Il corpo come nemico – Di Giuseppe Maiolo

L’anoressica soffre in prima persona, ma c’è anche la famiglia che le ruota attorno, sfibrata, confusa, disturbata che necessita di aiuto

>
L’anoressia è una patologia grave in crescita e da un po’ di anni interessa non solo le femmine ma anche i giovani maschi.
È un tunnel scuro da cui a volte può essere difficile uscire. In adolescenza soprattutto. Perché è in questo tempo travagliato e complesso che si incontra il corpo e i suoi numerosi significati.
Non è semplice, anzi sovente si tratta di un incontro sconvolgente perché è un corpo nuovo, sconosciuto, che cambia e si trasforma.
 
Crescere può essere un’esperienza dolorosa quando il bambino scompare e non è ancora pronto l’adulto, maschio o femmina che sia. A quel punto le trasformazioni fisiche come segno tangibile di un universo che muta rapidamente di forma e di struttura sono difficili.
È quel turbolento cambiamento che spaventa, non fa capire più nulla. Paralizza.
C’è chi si chiede: «Dove mi porterà questo mio corpo che si allunga e si allarga, che si deforma e diventa irriconoscibile?»
Qualcuno silenzia i suoi interrogativi e cerca riparo dentro una mente che lotta, nega, rifiuta quel corpo indomabile con cui è difficile convivere.
 
Questo è l’acuto conflitto dell’anoressia che fa sentire il corpo come un nemico da cui difendersi. Un corpo da negare quando acquista visibilità e si fa strumento di comunicazione tra il dentro e il fuori, tra il mondo interno e quello esterno dell’adolescente.
Un corpo che ha un nuovo segno: è sessuato. Sessuato, che ha desideri, che comunica, anzi denuncia un’appartenenza nuova, inevitabile, e pure una pulsionalità sconosciuta, difficile e imbarazzante.
Dove tutto è in movimento e nulla più uguale a prima, la strada dell’adolescente cambia continuamente di percorso e anche il rapporto con il cibo diventa diverso. Si trasforma.
Si impone un’altalena di desideri e il mangiare si alterna a diete rigorose quanto fuori luogo che stanno a indicare un forte bisogno di controllo di sé, delle proprie emozioni.
Padroneggiare le pulsioni e gestire gli «appetiti» di natura sessuale diventa un imperativo categorico.
 
L’anoressia è più che mai un grido disperato di aiuto, un urlo spaventoso che reclama un aiuto urgente. Attendere troppo potrebbe essere mortale.
Ho visto a volte scheletri ambulanti, corpi risucchiati dalla paura di vivere e dall’angoscia di esistere, dove intervenire voleva dire rompere presto quel vortice distruttivo che le stava annientando.
E non si trattava solo di interrompere il digiuno forzato ma anche far emergere dai sotterranei dell’anima una piccola scintilla di coraggio che potesse contrastare l’idea persistente dell’annientamento.
 
Inutile tergiversare: la malattia è subdola, persistente e chiama in causa diversi attori oltre all’adolescente, ovvero i genitori, la famiglia, l’ambiente.
Coinvolge operatori diversi e non solo il medico del corpo, ma anche quello dell’anima, lo psicoterapeuta, ma più ancora diversi terapeuti.
Perché c’è chi soffre in prima persona l’anoressica, ma c’è anche la famiglia che le ruota attorno, sfibrata, confusa, disturbata che necessita di aiuto.
Urgente.
Vittime o carnefici, protagonisti o semplici comparse, tutti, sulla scena dell’anoressia hanno un ruolo e spesso drammatico.
L’aiuto è impedire la tragedia e liberare i prigionieri.

Giuseppe Maiolo
www.officina-benessere.it