Afghanistan: contestati i risultati elettorali del 14 giugno

Dal primo conteggio Ashraf Ghani avrebbe ottenuto il 56,4% dei voti, ma il rivale Abdullah Abdullah contesta ora la veridicità delle proiezioni

Lo scorso mercoledì 2 luglio, la Commissione Elettorale Indipendente (IEC) afgana, ha reso noti i risultati preliminari del secondo turno delle elezioni presidenziali, tenutosi lo scorso 14 giugno.
Dal primo conteggio, sembrerebbe che l’ex economista della Banca Mondiale, Ashraf Ghani, abbia ottenuto il 56,4% dei voti, ribaltando, di fatto, la netta affermazione al primo turno del suo rivale Abdullah Abdullah, che contesta ora la veridicità delle proiezioni.
Secondo le denunce di Abdullah, infatti, gli attuali risultati sarebbero stati falsati dai pesanti brogli, messi in atto durante l’ultima tornata, che avrebbero interessato soprattutto alcune province orientali, bacino elettorale di Ghani.
 
Già nelle settimane successive alla consultazione, i sostenitori di Abdullah erano scesi in piazza per manifestare contro tali irregolarità e contro l’apparente coinvolgimento della stessa Commissione, tanto da indurre il Segretario della IEC, Ziaul Haq Amarquel a rassegnare le proprie dimissioni.
Il rifiuto di Abdullah di riconoscere i risultati e l’intenzione di formare, in caso di sconfitta, un governo parallelo all’autorità ufficiale ha suscitato la preoccupazione della Comunità Internazionale che guarda alla dilatazione dello stallo politico in atto e alla delegittimazione del processo elettorale come ad una pericolosa minaccia per la futura stabilità istituzionale del Paese.
In proposito, il Segretario di Stato americano, John Kerry, è giunto a Kabul nella giornata di venerdì per cercare di trovare una soluzione condivisa tra le parti che possa, da un lato, porre termine al braccio di ferro tra i due candidati, dall’altro, assicurare la tutela e la credibilità delle istituzioni governative, messe in discussione dall’attuale impasse politico.