La «Forst lady» spopola da Lagundo – Di Daniela Larentis

Simbolo dell’arte birraia all’«OktoberForst», una festa in Trentino Alto-Adige di tre giorni, fra eventi, musica folk e proposte gastronomiche tipiche

>
Se Monaco ha la sua Oktoberfest, Lagundo ha la sua OktoberForst, una festa di tre giorni (dal 27 al 29 settembre 2019), quest’anno alla sua prima edizione, in cui si esibiranno famosi gruppi musicali folk sotto un grande tendone allestito nel piazzale interno della celeberrima fabbrica di birra del Trentino Alto-Adige.
Alla manifestazione sono collegate una serie di iniziative per i bambini ed eventi collaterali, abbinati a tante proposte gastronomiche tipiche.
La birra è una bevanda mitologica la cui nascita si fa risalire ai tempi dei Sumeri, ci sono testimonianze che la collegano anche alle antiche popolazioni che vivevano nella valle del Nilo, si narra fosse apprezzata anche dai Greci e dagli Etruschi, la sua storia si intreccia con la storia dell’uomo.
 
La birra è una bevanda democratica che piace a tutti, o quasi tutti, per diverse ragioni; innanzitutto per il suo moderato grado alcolico che la rende preferibile in varie situazioni ad altre bevande alcoliche, ce ne sono poi di diversi tipi, molte delle artigianali che vanno di moda ora (si registra sul mercato un’ascesa della birra artigianale) si dice siano forse un po’ troppo costose, tanti preferiscono scegliere invece una intramontabile nelle sue diverse declinazioni, una birra magari più economica, magari più leggera, ma che sia di alta qualità e che sia davvero simbolo di tradizione, non, cioè, un qualcosa che sia legato al dilagare della moda del momento (senza nulla togliere ai piccoli birrifici artigianali che proliferano anche con successo).
C’è infatti chi dice che non dovrebbe diventare un prodotto elitario, cioè destinato esclusivamente a una élite, la birra è per tutti (naturalmente ci riferiamo agli adulti, ricordiamo che vige il divieto di vendita e di somministrazione delle bevande alcoliche ai minori di anni 18), fa parte del patrimonio culturale del territorio, pensiamo a come può valorizzare un piatto di crauti con lo stinco, è la morte sua…
 
Dal punto di vista simbolico la birra, se consumata in maniera moderata e consapevole, è un elemento di forte convivialità sociale, bere una birra fra amici rientra nell’immaginario collettivo giovanile e non solo «andiamo a bere una birra» è un po’ come dire «andiamo a mangiare una pizza», sono frasi che si sentono spesso e che esprimono il desiderio di condivisione.
Quel mangiare e quel bere rimandano a un universo di significati che hanno tutti a che vedere con lo stare insieme e con il rafforzare legami. La birra è estremamente popolare nel senso che piace: piace agli abbienti e ai meno abbienti, piace ai poveri e ai meno poveri, ai giovani, ai meno giovani, ai diversamente giovani, agli uomini ma anche alle donne e chi più ne ha più ne metta.
Potremmo anche dire che «unisce nella diversità»…


 
In un interessantissimo volume scritto da Silvano Faggioni, apprezzato giornalista, autore e regista di documentari e rubriche televisive, scrittore con la passione della Mitteleuropa e la gastronomia (anticipiamo che gli dedicheremo un’intervista a breve), intitolato «La salsiccia Abarth - Scorci di Belle Époque tra Würstel e birra» (edito da Reverdito, 2018), c’è un capitolo dedicato alla regina delle birre altoatesine e al suo territorio, in cui l’autore racconta la nascita di questo noto marchio.
Racconta Faggioni: «Se dalla diga di Tel, all’imbocco della Val Venosta, in Alto Adige, seguiamo il sentiero che porta a Lana, dopo soli pochi minuto di cammino ci troviamo ad ammirare dall’alto un gruppo di edifici dallo stile architettonico unico.
«Birra FORST, la fabbrica di birra che vanta oltre 160 anni di storia […]. Primavera del 1857. Due appassionati, stanchi della pessima qualità della birra meranese, decidono di produrla in proprio. Johann Wallnöfer, contadino, e Franz Tappeiner, cancelliere scrivano, intendono costruire una fabbrica artigianale sui terreni del maso Unterkofel a Foresta, all’uscita di Lagundo, verso la Val Venosta.
«Un luogo che resterà per sempre quello di Birra FORST. Una località di grande importanza storica. Siamo infatti sull’antica via Claudia Augusta realizzata dall’imperatore Claudio, figlio di Druso, nel primo secolo dopo Cristo. La via Claudia collegava l’Adriatico al Danubio […].»
 
La Birra FORST è proprietà della famiglia Fuchs (che come sempre nel corso degli anni tiene fede alla sua filosofia esistenziale, qualità eccelsa dei suoi prodotti nell’assoluto rispetto della natura, come viene evidenziato dalla stessa azienda).
Ma attenzione, non stiamo facendo della pubblicità a nessuno, questa non è certo la nostra intenzione, quello di cui stiamo parlando è un marchio simbolo di un territorio (è un po’ come dire che parlando della Coca Cola parliamo dell’America, è la storia di un marchio ma è anche la storia del suo paese, lo sa bene chi studia sociosemiotica cosa significhi considerare un prodotto alla luce non tanto del suo significato intrinseco, ma assumendo uno sguardo soggettivo che al contempo è collettivo).
 
Si sa da tempo, ormai, lo sanno le agenzie di pubblicità, lo sanno tutti che il consumo di certi prodotti assume un preciso significato, le persone consumano per comunicare chi sono, i prodotti hanno spesso, come in questo caso, un valore etico-culturale, ecco la ragione per cui stiamo parlando di questa precisa birra, di questo evento (che a noi interessa proprio in quest’ottica, come espressione di condivisione di valori, valori legati al territorio, a un contesto sociale).
La birra in questo senso non ci interessa in quanto birra, ma proprio perché ha un valore simbolico, socioculturale, è un prodotto in cui molti si possono riconoscere, veicola cioè una certa visione del mondo, diventa elemento identitario, andando oltre, costruendo nuovi significati.
Il cibo, infatti, assume diversi significati nelle varie culture, lo sapeva bene il celebre antropologo e semiologo francese Claude Lévi-Strauss, il quale amava dire che quello che mangiamo (e che beviamo è il caso di osservare) non è buono da gustare ma è buono da pensare…
 
Daniela Larentis – [email protected]