«Il sorriso rappresenta l’anima della vita» – Di Nadia Clementi

Ma assume un ruolo primario nei rapporti lavorativi e sociali. Per questo parliamo con lo specialista dott. Tiziano Bombardelli

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Prosegue la nostra rassegna di interviste ai medici e oggi abbiamo il piacere di parlare con il dott. Tiziano Bombardelli, odontoiatra dalla rilevante esperienza professionale e con una grande competenza nell’ambito dell’estetica dentale.
Nel suo studio in via Piave a Trento il dottore esercita l’attività di libero professionista, dedicandosi in particolare alla riabilitazione estetica e funzionale su denti naturali e impianti.
Esegue sia procedure della protesi tradizionale sia tecniche più innovative, con particolare riguardo ai trattamenti protesici minimamente invasivi per l’applicazione di faccette, restauri parziali, corone e ponti in ceramica integrale.
Da molti anni collabora con il dott. Mauro Fradeani con il quale ha contribuito alla pubblicazione dei due volumi «La riabilitazione estetica in protesi fissa» (Quintessenza Edizioni) tradotti ormai in 13 lingue straniere.
Il dott. Tiziano Bombardelli è particolarmente attento alla valutazione medica, psicologica ed estetica del paziente.
Per questo motivo, prima di rispondere alle nostre domande ha ritenuto opportuno sottolineare che l’odontoiatria oggi, assieme all’aspetto funzionale, aggiunge una particolare importanza al risultato estetico dell’intervento.

 Chi è il dott. Tiziano Bombardelli
Il dott. Tiziano Bombardelli consegue la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Pavia (1981) e la specializzazione in Odontostomatologia presso l’Università di Milano (1984).
è socio attivo dal 2002 dell’AIOP (Accademia Italiana di Odontoiatria proteica) e dal 2012 dell’IAED (Accademia Italiana di Odontoiatria Estetica).
Dal 1985 svolge la libera professione, dedicandosi in prevalenza alla Protesi,alla Parodontologia e all’Implantologia a Trento.

 Racconta il dott. Tiziano Bombardelli
«Il sorriso» rappresenta l’anima della vita ed è responsabile del 70% dell’intero aspetto estetico del viso.»
Chi è infatti conscio di non avere un bel sorriso generalmente lo nasconde con una mano, o sorride cercando di scoprire pochissimo denti e gengive, creandosi quasi un complesso.
Per questo a volte può bastare un dente curato o una ruga eliminata per restituire sicurezza al paziente.
In ognuno di noi sono infatti presenti un profondo desiderio e un forte rispetto per il bello, aspetti che sono sempre stati predominanti nella cultura e nei sentimenti umani, sia perché il concetto di bello è piacevole per i sensi, sia per lo status symbol che ad esso viene associato.
Certamente gli elementi per valutare la bellezza umana sono soggettivi e molto influenzati dalla società, dalla moda, dalle emozioni, dall’età e dalla storia individuale, ma le linee geometriche generali di un volto, che danno origine alla percezione del bello, possono andare oltre in quanto sensibili a istinti umani fondamentali e a preferenze innate. In altre parole, la bellezza parla un linguaggio universale.
Anche se la psicologia evolutiva non è ancora in grado di determinare il volto esatto della bellezza, sembrano esservi una certa proporzione, un’unità ed un ordine di insieme del viso che gli individui considerano piacevoli allo stesso modo.
Tuttavia la nostra capacità di esibire un bel sorriso dipende direttamente dalla bellezza strutturale del viso, ossia dalla relazione e dalla disposizione degli elementi dentari, dai tessuti gengivali e dalle labbra. Se c’è armonia, questi aspetti saranno fondamentali per la qualità del proprio sorriso.
L’odontoiatria moderna punta, oltre che alla funzionalità, anche all’estetica, offrendo numerose alternative e soluzioni in grado di recuperare l’aspetto desiderato.
Come? Lo scopriremo nella seguente intervista.
 
Dott. Tiziano Bombardelli, vuole parlarci del sorriso?
«Un sorriso piacevole può produrre un’aura che amplia la bellezza del viso, e fa parte delle qualità e virtù della personalità umana.
«In effetti fra le espressioni umane non esiste nulla di più significativo di un bel sorriso.»
 
Quali sono i denti del sorriso?
«Essenzialmente si tratta dei sei denti anteriori che comprendono i due incisivi centrali, i due incisivi laterali e i due canini.
«Nei sorrisi ampi si possono arrivare ad esporre anche i premolari fino ai primi molari.
«Il numero di denti esposti durante il sorriso ne definisce l’ampiezza.»
 
