-culturale-paesaggistico di grande valore
Anche a Vinitaly si è presentata l’opportunità per ribadire pubblicamente alcune priorità. In occasione della tavola rotonda su Health Warning e stili di consumo, con la presenza di rappresentanti del Ministero dell'Agricoltura, di medici ed esperti, introdotta da Livio Buffo di Oscarwine, FIVI è intervenuta nuovamente sul tema.
Il presidente Cesconi ha ribadito il valore del vino e della viticoltura, del suo radicamento sul territorio, del suo fondamentale apporto alla definizione del paesaggio storico italiano, patrimonio incommensurabile del nostro Paese.
«Il vino è un prodotto rurale, che nasce come parte della dieta quotidiana: forse bisognerebbe ritornare a quella dimensione e a quella semplicità, per educare a un consumo responsabile e limitare l’abuso.
«I vini dei Vignaioli sono per loro natura strumenti validissimi per definire un modello di consumo consapevole: quando si beve un vino di Vignaiolo, si è portati a conoscere un pezzo di territorio e di storia italiana, oltre alla cultura e alla personalità del produttore, e questa attenzione prevale inevitabilmente sulla ricerca dell’ebbrezza fine a se stessa.
«Lo abbiamo visto in questi giorni a Vinitaly, ne abbiamo prova evidente al Mercato dei Vini, che quest’anno si svolgerà a Bologna l’ultimo week end di novembre: chi ama il vino dei Vignaioli vuole sapere cosa beve e lo fa in modo curioso, attento e responsabile.»
In alto i calici. Prosit!
Giuseppe Casagrande – [email protected]