Dario Fo: con lui se ne è andato il Giullare col premio Nobel

Per tutta la vita ha canzonato con grandissima abilità scenica e intellettuale il potere costituito

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Figlio di Felice (capostazione ma anche attore in una compagnia amatoriale) e di Pina Rota, Dario Fo è cresciuto in una famiglia intellettualmente vivace, nella quale ha potuto ascoltare fin dalla prima infanzia le favole, frammiste a cronaca locale, raccontate dal nonno materno e le storie riportate da viaggiatori e artigiani.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, a seguito della chiamata alle armi della neonata Repubblica Sociale Italiana, si arruola giovanissimo volontario nelle file dell'esercito fascista, prima nel ruolo di addetto alla contraerea a Varese e successivamente come paracadutista nelle file del «Battaglione Azzurro» di Tradate.
La scoperta di questa militanza, emersa per la prima volta negli anni settanta, scatenò polemiche, querele e processi da parte di Dario Fo - all'epoca attivo rappresentante in campo artistico della cultura della sinistra italiana - che si trascineranno per alcuni decenni.
Fo ammetterà e parlerà poi di questa parentesi, affermando anche che si era arruolato volontario nell'unico esercito esistente, ma in quanto italiano e non in quanto fascista, per non essere deportato in Germania come lavoratore o come militare di leva, e dopo essere stato spostato in numerosi luoghi di addestramento, venne quindi arruolato nei parà.
 
Compiuti gli studi all'Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, dal 1950 Fo cominciò a lavorare per la RAI come attore e autore di testi satirici.
È del 1952 la serie di suoi monologhi radiofonici intitolata Poer nano.
Il 24 giugno 1954 sposò l'attrice e collega Franca Rame a Milano, nella basilica di Sant'Ambrogio.
Poco dopo la coppia si trasferì a Roma. Qui il 31 marzo 1955 nacque il loro figlio Jacopo.
Sempre a Roma Fo, dal 1955 al 1958, lavorò come soggettista per il cinema.
Nel 1956 Fo scrisse e interpretò, insieme a Franco Parenti, un varietà per la radio intitolato Non si vive di solo pane, che lo stesso Fo ricorderà in seguito come un programma di grande successo.
 

 
Nel 1962 Fo e la moglie, che nel frattempo avevano fondato la «Compagnia Dario Fo-Franca Rame», prepararono una serie di brevi pezzi per il varietà televisivo «Canzonissima».
La censura intervenne così spesso, che abbandonarono la televisione in favore del teatro.
Le commedie prodotte tra il 1959 e il 1961 avevano la struttura della farsa, dilatata e arricchita da elementi di satira di costume. Con atteggiamento critico verso quello che lui denominava «teatro borghese», Fo recitava in luoghi alternativi quali piazze, case del popolo, fabbriche: luoghi dove egli poteva trovare un pubblico diverso da quello tipico dei teatri, un pubblico che era composto soprattutto dalle classi subalterne e che normalmente aveva meno opportunità di accesso agli spettacoli teatrali.
 
Nel 1968 insieme a Franca Rame, Massimo de Vita, Vittorio Franceschi e Nanni Ricordi fonda il gruppo teatrale «Nuova Scena», con l'obiettivo di ritornare alle origini popolari del teatro ed alla sua valenza sociale.
Il 1º ottobre 1969, a La Spezia, Fo portò per la prima volta in scena, con grande successo, la giullarata «Mistero buffo». Dario, unico attore in scena, recitava una fantasiosa rielaborazione di testi antichi in grammelot, traendone una satira tanto divertente quanto affilata.
Il grammelot, linguaggio teatrale che si rifà alle improvvisazioni giullaresche e alla Commedia dell'arte, è costituito da suoni che imitano il ritmo e l'intonazione di uno o più idiomi reali con intenti parodici.
Nel caso specifico di Mistero buffo, il linguaggio utilizzato da Fo era una mescolanza dei vari dialetti della Pianura padana.
Mistero buffo costituisce, per certi versi, il modello di quel quasi-genere che si è soliti definire teatro di narrazione.
Tra la fine degli anni sessanta e l'inizio dei settanta, Fo si schierò con le organizzazioni extraparlamentari di estrema sinistra e fondò il collettivo «La Comune», attraverso il quale tentò con grande passione di stimolare il teatro di strada.
 

