Cibo spazzatura per «gonzumatori» – Di Daniela Larentis
Christophe Brusset, manager dell’industria alimentare, svela in un libro cosa infiliamo davvero nel carrello della spesa e dà alcuni consigli su come difendersi
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«L’uomo è ciò che mangia», affermava il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach nell’800, sostenendo in estrema sintesi che se si vogliono rendere migliori le condizioni spirituali di un popolo, occorre innanzitutto porre l’attenzione sulle condizioni materiali, migliorandole, partendo dall’alimentazione, riconoscendo a questo modo un forte legame inscindibile fra corpo e psiche.
Se è vero, quindi, che per pensare meglio occorre mangiare meglio, allora con un pizzico di ironia potremmo scherzare sul fatto che si spiegherebbero molte cose di ciò che sta accadendo nel mondo oggi come oggi, perché molto di quello che mangiamo è una vera schifezza, almeno stando a ciò che afferma in un libro Christophe Brusset.
«Siete pazzi a mangiarlo» è il titolo del volume che l’autore, un manager ad alto livello dell’industria alimentare, ha scritto svelandoci cosa finisce in realtà nei nostri carrelli della spesa: spesso prodotti stranieri di cui ignoriamo la vera provenienza, ricchi di additivi e sostanze chimiche che non sono riportati fra gli ingredienti, alimenti conservati in confezioni di plastica o cartone riciclati altamente nocivi, cibi che contengono addirittura diserbanti, coloranti pericolosi, e molto altro (in certi casi addirittura escrementi).
Anche se ora come ora moltissime persone stanno molto attente a ciò che mettono in tavola, nel campo dell’industria alimentare i pericoli per il consumatore sono in agguato.
Già nell’800 esistevano le frodi alimentari, tanto che il chimico tedesco Friedrich Accum pubblicò un Trattato sull’adulterazione dei cibi e sui veleni culinari in cui descriveva le frodi più diffuse a Londra, come ci ricorda nel suo volume l’autore (a quei tempi, ci informa, c’era per esempio chi sostituiva il luppolo con la stricnina o l’acido picrico nella birra, causando diversi decessi ogni anno).
Brusset si è diplomato nella miglior scuola per ingegneri agroalimentari di tutta la Francia e lavora nell’industria agroalimentare da più di 20 anni, svolgendo diverse mansioni: ingegnere, trader, direttore degli acquisti, e visitando durante la sua esperienza lavorativa centinaia di stabilimenti in diverse zone del mondo.
«Siete pazzi a mangiarlo» nasce dal desiderio di mettere al corrente gli ignari consumatori di ciò che talvolta accade: «L’ignoranza crassa del consumatore e un vago senso di nausea riguardo a certe pratiche malsane dell’industria e del commercio, molto più diffuse di quanto non si immagini – scrive -, mi spingono ad alzare il lembo del velo che nasconde questi sporchi piccoli segreti».
Non tutti ricordano che già nel 2008 in Cina è scoppiato l’enorme scandalo del latte contaminato con la melammina, uno dei componenti della fòrmica, una sostanza che era stata aggiunta al latte per aumentarne il tasso di proteine, facendolo sembrare di miglior qualità.
Nel ricordarlo, Brusset sottolinea come gli stessi consumatori cinesi, sempre più informati grazie anche ai social, hanno perso fiducia nella loro produzione locale, nonostante il governo si sia impegnato ad assicurare «sicurezza alimentare».
Ne elenca così vari scandali, riassumendo i più recenti che vanno dal 2011 al 2014. Noi, riportiamo solo quelli relativi al 2014 (ma nel libro ne sono citati molti altri): risale a novembre lo scandalo del «tofu tossico»: «un centinaio di tonnellate di tofu contenenti idrossimetansolfinato di sodio (un agente sbiancante cancerogeno vietato) vengono sequestrate; nel dicembre dello stesso anno un’inchiesta televisiva sul commercio di carne di maiale avariata, «contaminata da un non meglio precisato virus contagiosissimo», porta all’arresto di molte persone sospettate e alla distruzione e chiusura di due macelli illegali.
Precisa l’autore: «Ebbene, se pensate che tutto ciò sia molto triste per i consumatori cinesi ma che non vi riguardi, vi sbagliate di grosso».
