«La scelta di Cesare» di Pino Loperfido con Andrea Castelli
In prima assoluta nazionale martedì 27 al Teatro Cuminetti del S. Chiara di Trento
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Tredici anni dopo il grande successo di pubblico e critica di Ciò che non si può dire – Il racconto del Cermis, Andrea Castelli e Pino Loperfido tornano a collaborare in un nuovo spettacolo dedicato ai rapporti tra un padre e un figlio di oggi, dietro ai quali si aggira il «fantasma» di Cesare Battisti, una figura storica importante e contraddittoria della storia del Trentino-Alto Adige, alla vigilia della ricorrenza del centenario della morte.
Lo spettacolo debutterà in prima assoluta al Teatro «Cuminetti» di Trento martedì 27 ottobre alle 20.30 e rimarrà in scena fino all’8 novembre (domenica ore 16.00).
Alle recite trentine seguiranno quelle al Teatro Comunale di Bolzano (Teatro Studio) dal 12 al 29 novembre.
«Quando una generazione si prepara a succedere ad un’altra si assiste spesso allo scoppio di una piccola guerra fatta di screzi, battibecchi e rancorosi silenzi – racconta Pino Loperfido – un po’ come quando una dominazione politica o militare deve lasciare il posto ad un’altra. Solo che lì la guerra diventa più grande e solitamente coinvolge interi popoli, anziché genitore e figlio solamente.»
Questo nuovo testo teatrale commissionato a Loperfido dal Teatro Stabile di Bolzano e prodotto in collaborazione con il Centro Servizi Culturali Santa Chiara e il Coordinamento Teatrale Trentino, inizia come una divertente commedia sui battibecchi quotidiani tra genitori e figli adolescenti, prosegue nella parte centrale ricordando Battisti e i diversi punti di vista che ne interpretano la vita e si conclude con un colpo di scena.
«La scelta di Cesare – annota Loperfido – è un viaggio pieno di curve misteriose, strane telefonate, irresistibili ironie, uomini e cani, dispute sulla esatta collocazione del bene e del male. Uno spettacolo che, in un crescendo quasi rossiniano, giungerà alla fine a svelare un'altra scelta del ragazzo, coraggiosa e decisiva almeno quanto quella compiuta, cento anni prima, dal suo omonimo, trucidato dagli austriaci il 12 luglio 1916.»
Protagonista dello spettacolo è Gian Paolo Tomazzini, un sessantenne con un matrimonio fallito alle spalle.
Ha trascorso la sua vita assolvendo diligentemente il compito di crescere da solo il suo unico figlio, ha lavorato, si è costruito una posizione economica celandosi nella nebbia del qualunquismo, defilandosi opportunisticamente tutte le volte che si è trattato di dover scegliere.
Coprotagonista, simbolicamente assente nell’essenziale salotto di casa in cui è ambientato il monologo è il figlio di Gian Paolo Tomazzini, Cesare, un ragazzo che si sta laureando in Scienze Geografiche con una tesi sul suo omonimo Cesare Battisti, personaggio che la famiglia Tomazzini, nostalgica del defunto Impero Asburgico, ha sempre pubblicamente detestato.
Scavando nella memoria familiare il padre rivivrà - attraverso i pittoreschi racconti del bisnonno Aurelio - il momento fatidico in cui Cesare Battisti venne portato al patibolo subendo con fierezza le conseguenze delle sue scelte.
Nei panni di Gian Paolo Tomazzini, Andrea Castelli entra nelle pieghe del monologo interpretando un uomo «normale», con tutti i difetti del caso, un padre attonito prima e affranto poi da un destino che finisce per accomunare in qualche modo suo figlio Cesare, laureando in geografia al Cesare Battisti geografo, socialista e irredentista.
Attenta a sottolineare gli snodi cruciali della narrazione, la regia dello spettacolo è affidata ad Andrea Brandalise, un giovane trentino cresciuto negli ultimi sei anni alla «bottega» del Teatro Stabile.
Le scene e i costumi sono di Roberto Banci, il disegno luci di Maurizio Maciocie e l’ambientazione musicale è curata da Vittorio Albani.