 
Al 1970 risale Morte accidentale di un anarchico, opera che segna il ritorno di Fo alla farsa ed all'impegno politico; era chiaramente ispirata al caso della morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli.
Nell'opera, Luigi Calabresi è il commissario Sportivo, soprannominato «commissario Cavalcioni», che posiziona gli interrogati a cavalcioni di una finestra, accreditando l'ipotesi poi smentita dall'inchiesta della magistratura, della defenestrazione dolosa dell'anarchico.
La vicenda si svolge in una stanza della procura centrale di Milano con protagonista quel Matto che ricorre spesso nel teatro di Fo quando occorre rivelare verità scomode. Il Matto adotta vari travestimenti (psichiatra, giudice, capitano della scientifica e vescovo) mediante i quali la versione ufficiale dei fatti mostra tutte le sue contraddizioni e, dal tentativo di costruire una versione plausibile, emergono altre esilaranti incongruenze. Sul caso Pinelli, tra l'altro, Fo firmò una lettera aperta, pubblicata dal settimanale L'Espresso nel giugno 1971.
 
Negli anni ’70 Fo, insieme alla moglie Franca Rame, tornò in televisione con un programma chiamato «Il teatro di Dario Fo» (in onda su Rete 2, a partire dal 22 aprile 1977, ore 20:30).
La serie di trasmissioni avrebbe permesso al futuro premio Nobel di far apprezzare i propri lavori più recenti ad un'ancor più vasta schiera di persone. Nel programma vennero proposte tutte le pièce registrate alcuni mesi prima nella Palazzina Liberty dell'antico Verziere di Milano.
I titoli delle pièce erano: Mistero Buffo, che apriva la serie; Settimo: ruba un po' meno; Ci ragiono e canto; Isabella, tre caravelle e un cacciaballe; La signora è da buttare; Parliamo di donne, quest'ultima interpretata dalla sola Franca Rame.
A ribadire la fama trasgressiva o addirittura sovversiva della coppia Fo-Rame (fama che di fatto aveva costretto la coppia ad abbandonare la televisione nei primi anni sessanta), Il teatro di Dario Fo, e soprattutto Mistero Buffo, attirò l'attenzione del Vaticano che, per bocca del cardinale Ugo Poletti, reagì molto duramente ai modi e al linguaggio con cui nel programma si trattavano certi temi e personaggi religiosi o, più in particolare, ecclesiastici.
Una curiosità: anche se autore dei testi di molte canzoni (soprattutto per Enzo Jannacci), l'unica volta in tutta la sua carriera in cui Fo si è trovato nella hit parade dei 45 giri, anche se fra le posizioni più basse, è stata con la sigla del programma Il teatro di Dario Fo (sigla intitolata ironicamente «Ma che aspettate a batterci le mani?»).
  

 
 Il Premio Nobel 
Il 9 ottobre 1997 Fo ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura, con la seguente motivazione: «Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi».
Il commento di Fo è stato: «Con me hanno voluto premiare la Gente di Teatro.»
Il fatto ha provocato scalpore, in Italia come all'estero. La scelta di Fo da parte dell'Accademia Svedese, fra gli altri, prese in contropiede i molti rappresentanti della cultura italiana che, da anni, patrocinavano la candidatura di Mario Luzi.
 