Cosa rende attraente un sorriso?
«Ci sono diversi elementi che contribuiscono a rendere un sorriso piacevole; direi che la prima caratteristica è la visibilità degli incisivi centrali superiori, che devono essere dominanti nel sorriso, sulla base del profilo e delle labbra del paziente.
«La loro lunghezza varia da 10,5 a 11,2 mm per una larghezza di 8,5 -9mm, un rapporto che si deve sempre rispettare.
«Poi è importante la simmetria di tali denti rispetto alla linea mediana del viso, nel senso che la linea inter-incisale che separa i due incisivi centrali superiori deve coincidere con quella mediana del viso ed essere parallela all’orizzonte.
«Un sorriso attraente in genere è convesso, cioè i denti non sono tutti sulla stessa linea, ma gli incisivi centrali sono più lunghi dei laterali, i canini tornano ad essere più lunghi degli incisivi laterali ma più corti di quelli centrali.
«Anche le aree di contatto fra i denti anteriori tendono a portarsi verso la gengiva mano a mano che ci spostiamo dai centrali, verso i canini venendo così a disegnare delle V rovesciate (embrasures) che si ingrandiscono a mano a mano che ci si sposta posteriormente nell’arcata dentale.
«Idealmente questa convessità del sorriso dovrebbe armonizzarsi con la concavità del labbro inferiore quando la persona sorride. In realtà esiste una check-list per creare una composizione armonica del sorriso che prende in considerazione la forma dei denti, la loro disposizione, la macro e micro tessitura superficiale, la tinta, il valore, il croma e la traslucenza cioè la capacità di farsi attraversare dalla luce.»
 
 
 
 
 
«Oltre all’estetica bianca rappresentata dai denti, c’è anche un’estetica rosa legata alle gengive. Idealmente i livelli gengivali dovrebbero essere alla stessa altezza sui centrali e canini e più bassi sui laterali.
«Un sorriso gradevole non dovrebbe esporre più di 2,5 mm di gengiva. Per un esposizione gengivale superiore ai 3 mm si parla di sorriso gengivale (gummy smile, foto seguente).»
 
 
 
Un sorriso può diventare vecchio col tempo?
«Con l'avanzare dell'età si assiste spesso ad un’usura fisiologica della dentatura, nel senso che i denti si abradono, quindi si accorciano, perdono volume e non si vedono più nel sorriso; la perdita dello smalto inoltre, lascia trasparire il colore più giallognolo della dentina sottostante.
«I denti si possono consumare anche per erosione acida che proviene dall’esterno con l’assunzione di bevande acide come i succhi di frutta, la coca cola, il redbull, il gatorade ect, o dall’interno, le persone che soffrono di esofagiti, ernie iatali, reflussi gastroesofagei o vomito frequente.
«Non va sottovalutata l’usura da abrasione meccanica per spazzolamento energico o per spazzolini dalle setole troppo dure. E infine l’usura da attrito che si verifica in persone che stringono o digrignano i denti per lo stress (bruxismo).
«Tutti questi fattori invecchiano un sorriso, ma con le nuove terapie lo si può ringiovanire.
«In questi casi il trattamento consiste nel rimettere ciò che è andato perduto nel tempo, ossia sostituire con sola ceramica lo smalto ed eventualmente anche la dentina perduti e restituire così al dente il volume, la forma e la tinta originaria.»
 
 
   
Concretamente come si interviene?
«C’è un protocollo da seguire. Molta cura va messa nella documentazione fotografica che richiede un'attrezzatura piuttosto sofisticata; fondamentale infatti è predisporre una sequenza di foto realizzate con inquadrature prestabilite.
«Utili sono anche i filmati, perché il sorriso è un momento dinamico che coinvolge anche le labbra.
«Con foto e filmati è possibile progettare e pianificare un sorriso digitale ideale per una determinata situazione clinica (Digital Smile Design) e mostrarlo al paziente che ha così la possibilità di capire quello che il dentista gli propone vedendolo sullo schermo di un computer prima di iniziare il trattamento.
«Così il paziente può decidere di “indossare” questo sorriso digitale.»
 
In che modo?
«Vengono prese delle impronte che vengono inviate all'odontotecnico assieme alla pianificazione digitale. Sui modelli in gesso ottenuti dalle stesse, il tecnico costruisce in cera il sorriso (wax-up) che viene poi copiato da un silicone trasparente che ricalca esattamente quanto realizzato dal tecnico.
«A questo punto all'interno di questa sorta di mascherina in silicone trasparente viene inserito del materiale ad alta valenza estetica, in genere una resina composita per le otturazioni estetiche.
«Si attende il suo indurimento per circa un minuto e il gioco è fatto. Il paziente può vedere subito come sarà il lavoro finito senza toccare i denti (mock-up). «Tutti i casi che presentano usura, o dove in qualche modo i denti hanno perso volume o nei quali si deve modificare la forma, possono essere previsualizzati con questa tecnica.
«L’unico caso in cui non si può avere questa previsualizazzione è quando per migliorare si deve intervenire togliendo sostanza dentale.»
 
