Grande Guerra: cent'anni cominciava la Battaglia della Somme

Durò fino al 18 novembre provocando più di 300mila morti senza portare alcun risultato

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Gli storici fanno cominciare la Battaglia della Somme il 1° luglio 1916, quando fu ordinato alle fanterie anglo-francesi di attaccare le trincee tedesche là dove le forze alleate si congiungevano, il fiume Somme appunto.
Noi però la facciamo risalire al 24 giugno, quando il comando alleato diede il via ai bombardamenti preparatori, utilizzando i 3.000 cannoni che avevano raggruppato (qualche fonte parla di 6.000 cannoni), dotati di quasi due milioni di proiettili.
La battaglia terminò il 18 novembre dello stesso anno, ma fu un susseguirsi di varie offensive intervallate da lunghe pause dettate un po’ dal maltempo e un po’ dalla necessità di riorganizzare le forze.
In tutto la battaglia provocò agli alleati dell’Intesa la perdita di 623mila uomini (di cui 146mila morti o dispersi) e ai tedeschi la perdita di 645mila uomini (di cui 164mila morti o dispersi). Qualcuno dice che sia stata la battaglia più sanguinosa di tutto il conflitto: più di 300mila morti senza raggiungere alcun risultato.
E tutto questo mentre più a sud, a Verdun, la grande battaglia voluta dal comando tedesco era ancora in pieno svolgimento. La battaglia della Somme tuttavia non era stata attivata per alleggerire il fronte di Verdun, ma perché i comandi anglo-francesi avevano valutato la situazione come «propizia per tentare di rovesciare le sorti della guerra».
Fino a quel momento infatti era stata la Germania ad assumere le iniziative, mentre adesso si trovava in una posizione più debole. Da una parte era costretta a sostenere l’alleato danubiano, impegnato a combattere sugli altopiani del Trentino, dall’altra doveva respingere l’ennesimo poderoso attacco dei Russi in Galizia.
Come abbiamo visto nella puntata precedente, l’attacco russo – non concordato con l’Italia – aveva costretto Conrad a trasferire d’urgenza molti reparti dal Trentino alla Galizia, perdendo così la Strafexpedition.
 

 
Le forze messe in campo nella battaglia della Somme furono di 51 divisioni britanniche e 48 francesi, mentre i tedeschi avevano potuto schierarne solo 50.
Il comando alleato era formato dal francese Joffre (che aveva affidato l’incarico operativo a Foch) e dall’inglese Haig (succeduto a French), i quali avevano dispiegato un dispositivo formato dalla VI Armata britannica al comando del generale Ravolinson, la V Armata britannica agli ordini del generale Gough, la VI Armata francese comandata dal generale Fayolle e la X Armata francese agli ordini del generale Micheler.
I tedeschi, guidati dal comandante in capo Falkenhayn, avevano disposto su quel fronte la Seconda Armata agli ordini di von Below, composta da sole 12 divisioni. Nel corso della battaglia Falkenhayn rinforzò l’armata di von Below di altre 40 divisioni.
Come abbiamo detto, l’azione cominciò all’alba del 24 giugno, quando le artiglierie alleate ricevettero l’ordine di aprire il fuoco.
La tempesta di proiettili si abbatté sulle prime linee della Seconda Armata imperiale, composta da cinque divisioni. Le altre sette erano di riserva nelle retrovie.
Il piano di difesa di von Below era semplice, quanto cinico. I singoli comandanti in sott’ordine dovevano considerarsi autonomi. Unico ordine perentorio era difendere il proprio settore fino in fondo. La ritirata non era prevista neanche nel caso di accerchiamento.
 

 
Il terribile bombardamento franco-inglese durò una settimana. Furono sette giorni di angoscia e devastazione per i difensori, sepolti nei propri camminamenti, nei propri rifugi. I superstiti perdettero ogni capacità reattiva e non a caso, quando arrivarono, gli alleati riuscirono a far prigionieri molti tedeschi frastornati che non sapevano che cosa avrebbe potuto accadergli di peggio.
Per contro, la durata di una settimana dei bombardamenti consentì ai tedeschi di organizzare meglio le linee retrostanti alle prime.
Improvvisamente, poco prima dell’alba del 1° luglio il bombardamento cessò.
Alle sette di mattina, francesi e inglesi scattarono dalle proprie posizioni e andarono all’attacco delle prime linee tedesche. Trovarono tutto divelto, macerie frammiste a cadaveri.
I primi tedeschi incontrati, come detto, si arrendevano intontiti. E veder passare tanti prigionieri rincuorò i soldati in attesa di compiere l’assalto successivo.
Le notizie dal fronte erano favorevoli per l’intesa. Alla sinistra i battaglioni di Haig si erano impadroniti di Montauban e Hardecourt.
Alla destra i francesi e i coloniali entravano a Frise e Herbecourt.
Ma fin dalle prime ore dell’avanzata, la reazione dei prussiani in seconda linea - nonostante l’inferiorità numerica – fu teutonica: organizzarono una difesa sempre più articolata e attiva. Le loro mitragliatrici apparivano sempre nei punti chiave del fronte.
Francesi e inglesi continuavano ad avanzare, ma solo combattendo. Lo slancio iniziale venne presto contrastato.
 

 
Tra il 2 e il 3 luglio, gli alleati conquistarono altro terreno. Ma si trattava di progressi visibili solo sulle mappe. La battaglia tornò al logorio degli assurdi combattimenti precedenti.
Il problema vero emerse quando gli alleati decisero di portare avanti le artiglierie per ripetere lo stesso sforzo preparatorio sulle seconde linee nemiche. Il disastro fatto dalle centinaia di migliaia di cannonate aveva reso impraticabile il terreno.
Impossibile trasportare i cannoni, mentre i rifornimenti dovevano compiere lunghi tragitti privi di protezione dal fuoco nemico.
Il 10 luglio la battaglia sostò, proprio per riorganizzare i reparti e risolvere il problema logistico delle bocche da fuoco.
La strage ricominciò il 14 luglio e i combattimenti continuarono a ondate alterne per mesi.
Alla fine i tedeschi si erano attestati in una linea più arretrata mediamente di 8 km, ma imbattibile.
I francesi e gli inglesi si dichiararono soddisfatti dei loro risultati, ma in realtà l’unico risultato concreto ottenuto era dato dalla grande quantità di nemici fatti prigionieri: quasi 73.000.
Un dettaglio sfuggì a tutti in quel momento. Vennero usati per la prima volta i tank, che portarono alcuni risultati concreti, essendo riusciti a superare trincee, camminamenti, macerie per diversi chilometri.
Ma nessuno valutò questi risultati.
 
G. de Mozzi
(Precedenti servizi sul centenario della Grande Guerra)

Si ringrazia Wikipedia per le foto che ci ha lasciato scaricare.