Associazione Castelli del Trentino – Di Daniela Larentis

«Gli incontri del giovedì»: Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico del Trentino, il 17 gennaio parlerà del centenario della Grande Guerra

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Il ciclo di serate predisposte dall’Associazione Castelli del Trentino denominato «Gli incontri del giovedì», organizzato dal presidente Bruno Kaisermann e dal vicepresidente, il giornalista, storico e critico d’arte Pietro Marsilli, prosegue nel 2019 con un nuovo appuntamento fissato per giovedì 17 gennaio. Titolo della conferenza: «1918-2018: a cosa è servito il centenario?».
L’incontro si terrà alle 20.30 a Mezzolombardo in Sala Spaur, Piazza Erbe, e avrà come protagonista Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico del Trentino.
 
Laureato in filosofia, Ferrandi ha svolto attività didattica e di ricerca presso l’Università di Bologna. Ha conseguito il titolo di dottore di ricerche in scienze storiche con una tesi sul repubblicanesimo francese del XIX secolo.
Conta al suo attivo numerosi saggi, monografie e curatele, articoli, consulenze storiche e supervisioni di filmati e documentari (ne citiamo solo un paio: «Sloi, la fabbrica degli invisibili», regia di K. Bernardi, 2009; «La strada di De Gasperi», regia di E. Negriolli, 2010). Fra le diverse pubblicazioni ne ricordiamo solo alcune, a titolo di esempio: «Un fiume di memorie. Trento 1858-1966» ed. Curcu e Genovese, 2004; «Un diario di città. Gli anni Quaranta a Trento», ed. Curcu e Genovese, 2005; «La regione Trentino Alto Adige|Sudtirol nel XX secolo. Politica e istituzioni» a cura di G. Ferrandi e G. Pallaver, Museo storico, 2007.
Dello stesso anno e dello stesso editore l’edizione in lingua tedesca.
 
Nessuno oggi come oggi può ragionevolmente affermare che la guerra sia una cosa buona, eppure la guerra, presenza costante nella storia umana, è ancora fra noi, è realtà quotidiana in molte zone del mondo.
È per questo che è importante, oggi più di ieri, vivendo in un mondo globale e multiculturale in continuo mutamento, difendere il valore della pace, ricordando, a cento anni di distanza, la brutalità di una guerra che, sconvolgendo l’Europa, ha cambiato i destini del vecchio continente.
In attesa dell’evento, abbiamo avuto il piacere di porgere a Giuseppe Ferrandi alcune domande.
 
Nell’incontro di giovedì 17 gennaio, su quali aspetti verrà focalizzata maggiormente l’attenzione?
«Proverò a tracciare un bilancio del Centenario della Prima guerra mondiale. Quattro anni (se non di più, visto che in Trentino si è iniziato nel 2013) caratterizzati dall’uscita di libri, organizzazione di eventi, convegni di studio e mostre, numerose commemorazioni e tanto dibattito.
«Il focus sarà dedicato alla cosiddetta public history. Si tratta di comprendere come e se la memoria pubblica della Grande Guerra è cambiata in occasione del Centenario.»
 
In estrema sintesi, per inquadrare bene l’argomento, quali furono le principali cause della fine dell’impero asburgico, a quando vengono fatte risalire le origini della crisi che ha poi portato ai noti eventi?
«È una domanda molto difficile alla quale hanno provato a rispondere gli storici in questi cento anni. Inviterei a riflettere sul fatto che tutti i grandi imperi, che per definizione ambivano a non essere semplicemente Stati nazionali, si dissolvono durante il conflitto o per le conseguenze dello stesso. E’ sufficiente elencarli: dall’impero degli zar al Reich tedesco, da quello turco all’impero asburgico.»
 
Quali sono state le principali iniziative organizzate dalla Fondazione per il centenario della Grande Guerra al fine di riportare all'attenzione del pubblico l'importanza della memoria storica?
«Come Fondazione Museo storico del Trentino, consapevoli dell’importanza che la Grande Guerra ha avuto per la storia della nostra comunità, abbiamo organizzato tantissime iniziative di carattere divulgativo e scientifico.
«Nel 2014 abbiamo iniziato con la grande mostra La Grande Guerra sul grande schermo, partendo dal fatto che il cinema è nato contemporaneamente a quel tipo di guerra totale, moderna, epocale.
«In generale si è voluto garantire che la dimensione locale, l’attenzione alla specificità della storia del Trentino popolo scomparso, si collocasse in un contesto più ampio, quello della guerra europea.
«Ma in questo compito, ovviamente, non siamo stati soli. Un ruolo determinate di capofila del sistema trentino è stato svolto dal Museo storico italiano della guerra di Rovereto.»
 
Il Museo storico del Trentino gestisce Le Gallerie di Piedicastello, nelle quali, affrontando il tema della Grande Guerra, è stata proposta «L'ultimo anno: 1917-1918», la mostra che racconta le ultime fasi del conflitto sul fronte italo austriaco viste dalla prospettiva dei soldati e da quella dei civili. Attraverso il percorso espositivo che cosa si è voluto evidenziare?
«È innanzitutto una mostra che avuto un successo straordinario. Per questo motivo abbiamo deciso di prorogarla almeno fino a primavera. Il suo allestimento nella galleria nera evidenzia il disordine e il caos prodotto dalla guerra, specie nel suo anno finale.
«Non è sufficiente raccontare cronologicamente i fatti bellici, le battaglie, le offensive e le ritirate. È necessario accostarsi all’esperienza dei soldati e alle forme diverse che la guerra ha assunto. Così come grande attenzione è stata dedicata alla condizione di vita dei civili e al cosiddetto fronte interno.
«Faccio solo un esempio: nei toni un po’ retorici usati a livello nazionale per commemorare la Grande Guerra ho sentito parlare pochissimo dei profughi friulani e veneti, del destino dei prigionieri e del ruolo avuto dalle donne nella militarizzazione del lavoro e della società civile.»
 
Potrebbe condividere con noi una riflessione su un conflitto che ha cambiato la storia del nostro tempo?
«Confermare il suo carattere epocale, il fatto che abbia prodotto il Novecento e che abbia segnato una forte discontinuità rispetto al periodo precedente. Se leggiamo con attenzione il ’14-’18 troviamo moltissimi spunti per interpretare la modernità e le sue contraddizioni.»
 
Concludendo con un pensiero riassuntivo, prendendo spunto dal titolo della conferenza: «1918-2018: a cosa è servito il centenario?»
«Spero davvero sia servito sotto il profilo culturale e quello civile. Personalmente oscillo tra un ragionevole ottimismo e un rassegnato pessimismo.»
 
Ricordiamo che tutti gli incontri in programma godono del patrocinio della Regione Trentino Alto-Adige, della Provincia Autonoma Trento, della Comunità Rotaliana, del Comune di Mezzolombardo; inoltre, della collaborazione dell’Accademia degli Agiati di Rovereto, della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, del Museo degli Usi e Costumi della gente Trentina e della Fondazione Museo Storico del Trentino.
Sono riconosciuti da IPRASE e validi ai fini dell’aggiornamento del personale docente della Provincia Autonoma di Trento.
 
Daniela Larentis – [email protected]