Moltissimi prodotti alimentari cinesi vengono infatti esportati in tutto il mondo, compresa l’Europa (che ne ha importati nel solo 2013 quasi cinque miliardi, ricorda Brusset).
Alla fine del 2008 viene rinvenuta in Francia della melammina in diversi prodotti alimentari destinati agli esseri umani e preparati con latte contaminato, ma anche in Germania e in biscotti distribuiti in tutto il Belgio.
Scrive a tal proposito l’autore: «Per mancanza di reale volontà politica, nonché per il desiderio di non offendere questo partner così suscettibile, solo una piccolissima parte dei prodotti alimentari importati dalla Cina sono stati controllati per sapere se contenessero o meno questa famigerata sostanza. Ma tenete presente che lo scandalo della melammina rappresenta soltanto un’infima parte delle frodi commesse in Cina».
Occorre fare attenzione, quando si compra un prodotto alimentare, a ciò che viene scritto: se si comprano, per esempio, «porcini di Bordeaux» non significa affatto che siano di origine francese, il più delle volte, ci svela l’autore, arrivano dalla Cina o dai paesi dell’Est, qualche volta anche dal Sud Africa. Scrive Brusset: «La legislazione europea ritiene che lumaca di Borgogna, nome scientifico Helix pomatia, e porcino di Bordeaux, Boletus edulis, non siano indicazioni di origine geografica, ma comuni designazioni di specie.
«Perciò, quando importo stock di queste specie prodotti in condizioni igieniche che farebbero svenire un agente dei nostri servizi sanitari, opero nella più perfetta legalità. Certo, la qualità di queste merci è scadente sotto tutti i punti di vista, ma i nostri clienti. Industriali e ipermercati, sono ben felici di poter proporre ai consumatori porcini di Bordeaux imbottiti di vermi cinesi allo stesso prezzo dei fagiolini.»
«Trasformato» in Francia, quindi, non significa di «origine Francia» (quest’ultima indicazione è una garanzia per il consumatore, in quanto garantisce che il prodotto sia trattato nel rispetto delle norme sanitarie più severe).
Dà inoltre un giudizio molto critico sulla carne in scatola «trasformata in Francia», in realtà proveniente da paesi come la Thailandia, dal Brasile, come nel caso dei polli, in genere provenienti da vecchie galline giunte al termine della loro vita da ovaiole e trasportate in salamoia via nave per non pagare i dazi doganali sui prodotti in scatola.
Gli interrogativi che solleva sono molti: «Come vengono allevati questi polli? Cosa mangiano? Come vengono curati? A che età vengono macellati? Perché l’Europa autorizza l’importazione di carni provenienti da paesi che utilizzano antibiotici e altri stimolanti della crescita chimici proibiti in Europa?»
Brusset un po’ di colpa la addossa anche a chi fa la spesa in maniera superficiale: «Bisogna dire però che anche il consumatore è un po’ sprovveduto, per non dire completamente scemo, il che rende le cose ancora più facili.
«Basta presentargli - per esempio nel caso di un prodotto tipo crema spalmabile alle nocciole, che contiene essenzialmente olio e zucchero (obesità assicurata) - una pubblicità con un bicchiere di latte e delle nocciole, ingredienti minori, per fargli credere che il prodotto sia sano.
«Eppure tutto è chiaramente indicato sulla lista degli ingredienti. Le casalinghe non sanno forse leggere?»
Secondo Brusset la maggior parte dei consumatori si lascia prendere in giro facilmente e non ha spirito critico, non ha cioè un vero desiderio di informarsi, forse, aggiungiamo noi, non è sempre facile farlo, visto che su molte etichette non viene specificata affatto la provenienza di ciò che ci si accinge ad acquistare, inoltre la spesa non la fanno solo le casalinghe, generalmente tutti nei supermercati danno l’impressione di essere sempre un po’ di fretta.
I brividi vengono, a ogni modo, leggendo il capitolo dedicato agli additivi, in Francia oggi ne sono autorizzati più di 300 (ignoriamo quanti ne siano autorizzati in Italia).
Ce ne sono per il colore, per il sapore, per la buona conservazione, per addensare, per abbassare le calorie, per evitare che un cibo diventi appiccicoso, per farlo gonfiare e per molto altro.
