Storie di donne, letteratura di genere/ 342 – Di Luciana Grillo

Viola Ardone, «Una rivoluzione sentimentale» – Un romanzo scritto bene, pulsante di vita, ricco di contraddizioni, espressione di mondi diversi che si incrociano

Titolo: Una rivoluzione sentimentale
Autrice: Viola Ardone
 
Editore: Salani 2020
Genere: Narrativa moderna e contemporanea

Pagine: 264, Brossura
Prezzo di copertina: € 13,90
 
Zelda è una giovane donna affascinante, di una famiglia della buona borghesia napoletana, ricercatrice universitaria al seguito del professor Corbinci, legata al suo amico-collega Marcello da un sentimento di amore e di libertà.
È un po’ snob, abituata ad arrivare in ritardo alle lezioni, «così che tutti si giravano per assistere allo spettacolo della sua sovrana indifferenza mentre il docente si fermava, perdeva il filo, la guardava in una specie di rimprovero impacciato… Arrivava nella grande aula a semicerchio con un berretto rosa calcato sulle orecchie e una corolla di riccioli dorati intorno alla faccia, si sedeva quasi sempre in prima fila… e si metteva a fare la lana. Alla fine della lezione se ne usciva con mezzo metro di sciarpa in più appesa ai ferri».
 
Improvvisamente viene catapultata in una scuola di provincia, in una zona degradata, e comincia in quell’ambiente così lontano dal suo una sorta di viaggio nell’umanità desolata, fra ragazzi che parlano in dialetto, che creano figure inesistenti e la chiamano prussurè, compatti nel non entrare a scuola «per manifestare contro la discarica di Trepuzzi, nella zona occidentale del paese».
Marcello le ricorda che per lei non era «possibile insegnare niente e che piuttosto che frequentare degli adolescenti maleodoranti avresti preferito fare il turno di notte in una fabbrica…» ma Zelda è veloce nel rispondergli: «Amo contraddirmi. Credo che sia una manifestazione di ricchezza interiore».
 
A scuola, mantiene le distanze, legge per rimanere isolata, prova «una sensazione di tenerezza per quella donna sfigurata dalla paura di non essere all’altezza del ruolo che le era stato affidato…» e quella donna è la preside, «una donna che, nonostante tutto, andava in scena ogni giorno sul palcoscenico della vita a prendersi i suoi fischi».
In un’altra dimensione c’è la mamma di Zelda, ricoverata in una casa di riposo dove sta dimenticando se stessa e dove Zelda incontra un nuovo primario, Giacomo, che la incuriosisce e le sfugge.
«Se Marcello era il suo gemello, Giacomo era la sua immagine riflessa nello specchio, il suo negativo… Anche lui viveva nei libri, ma quei libri raccontavano storie che non lasciavano nessuno spazio alla fantasia.»
 
La rivoluzione di Zelda si insinua lentamente fra le pagine, quando il confronto con gli studenti diventa più serrata e profonda, quando le chiedono perché anni prima i giovani «potevano occupare le scuole, le università, le fabbriche… e noi, quando abbiamo manifestato per cinque giorni alla discarica di Trepuzzi, ci avete mandato le cartoline a casa e ci volevate bocciare col cinque in condotta?».
È in questo momento che la giovane e colta ricercatrice scopre la differenza che passa fra questi ragazzi, fra colleghi e preside e lei, abituata a vivere fra libri e atteggiamenti di supponenza.
«Questo lavoro non è per me. Lo facciano i generosi, i saggi, i puri di spirito, i perdenti, gli ingenui… i romantici, gli esaltati, i missionari, i folli. Io torno a gettarmi ai piedi di Corbinci e gli elemosino un altro contrattino di ricerca. Ognuno al suo posto. E questo non è il mio».
 
La collega Nadia è l’unica persona con cui Zelda si confronta quando si è convinta di non saper fare quel mestiere, e Nadia le spiega: «Io non voglio insegnare a vincere ma a fallire… Anche questa protesta alla discarica sarà un fallimento… E io vorrò essere con loro quando succederà. È più difficile imparare a fallire che a vincere. La scuola non deve essere un torneo ma una palestra. È questa la vera Rivoluzione».
La storia va avanti, in un alternarsi di saggi brevi scritti dagli studenti e di capitoli che raccontano Zelda, che «si era nascosta dietro la bella ragazza di buona famiglia, l’intellettuale progressista… E nel frattempo aveva perso di vista tutto il resto. E anche se stessa».
 
La Rivoluzione avanza implacabile, Zelda pensa di lasciare la scuola e di andare in Germania portando con sé sua madre, ma un evento imprevisto - desiderato? forse! - le cambia la vita…
Questo è un romanzo scritto bene e ben congegnato, pulsante di vita, ricco di contraddizioni, espressione di mondi diversi che inevitabilmente finiscono per incrociarsi e contaminarsi: e dunque la Rivoluzione si realizza, che lo vogliano o non lo vogliano i protagonisti.
 
Luciana Grillo – [email protected]
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