«La Costituzione è il breviario del cittadino da tenere sul comodino»

Trento, la Lectio Magistralis del Presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi. Di Nadia Clementi

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Lo scorso giovedì 17 ottobre il Presidente della Provincia autonoma di Bolzano e della Regione Trentino Alto Adige Arno Kompatscher, il sindaco Alessandro Andreatta, il commissario del governo Sandro Lombardi e l'assessore Mattia Gottardi hanno accolto presso il Teatro Sociale di Trento il Presidente della Corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi.
La cerimonia è stata aperta dai saluti del Presidente dell’ordine degli avvocati di Trento, Michele Russolo, dell’avvocato Andrea de Bertolini e del preside di Giurisprudenza dell’Ateneo trentino Fulvio Cortese.
Tra il pubblico, numerosi studenti di giurisprudenza e degli istituti «Marie Curie» e «Martini» di Pergine, oltre al liceo Da Vinci di Trento.
 
Il Presidente della Corte Costituzionale ha tenuto una Lectio Magistralis intitolata «Attualità della Costituzione e diritti fondamentali».
Nel corso della relazione, il Presidente Giorgio Lattanzi ha toccato, tra i tanti temi, anche quello del rapporto tra cittadini, Corte Costituzionale e Legislatore: se a quest’ultimo spetta «il dovere di farsi carico, nel rispetto delle garanzie, di rendere vivo il disegno costituzionale», sulla Corte ricade il compito di «offrire un’indefettibile tutela, non solo quando sono state prodotte disposizioni costituzionalmente illegittime, ma anche quando la Costituzione impone un obbligo di normare, con più o meno ampia discrezionalità, uno o più settori della vita sociale, dai quali la legge si è indebitamente ritratta».
Sui progetti di modifica della Costituzione all'esame del Parlamento non esprime opinioni. 
«Ma la sua convinzione è che noi ci dovremmo tenere la Costituzione così com’è, – afferma Lattanzi. – La nostra Costituzione non può essere cambiata di volta in volta, è un meccanismo complicato che incide sull'organizzazione e rischia di mettere in discussione i diritti.»
 

 
Nel suo intervento Lattanzi spiega che «l’attualità della Costituzione deriva, innanzitutto, dal ruolo che essa assume nei confronti del popolo che l’ha adottata, cioè da quando è stata approvata dall’Assemblea Costituente nel 1947, e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente alla sua entrata in vigore il 1° gennaio 1948.»
Nel corso degli anni, molti tentativi di riscriverla sono falliti, non in Parlamento, ma per la volontà popolare espressa attraverso lo strumento del referendum.
Lattanzi, infatti, crede che la Costituzione non abbia bisogno di modifiche e afferma che «tutte le recenti proposte siano inutili poiché rischiano di impattare negativamente.»
 
La Carta costituzionale, secondo Lattanzi, è destinata a durare «perché figlia della storia».
Ricorda che «nel ’46 il paese, dopo la guerra, era stato chiamato alle urne per ripristinare i diritti e le libertà soppressi dal regime fascista. E il compito dell’Assemblea Costituente, composta da uomini politici, di cultura, provenienti dall’esilio o dal periodo fascista era quello di elaborare un testo che fosse equilibrato per tutti nonostante le diverse ideologie di matrice liberale, cattolica e marxista.»
Ribadisce Lattanzi che «l’attualità della Costituzione è un elogio convinto e sentito basato sui contenuti della Costituzione stessa poiché nasce dalle vere proprie esigenze della realtà di un sistema in cui tutti si riconoscono e in cui viene garantito il futuro della democrazia e in cui tutte le persone possono affermare di farne parte.»
 

