Alzheimer, malattia e problema sociale – Di Nadia Clementi
Ne parliamo con il dott. Daniele Orrico, direttore del reparto di neurologia presso l’ospedale Santa Chiara di Trento
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La malattia di Alzheimer è una patologia che deve il suo nome allo scopritore, un medico di nome Alois Alzheimer, che nel 1906 scoprì dei cambiamenti nel tessuto cerebrale di una donna deceduta per una strana malattia mentale.Si tratta di una patologia degenerativa delle cellule cerebrali che provoca demenza, cioè un declino progressivo delle funzioni intellettive e della memoria, con alterazioni della personalità e del comportamento.
Le persone malate perdono progressivamente la loro autonomia fino a diventare totalmente dipendenti dagli altri per le necessità più elementari, come lavarsi, vestirsi, nutrirsi. Si manifesta prevalentemente dopo i 60 anni, anche se esistono casi molto più rari di esordio fra i 30 e 50 anni.
La malattia di Alzheimer sembra risultare più frequente nel sesso femminile e in soggetti con basso livello di scolarità. Poiché la popolazione ha un’aspettativa di vita superiore rispetto agli anni passati, si prevede per il futuro un aumento del numero di pazienti con tale patologia.
Si tratta di un vero problema sociale: recenti statistiche indicano che in Italia i malati sono più di 500mila.
Per tale motivo l’Alzheimer è diventato il terzo problema sanitario dopo le malattie cardiache e i tumori.
Per saperne di più ci siamo rivolti ancora una volta all’esperto dott. Daniele Orrico che segue i malati di Alzheimer in collaborazione con la dottoressa Manuela Buganza, presso il reparto di Neurologia dell'ospedale S. Chiara di Trento.
Il dott. Daniele Orrico.
Dott. Daniele Orrico sono in aumento i malati di Alzheimer? Ci sono dati significativi nel nostro territorio?
«Non disponiamo, per il Trentino, di dati epidemiologici locali. Possiamo quindi al momento solamente fare una stima del numero dei malati in rapporto alla popolazione sulla base di dati elaborati in altre realtà.
«La malattia di Alzheimer è la principale causa, non l’unica, di demenza, essendo responsabile di circa il 60% dei casi di tale problema.»
Quali sono le persone più colpite e perché?
«Come ha detto lei in premessa, le persone maggiormente colpite sono di età adulta avanzata, ma la precisa ragione della malattia ancora non è chiara.»
Quali sono i sintomi precoci della malattia di Alzheimer?
«I primi sintomi sono per lo più disturbi di poco conto della memoria, che però con il passare del tempo si rendono evidenti al punto che il soggetto interessato o i suoi familiari richiedono un parere medico.»
Quali sono le avvisaglie che dovrebbero far preoccupare le persone e spingerle ad effettuare un controllo neurologico?
«La comparsa di disturbi della memoria inizialmente molto sfumati e subdoli, ma che poi si accompagnano a manifestazioni più evidenti legate alla perdita di funzioni cognitive (il mancato riconoscimento dei luoghi, delle persone, delle attività, dell’utilizzo dei comuni oggetti in casa o sul luogo di lavoro) sono i segnali di qualcosa di profondo ed importante che sta avvenendo.
«La loro comparsa è impossibile da collocare esattamente nel tempo: ha un decorso che è evolutivo e peggiora, ma non consente di definire la data precisa di inizio. Ad un certo punto la famiglia o la persona colpita si rende conto che non si tratta di comuni dimenticanze, ma che c’è qualcosa di più rilevante.»
Cosa possiamo fare per non perdere la memoria?
«L’utilizzo della memoria mantiene attivo l’organo da cui tale funzione dipende, quindi un ambiente e una vita attiva possono aiutare. Purtroppo questo non è sufficiente a scongiurare la malattia.»
È una malattia genetica?
«Nella stragrande maggioranza dei casi è sporadica, cioè non colpisce su base familiare.»
Può manifestarsi anche in persone giovani? Quali le cause?
«Come tutte le manifestazioni biologiche dire che la malattia predilige l’età avanzata non esclude le persone più giovani dall’incorrere in essa. Non sono note le o la causa della patologia.»
Come si fa la diagnosi di demenza di Alzheimer?
«La diagnosi di certezza si ottiene solo con l’esame autoptico (autopsia) dell’encefalo della persona malata, e quindi dopo la morte.
