Storie di donne, letteratura di genere/ 333 – Di Luciana Grillo
Beatrice Tauro, «Tutto questo mare fra di noi» – Se nasci da questa parte del mare hai una vita normale…dall’altra parte del mare niente di tutto questo è possibile
Titolo: Tutto questo mare fra di noi
Autrice: Beatrice Tauro
Editore: Cinquemarzo 2020
Collana: Erato
Pagine: 156, brossura
Prezzo di copertina: € 13
Il mare di cui scrive Beatrice Tauro è il mare nostrum dei romani, che oggi è diventato un cimitero, dopo i tanti naufragi di barconi carichi di infelici che arrivano dalle coste settentrionali dell’Africa.
Non a caso, cita un pensiero di Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, secondo cui «Il mare è un ponte, deve unire, non dividere». E dedica «questo libro a tutti coloro che costruiscono ponti che uniscono e abbattono muri che dividono».
Dunque, fin dalla prima pagina, e naturalmente dalla splendida copertina, chi si accinge a leggere sa già che troverà storie di dolore e di morte, ma forse anche storie di speranza e di accoglienza.
La prefazione di Diego Romeo, volontario presso la Comunità di Sant’Egidio, si svolge in questo senso e ci anticipa che «quello che Beatrice prova a dirci è che bisogna lottare per rimanere umani, nonostante la paura».
La protagonista è Raffaella, una giovane insegnante già molto provata dalla vita, che aveva trovato in Lorenzo l’uomo capace di capirla: «l’aveva accettata con tutte le sue paure, le sue insicurezze… la spronava ad assumersi le sue responsabilità di donna matura».
La relazione però si interrompe e per Raffaella si prepara un altro traumatico periodo, che in qualche modo risolve tornando da Roma nel paese siciliano dei suoi genitori, dove l’attendono una casa ed un’amabile vicina di casa.
In luoghi diversi, fra persone sconosciute, Raffaella riprende a vivere e non si limita a svolgere il suo lavoro in una scuola, ma si rende disponibile a curare i bambini immigrati in una casa famiglia.
«In un certo senso si riteneva fortunata di avere la possibilità di mettere la propria vita e la propria professione a disposizione di chi ne aveva veramente bisogno».
Il suo mondo si popola di persone nuove, Angela, la responsabile, Laura e Andrea, i collaboratori, e poi Ahmed, Omar, e tanti altri, infine Amina, una giovane clandestina egiziana incinta.
Andrea è un uomo dolce e sensibile, lavora in Capitaneria e accorre quando arriva un barcone, o quando c’è un naufragio.
Vedere «corpi senza vita che galleggiavano tutto intorno, insieme a zaini, borse… giocattoli» è un’esperienza straziante, «una prova che lo avrebbe segnato per sempre… non riusciva a perdonarsi il fatto di vivere una vita normale, con gli agi e le comodità che gli assicurava il lavoro…».
Le giornate di Raffaella sono intense, tra la scuola e la casa famiglia dove, con Laura e Andrea, sa di costituire una vera squadra.
Le sofferenze patite da Amina la turbano profondamente: la ospita nella sua casa, l’assiste in ospedale, la aiuta nel portare a termine i suoi progetti, l’accompagna persino ad Alessandria quando, espulsa, deve tornare in patria e teme la punizione della sua famiglia.
Nello stesso tempo, con dolcezza, Andrea e Raffaella approfondiscono la loro conoscenza, si raccontano le vicende che li hanno portati laggiù e si innamorano.
Il romanzo si legge volentieri, ci si aspetta il lieto fine, ma la vita non risparmia nulla a nessuno, il dolore potrà trovare consolazione solo quando un’altra Amina entrerà nelle loro vite.
Naturalmente ci sono altri protagonisti e qualche colpo di scena, c’è un generoso archeologo, ci sono i genitori di un’amica di Raffaella che vivono ad Alessandria… soltanto leggendo il romanzo la storia sarà completamente chiara e forse, dopo, guardando (talvolta distrattamente) i barconi che ancora affollano il nostro mare, comprenderemo che «si fugge necessariamente da qualcosa di veramente terribile…» e che «tutto questo mare fra di noi… fa la differenza. Se nasci da questa parte del mare hai una vita normale…dall’altra parte del mare niente di tutto questo è possibile».
Luciana Grillo – [email protected]
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