 
«La Costituzione – continua Lattanzi – è il frutto di lavori che mette al centro la persona creando una sorta di piramide rovesciata che supera la concezione di individuo inteso come privato collocandolo all’interno della società.
«La Costituzione ha 70 anni ma non li dimostra perché ha un corpo fresco e giovane, vitale ancora capace di liberare energie. È moderna e attuale e ciò richiede armonia tra stabilità e mutamento dei contenuti, inteso come ponderata revisione, pur tenendo conto che la Costituzione può mutare parzialmente per le esigenze della società.»
«L’esigenza e il rinnovamento del paese appartengono all’agire politico e la Costituzione merita di durare perché la stabilità della nazione deriva dalla stabilità della Costituzione, che non è una legge da cambiare per assecondare le nuove idee politiche.»
 
«La Costituzione è di tutti e per tutti e quindi per essere modificata è necessario il consenso di tutti. Se si cambiano i suoi ingranaggi non funziona più correttamente perché sono stati ben studiati e adattati a tutte le vicende umane.
«La Costituzione inoltre non consente a nessuno di ottenere pieni poteri ed è importante non alterare la distribuzione dei poteri stessi e quindi un approccio interventista rischierebbe di essere fuori tempo.»
Lattanzi riporta nella sua relazione anche il pensiero del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha definito la nostra Costituzione una Carta capace di creare un sistema complesso di pesi e contrappesi, in cui nessuno da solo può esercitare troppi poteri.
 

 
In tal senso la Corte Costituzionale cerca la disciplina adeguata ed elabora le possibilità di tutela oltre a quelle già adottate. Si presenta come un custode e garante di modi e strumenti attraverso i quali i valori costituzionali sono riconosciuti e attuali.
È un arbitro anche quando non è un protagonista, non deve mai trasformarsi in una parte e non deve condizionare le leggi in oggetto e future. Le decisioni dell’arbitro determinano il risultato corretto della partita.
«La Corte deve conoscere i sentimenti ma non farsi guidare da questi, – ha precisato. – Ci sono regole da osservare perché sono giuste poiché provenienti da principi e valori e momenti di sofferenza vissuta dagli italiani, al fine di proteggere la persona con le sue idee, i diritti e le tutele, capi saldi di una società democratica.
«La Costituzione è un vento benefico su tutto il paese e per ogni persona è una protezione e un punto di riferimento della vita.»
 
Lattanzi chiude il suo intervento ricordando che «la Costituzione non è una legge come le altre, sia pure posta a un livello superiore, ma qualcosa di diverso, un lascito dei costituenti, e spetta a tutti noi e soprattutto ai giovani custodire e conservare: la Costituzione è il breviario del cittadino da tenere sul comodino.»
E per noi giornalisti è certamente vissuta come tale.
Una lezione quella di Lattanzi quanto mai attuale che ha catturato l’attenzione di tutti i presenti, soprattutto degli studenti, che lo hanno ascoltato in rigoroso silenzio.
L’importanza dei principi e dei valori, contenuti nella Carta che i Padri costituenti redassero settant’anni fa, ci dimostra di essere senza tempo pur avendo attraversato intere generazioni e complessi periodi storici, ci insegna, ancora oggi, la necessità di osservare e rispettare il patto più importante sottoscritto tra lo Stato e i cittadini.

Nadia Clementi - [email protected]

La Costituzione della Repubblica Italiana è la legge fondamentale dello Stato italiano, che in quanto tale occupa il vertice della gerarchia delle fonti nell' ordinamento giuridico della Repubblica.
Approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 298, edizione straordinaria, dello stesso giorno, è entrata in vigore il 1º gennaio 1948.
Ne esistono tre originali, uno dei quali è conservato presso l'archivio storico della Presidenza della Repubblica italiana e uno alla Fondazione Museo Storico del Trentino.
Considerata una costituzione scritta, rigida, lunga, votata, compromissoria, laica, democratica e tendenzialmente programmatica, consta di 139 articoli (anche se sono stati abrogati gli articoli 115, 124, 128, 129, 130) e di 18 disposizioni transitorie e finali.