Nel 1999 Dario Fo è stato insignito della laurea honoris causa dall'Università di Wolverhampton (Inghilterra centrale), insieme a Franca Rame.
L'avvento del secondo governo Berlusconi lo ha nuovamente sospinto verso una produzione d'impegno civile e politico, che si è infine concretata nell'allestimento di opere satiriche proprio su Silvio Berlusconi, da Ubu rois, Ubu bas a L'Anomalo Bicefalo (scritta insieme alla moglie): in quest'ultima commedia, incentrata sulle vicende giudiziarie, politiche, economiche di Berlusconi, Fo impersona il premier che, persa la memoria in seguito ad un incidente, riesce a riacquistarla confessando la verità sulle proprie vicende.
Della commedia è stata temporaneamente impedita la diffusione televisiva, a causa della querela presentata da Marcello Dell'Utri, il quale contestava la citazione di alcune sue vicende giudiziarie all'interno della sceneggiatura.
Contemporaneamente Fo ha portato in scena, insieme a Giorgio Albertazzi, una serie di spettacoli-lezioni sulla storia del teatro in Italia, spettacoli trasmessi anche in televisione, su Rai 2.
Nel 2005 Fo è stato insignito della laurea honoris causa alla Sorbona di Parigi, mentre l'anno successivo la stessa onorificenza gli è stata assegnata dalla Sapienza di Roma.
Prima di lui, solo altri due autori di teatro avevano ricevuto una laurea honoris causa dalla Sapienza: Luigi Pirandello e Eduardo de Filippo.
 
Nel 1973 la moglie Franca Rame venne sequestrata e violentata da alcuni neofascisti legati alla destra eversiva e ad ambienti militari, come ritorsione per l'attività politica svolta assieme al marito nei movimenti di sinistra.
La compagnia teatrale Fo-Rame ebbe numerosi processi e querele, nonché intimidazioni e minacce, compreso il posizionamento di bombe artigianali inesplose nei luoghi dove si esibiva.
Nel 1980 venne loro negato il visto d'ingresso negli Stati Uniti, ricevendo la solidarietà di Arthur Miller (vittima, negli anni cinquanta, del maccartismo, poiché accusato di essere comunista), Bernard Malamud, Richard Foreman, Martin Scorsese e altri.
Il 29 gennaio 2006 Fo ha partecipato alle elezioni primarie dell'Unione per designare il candidato a sindaco di Milano, ottenendo il 23,3% dei voti e piazzandosi perciò secondo, dopo il vincitore Bruno Ferrante: la campagna del premio Nobel per le primarie è raccontata dal documentario Io non sono un moderato di Andrea Nobile.
 
Fra le caratteristiche più note dell'opera di Fo ci sono l'anticonformismo, l'anticlericalismo e, più in generale, l'esercizio di una forte critica rivolta, attraverso lo strumento della satira, alle istituzioni (politiche, sociali, ecclesiastiche) e alla morale comune.
La sua costante opposizione a ogni forma di potere costituito rende Fo non soltanto un artista scomodo, ma l'antitesi degli intellettuali organici, tutti presi dal compito di conservare l'egemonia culturale già esistente o di crearne una alternativa.
Fo ha sempre usato i meccanismi della farsa, fondendoli con una satira di rara efficacia.
Rispetto alle prime commedie, però, col tempo si fanno più accentuati gli intenti satirici nei confronti del potere costituito. Lo spettacolo spesso si articola, secondo lo schema del teatro nel teatro, in una struttura a cornice, con una storia esterna che ne contiene un'altra.
La commedia si inserisce in un filone demistificatorio, ossia nel tentativo di raccontare fatti e personaggi della storia e dell'attualità secondo un'ottica alternativa (magari totalmente immaginaria), priva di quella retorica e di quegli stereotipi a cui la cultura ufficiale fa ricorso tanto di frequente. Questo è un nodo centrale nella poetica di Dario Fo, come egli stesso dichiara:
«La risata, il divertimento liberatorio sta proprio nello scoprire che il contrario sta in piedi meglio del luogo comune… anzi, è più vero… o almeno, più credibile.»
 
Si ringrazia Wikipedia per le note e le foto.