 
 
Che materiale viene usato per ricreare questo nuovo sorriso.
«Oggi c'è l'imbarazzo della scelta per quanto riguarda i materiali. Se come in questi casi si deve privilegiare l'estetica, ci si deve orientare su ceramiche traslucenti come le feldspatiche o quelle a base di disilicato di litio che possiedono un ottimo rapporto fra traslucenza e resistenza.
«Con questa nuova tecnica (M.I.P.P. Minimally Invasive Prosthetic Procedure), messa a punto dal Dott. Mauro Fradeani, le preparazioni dentali sono confinate allo spessore dello smalto. È quindi necessario preparare i denti servendosi di sistemi di ingrandimento e mascherine in silicone che forniscano degli indici di profondità delle preparazioni, poiché gli spessori vanno da 3 a 8 decimi di millimetro.
«Naturalmente ci devono essere poi dei tecnici molto abili che sappiano stratificare la ceramica in spessori così minimi.»
 
 
 
Che durata può avere nel tempo una bocca ricostruita con questi nuovi materiali?
«L'importanza di lavorare in spessori sottili è quella di mantenere una maggiore quantità di smalto per sfruttare i vantaggi della cementazione adesiva.
«Questo tipo di cementazione prevede un pretrattamento della ceramica e dello smalto dentale, detto mordenzatura, che permette di creare un intimo contatto fra ceramica e smalto grazie ad un legame sia di tipo chimico che micromeccanico.
«Naturalmente è una procedura sensibile alla manualità ed esperienza dell’operatore. Perciò per rispondere alla sua domanda, direi che questi lavori non hanno un limite di durata, l'importante è eseguire tutti gli steps con estrema cura (isolamento del campo con diga di gomma, tempi di mordenzatura corretti per la ceramica e per lo smalto, silanizzazione della ceramica, applicazione dei primers e degli adesivi), sia per la parte clinica che per quella odontotecnica.
«Una particolare attenzione va posta nel controllo dell’occlusione (il modo in cui i denti vengono a contatto fra di loro) e nel controllo dell’igiene del paziente.»
 
Allora tutti possono sperare in un sorriso da star?
«Direi di si. Ovviamente ci deve essere il desiderio. Non stiamo parlando di un odontoiatria di necessità ma di desiderio.
«Non si deve dimenticare però che i denti anteriori svolgono un ruolo importante oltre che nell’estetica, anche nel linguaggio, nel supporto del labbro superiore e sono importanti organi sensoriali che guidano la mandibola nel modulare la forza con cui si masticano cibi di diversa consistenza.»
 
Se si volesse soltanto sbiancare i denti senza modificare o idealizzare il sorriso quale è il suo consiglio?
«Prima di tutto vorrei sconsigliare i prodotti a base di agenti sbiancanti presenti sul commercio, poiché si è visto che contengono sostanze acide che quindi intaccano la sostanza organica dello smalto e lo rimuovono anche se in spessori minimi.
«Lo sbiancamento dentale cambia la luminosità del dente, di conseguenza il sorriso risulta piacevole e giovane.
«Una tecnica che funziona e mantiene la sua efficacia nel tempo è l'uso del perossido di carbammide al 10% sotto forma di gel che viene messo nelle mascherine trasparenti da indossare la notte per 10-15 notti ,e seguito a fine trattamento da applicazioni di gel di fluoro. Queste mascherine vengono preparate sui modelli in gesso del paziente. »
«Esiste anche una tecnica che viene fatta in studio, dove il prodotto in genere acqua ossigenata (perossido di idrogeno) ad alta concentrazione viene attivato da una luce o dal laser. È un intervento efficace al momento, ma va integrato da tecniche domiciliari con le mascherine se si vuole ottenere un effetto duraturo.»
 
 
 
Per concludere che consiglio vuole dare ai nostri lettori?
«Vorrei dire che i denti, anche se non sono tutto nella vita, rappresentano tuttavia un patrimonio importante da difendere, servono nella masticazione, nel linguaggio, nella deglutizione e non ultimo nell'equilibrio posturale.
«Per quanto riguarda il sorriso, indipendentemente dalla sua piacevolezza, va comunque donato perché rende felice il cuore, arricchisce chi lo riceve senza impoverire chi lo dona.
«Nessuno ha così tanto bisogno di un sorriso come colui che non sa darlo. (J.Faber
 
Nadia Clementi - [email protected]
Dott. Tiziano Bombardelli - [email protected]
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