«In vita si parla, in base alla ricchezza della sintomatologia, di malattia di Alzheimer possibile o probabile.»
È possibile curare l'Alzheimer con una terapia farmacologica?
«Purtroppo non essendo noto il preciso meccanismo che porta alla malattia non si dispone di una cura risolutiva; i farmaci ne rallentano il decorso.»
In che cosa consiste la riabilitazione? Quali comportamenti sono utili alla prevenzione della malattia Alzheimer?
«La riabilitazione consiste in strategie finalizzate a ridurre l’impatto della malattia sul livello di autosufficienza, permettendo di mantenere elevato il livello di autonomia e di qualità della vita del paziente.
«Mantenere cervello e corpo adeguatamente allenati contribuisce a prevenire la malattia di Alzheimer.»
Uno stile di vita non corretto può contribuire allo sviluppo della malattia?
«Uno stile di vita non corretto può peggiorare l’evoluzione della patologia, in quanto numerosi studi hanno dimostrato che vivere in modo sano con un’alimentazione corretta e un’attività fisica adeguata serve a contrastare i fattori di rischio vascolare (per esempio ipertensione arteriosa, diabete mellito, obesità), implicati nella patogenesi della malattia di Alzheimer.»
Dottoressa Manuela Buganza.
È vero che la vitamina D e la memantina assumono particolare importanza nella dieta di un malato di Alzheimer?
«Alcuni studi recenti hanno effettivamente correlato il deficit di vitamina D ad un aumento dei disturbi cognitivi.
«Per quanto riguarda la memantina, essa fa parte dei farmaci utilizzati per il rallentamento della progressione di malattia di Alzheimer.»
Qual è la situazione generale degli studi sull'Alzheimer?
«Gli studi sulla patogenesi nella malattia di Alzheimer e di conseguenza sulle eventuali terapie possibili stanno proseguendo.
«Fonti ufficiali stimano che entro il 2025 potranno esserci terapie efficaci per la cura della patologia.»
Che cosa sono le nanoparticelle? Possono essere uno strumento efficace per combattere l’Alzheimer?
«Un recente studio europeo riguarda la realizzalizzazione di nanoparticelle in grado di attraversare la barriera emato-encefalica per raggiungere il cervello, sede principale della malattia di Alzheimer.
«In futuro a tali nanoparticelle verranno legate molecole in grado di riconoscere e distruggere le placche amiloidi, cioè i depositi tossici derivati dalle proteine che si depositano nel cervello in tale malattia.»
Nanoparticelle.
E per il futuro cosa si prevede?
«Il futuro immediato prevede l’utilizzo dell’immunoterapia nella malattia di Alzheimer, che consiste in due possibilità. In primo luogo può essere di forma attiva, quindi prevede la stimolazione del sistema immunitario allo scopo di ottenere una risposta anticorpale diretta contro la proteina A-beta (vaccino).
«La seconda alternativa consiste nell’introduzione di anticorpi antiamiloide già costituiti per prevenire la formazione dell'amiloide, cioè di un prodotto dannoso per il cervello, o aumentarne l’eliminazione (immunoterapia passiva).»
Il trapianto delle cellule staminali neuronali di origine fetale rappresentano una speranza?
«Per il momento le cellule staminali non rappresentano una speranza per i malati di Alzheimer.»
In che modo sono assistiti i malati di Alzheimer sul nostro territorio?
«Per l’assistenza ai malati di Alzheimer in Trentino, come nel resto dell’Italia, si cerca di costruire una rete di collaborazione con i servizi ospedalieri, la medicina generale e i servizi sociali.
«In Trentino è inoltre presente e attiva l’Associazione Alzheimer, portavoce delle istanze del malato e della sua famiglia. Il reparto di Neurologia di Trento collabora in maniera molto attiva con tale associazione.»
Qual è il ruolo della famiglia?
«Il ruolo della famiglia nell’assistenza al malato di Alzheimer è fondamentale perché la maggior parte dell’impegno di cura e assistenza ricade su di essa.»
Quali altri consigli può dare?
«Non ignorare i possibili segni precoci di malattia e non aspettare il verificarsi di una crisi per consultare un medico.
«Se la malattia è diagnosticata prontamente ci si può organizzare e gestire al meglio.
«Accettare la diagnosi è difficile ma è necessario per pianificare la propria vita.»
Nadia Clementi - [email protected]
Dott. Daniele Orrico - Dott.ssa Manuela Buganza