Il «lancio del Bouquet» è avvenuto, non ci resta che raccoglierlo
È il nuovo spumante delle cantina Pedrotti, le cui pupitres riposano «naturalmente» nella grotta di Nomi
Quando, nel lontano 1978, andai all’inaugurazione della nuova cantina dedicata al brut della cantina Pedrotti di Nomi, mi ero domandato se l’iniziativa fosse destinata al successo.
Per l’occasione c’era Luigi Veronelli, persona che non c’è più da tempo ma ciononostante considerata ancora oggi una delle massime autorità in campo dei vini e non solo.
«È ora di smetterla di correre dietro agli champagne – aveva detto, dopo aver sorseggiato il brut della Pedrotti. – Gli spumanti trentini sono diversi e meritano ben altro, devono seguire la loro strada.»
Anch’io la pensavo come Veronelli, ma mi era giunto spontaneo domandarmi se altre cantine avrebbero potuto giungere mai ai livelli della Ferrari.
L’Equipe 5 peraltro si era avvicinata di molto alle produzioni Lunelli, ma allora eravamo ben lontani dall’ipotesi di un fenomeno TrentoDoc come lo conosciamo oggi.
Per questo in quell'occasione avevo fatto tanto di cappello a Paolo Pedrotti. Con gli auguri, ne aveva bisogno.
Già allora le sue bottiglie che riposavano a testa in giù, in attesa di diventare brut, erano custodite nella grotta di Nomi. L’uso prettamente militare era dunque stato superato da intenti del tutto civili, anzi civilissimi.
Mantenevano costante la temperatura ideale per conservare lo spumante.
Anche oggi le bottiglie dello spumante Pedrotti riposano lì, senza consumare energia per la conservazione attiva.
Alla presentazione del nuovo prodotto «Bouquet», fatta l’altro giorno nel tempio della TrentoDoc (Palazzo Roccabruna), ho avuto modo di parlare nuovamente con Paolo Pedrotti (nella foto in basso, tra le due figlie).
Gli rinnovai i miei complimenti, perché ce l’aveva fatta alla grande.
Li gradì, quasi ci abbracciammo.
«Altri obbiettivi?» – Gli chiesi, dato che aveva appena annunciato di passare la mano alle figlie Donatella e Chiara.
«Beh, anzitutto precisiamo che il passaggio di consegne durerà un po’… – Sorrise. – Passerò sempre le mie 12 ore in cantina… Ma il mio obbiettivo è quello di tutti i produttori di spumante trentino. Manca ancora... quel passo determinante che innalzi il TrentoDoc al rango dello champagne.»
Insomma Veronelli aveva ragione, ma la corsa verso il successo non è ancora finita.
Dobbiamo inserire il TrentoDoc in un film di 007… E non solo.
Al termine della presentazione del Pedrotti Bouquet, ne abbiamo assaggiato un flute.
È uno chardonnay Blanc de Blanc. Di gradazione alcolica 12,5, leggermente inferiore a quella degli spumanti trentini dunque, ma ampiamente equilibrato dalla delicatezza del suo abboccato.
Sarà quindi possibile berlo con disinvoltura anche d’estate, riempiendosi la bocca di bollicine e di sensazioni irripetibili.
Non vorrei sembrare irriverente, in un momendo di crisi come questo, ma la sua fine naturale sarebbe con il caviale...
Donatella e Chiara, figlie di Paolo Pedrotti, possono tranquillamente fare il «lancio del bouquet», come si usa fare nei mamtrimoni, certe che verrà raccolto dalla clientela giusta.
Dalle attuali 30.000 bottiglie non sarà difficile raddoppiare la produzione.
Guido de Mozzi
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