Rientrati dalla Galizia i Trentini in visita ai cimiteri di guerra
Panizza: «Pensiamo in grande al centenario della Grande Guerra»
Sono rientrati a casa i 160 trentini reduci dal viaggio ai cimiteri austroungarici della Galizia polacca e ucraina.
«Siamo soddisfatti dell'esito di questa esperienza - dice Alberto Miorandi, presidente del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, che ha organizzato il viaggio per l'Assessorato provinciale alla cultura. - E' stato un tuffo nella nostra memoria per ribadire il profondo impegno nella costruzione della pace.»
Anche l'assessore provinciale Franco Panizza, che ha seguito quasi per intero la lunga settimana di viaggio, ha avuto parole di compiacimento.
«Lo scorso anno il Memoriale degli 11.400 caduti trentini nella prima guerra mondiale, che ha disvelato una pagina di storia quasi inedita e ha rinsaldato l'unità nella comunità trentina intera; quest'anno un viaggio di otto giorni alla ricerca dei nostri caduti che ha visto tutti assieme storici ed appassionati, Schützen, Kaiserjäger e Alpini, Provincia autonoma di Trento e Croce Nera austriaca. Il viaggio in Galizia ha gettato le basi, le fondamenta su cui costruiremo a più mani le celebrazioni per i cento anni dalla scoppio della Grande Guerra.»
Erano quasi 160, i trentini iscritti al viaggio che hanno viaggiato su tre pullman per strade e stradine della Galizia di Polonia e di Ucraina: venivano praticamente da tutto il Trentino, tra di loro tre sindaci, Maria Floretta di Cloz, Nicoletta Aloisi di Fiavé e Achille Brigà, sindaco di Ledro; molti amici del Museo della Guerra di Rovereto guidati da Alberto Miorandi, Camillo Zadra e Gianlugi Fait, rispettivamente presidente, direttore e storico del museo roveretano e tanti, tantissimi trentini che per una vita intera avevano sognato di potersi inginocchiare sulla tomba di un caro di famiglia morto nelle battaglie di Gorlice, di Przemysl o di Hujcze.
Molti di loro hanno dovuto accontentarsi di una preghiera recitata sottovoce sulla tomba di un «milite ignoto», ma tutti hanno assicurato di aver provato una grande emozione.
C'è da dire che gran parte del merito dell'impatto emotivo con i cimiteri austroungarici va dato ai volontari della Croce Nera austriaca che ha come «mission» proprio il recupero, il restauro e la manutenzione dei camposanti in cui riposano, spesso in fosse comuni, i resti delle centinaia di migliaia di soldati caduti nel 1914-1915 in quella parte di fronte.
E spesso riposano nella pace di una comunanza con i soldati che allora erano «nemici», con i fanti russi che ora sono accomunati nella medesima sorte della «Memoria» collettiva che travalica le differenze, scavalca le frontiere e rilegge le pagine della storia con la voglia di pace che anima le generazioni contemporanee.
In più di un'occasione l'assessore Franco Panizza ha evidenziato il concetto dell'attualità di questo impegno a recuperare la nostra storia.
«Non lo vogliamo fare per spirito di rivalsa o, peggio ancora, per un passatismo nostalgico: io sono sicuro, noi siamo tutti sicuri che recuperare la nostra storia significa trovare forza ed energia per guardare avanti.
«Il viaggio in Galizia, ad esempio, ha avuto come risultati positivi numerosi incontri con autorità locali: ricordo le cerimonie comuni e i successivi colloqui con le autorità e i responsabili della cultura della città e del Voivodato di Cracovia, con il sindaco di Gorlice, con le autorità di Hujcze e di Leopoli in Ucraina, con la vicesindaco di Olomuc in Cechia.
«Sono stati gettati numerosi ponti che potranno portare a future azioni e progetti in comune, sia per quel che riguarda le celebrazioni del centenario dalla prima guerra mondiale, sia per progetti di solidarietà. È questa l'Europa delle Regioni: popoli diversi che sanno trovare nella propria storia motivi per sentirsi ancor più affratellati, ancor più vicini, ancor più impegnati nella costruzione di un mondi di pace.»
E di pace s'è parlato spesso, nel corso della settimana di «pellegrinaggio»: lo si è fatto nel corso delle cerimonie che si sono tenute in tutti i cimiteri. Dopo due parole di spiegazione storica da parte del prof. Gianluigi Fait, una preghiera, un canto, la lettura di una poesia hanno accompagnato le corone deposte alla base dei monumenti cimiteriali. Particolarmente toccante è sempre stato il momento in cui Osvaldo Tonina spargeva nell'erba dei camposanti alcuni pugni di terra trentina.
«È sempre stata una grande emozione vederci e sentirci tutti partecipi di un medesimo stato d'animo, tutti raccolti attorno ai 'nostri' morti, affratellati da un sentimento di vicinanza profondo e vero dice l'assessore Panizza.»
Il viaggio ha però lasciato spazio anche a momenti di esplorazione culturale: il centro storico di Cracovia con il quartiere ebraico, con la collinetta del Vawel su cui si alzano la cattedrale e il castello; la visita al centro e alla cinta di fortificazioni asburgiche della città di Przemysl, sul confine tra la Galizia polacca e quella ucraina; l'immersione nell'arte, nell'architettura laica e in quella religiosa del centro storico di Leopoli, patrimonio culturale dell'Unesco...
«Abbiamo lasciato le pianure galiziane con la convinzione di aver fatto la scelta giusta - conclude l'assessore Panizza. - Adesso abbiamo tutti la forza e l'entusiasmo per pensare in grande alle celebrazioni del centenario, che vedranno tutti in rete i musei storici, le associazioni, gli esperti e gli storici, le scuole e le università di tutte le Regioni della Mitteleuropa. Saremo il cuore pulsante della pace dell'Europa contemporanea.»