La cosa allarmante è che ci possono essere anche se non sono indicati fra gli ingredienti. Leggiamo al capitolo sei, dedicato proprio a queste sostanze chimiche: «Anche quando nell’elenco degli ingredienti non trovate additivi (le famose «E-qualcosa»), non crediate che non ci sia nulla da aggiungere: se ne può sempre buttare dentro qualcuno con discrezione, senza dire niente ai consumatori, e per di più del tutto legalmente. Sono i famosi coadiuvanti tecnologici, una categoria di additivi che può non figurare sulla lista degli ingredienti!».
Chi fosse amante dei prodotti industriali affumicati, sappia che l’affumicatura in questo caso non ha nulla di poetico, non avviene con il crepitio della legna sul fuoco, ma attraverso l’utilizzo di fumo liquido, un aroma che è simile al catrame.
«Lo si diluisce e si inietta la misura così ottenuta nel prodotto, prosciutto, bacon, pancetta, salsiccia… E’ rapido, facile ed economico. Niente impianti complicati, legna da comprare e da immagazzinare, nessun rischio di incendio, nessun bisogno di personale qualificato.»
Questa è davvero una notizia che ci getta nello sconforto più nero, tanto che ci vien da chiederci: sarà così per tutti i prodotti, proprio per tutti?
Per quanto riguarda le confezioni dei prodotti industriali, l’autore mette in guardia da quelle di cartone riciclato (molto pericolose per la salute, in quanto possono contenere oli minerali e altri inquinanti).
Riconoscerli pare non sia difficile, basta osservare l’interno della confezione: se il cartone è bruno o bianco, resistente e omogeneo, allora è fatto con fibre vergini, in caso contrario appare griglio a causa degli inchiostri residui.
Avverte Brusset: «Se è grigio o se guardandolo da vicino vi sembra eterogeneo (vi si vedono minuscoli frammenti di plastica e di fibre varie), allora non c’è dubbio: siete sicuramente in presenza di idrocarburi di oli minerali cancerogeni».
Brusset redige una piccola guida di sopravvivenza al supermercato, dando alcuni preziosi consigli. Fra questi ne ricordiamo alcuni, partendo dalla scelta di prediligere sempre i prodotti locali, regionali e nazionali. A tal proposito informa che il sistema di norme e controlli europeo, anche se non è perfetto, scrive, «è il più rigoroso ed efficiente del mondo».
Intenti a mettere in pratica i consigli tanto preziosi del manager agroalimentare, ci aggiriamo in uno dei più grandi supermercati di Trento sud e, cercando dei semplici limoni, incappiamo in quello che mai ci saremmo aspettati di trovare: un’ampia, e sottolineiamo ampia, esposizione di limoni lucidissimi (in rete ma non solo) provenienti niente meno che dal sud-Africa, mentre i limoni italiani sono confinati in uno spazio molto più ridotto, dentro una cassetta di cartone.
Ma nel nostro Paese - verrebbe da dire, senza l’intento di voler sollevare sterili polemiche - mancano forse i limoni, tanto da doverli far giungere fino a noi da un luogo così lontano?
Non sarebbe più sensato vendere quelli provenienti dalla Calabria, dalla Sicilia, dalla Campania o dalla Puglia o da tutti gli altri posti altrettanto noti, visto che hanno fama di essere sani e buonissimi?
Per quanto riguarda le polveri e le puree, l’autore invita il lettore ad evitarle, considerando che è molto facile nascondere le imperfezioni dei prodotti attraverso le loro trasformazioni: meglio comprare prodotti interi la cui purezza sia verificabile.
Purtroppo, come Brusset ricorda in più punti del suo interessante volume, spesso «l’idea che ci si fa del prodotto è più importante del prodotto stesso».
Proprio per questo sarebbe meglio non credere alle pubblicità che ci bersagliano in continuazione, soffermandosi invece maggiormente a leggere le informazioni di ciò che compriamo.
Quindi, consumare sì, ma non da gonzi, in maniera scellerata e superficiale, e preferire, quando possibile, prodotti non industriali.
Se poi acquisterete prodotti locali o nazionali ne gioverà non solo la vostra salute, ma anche la nostra economia, meglio essere consumatori che «gonzumatori», quindi occhio alle etichette quando fate la spesa…
Daniela Larentis – [email protected]