Le Regole del gioco – Di Guido de Mozzi
È giunto il momento di farle rispettare: i profughi vanno accolti nel nome della nostra civiltà, che però loro stessi devono impegnarsi a rispettare
Da qualche anno la città di Trento è popolata da gente non trentina che non rispetta le leggi, le regole del quieto vivere, la sensibilità altrui.
Si tratta di perlopiù di extracomunitari, è inutile negarlo.
Certo la stragrande maggioranza dei cosiddetti «nuovi Trentini» è bene inserita e convive con la popolazione locale in una simbiosi certamente fruttuosa.
Ma quei pochi che (insieme a dei Trentini, è inutile negarlo) mettono a soqquadro le parti più belle della Città del Concilio vanno in qualche modo fermati.
Si assiste a reati veri e propri come lo spaccio di droga, violenze private, furti e quant’altro.
Ma quello che rende più odiosa la presenza di cialtroni non trentini è la mancanza di rispetto per le regole del quieto vivere, della buona educazione e soprattutto per le tradizioni locali. E la fede altrui.
Il commercio della droga è da sempre un reato perseguibile. Ma vedere delle persone che pisciano sulla chiesa per disprezzo nei confronti della Cristianità, è inaccettabile.
Non si tratta di scherzi goliardici, ma di veri e propri atti di intolleranza. Intollerabili sotto tutti gli aspetti, perché i Trentini non hanno mai messo in discussione l’educazione, la tradizione e la fede dei nuovi ospiti.
Ovviamente il problema non è solo delle Forze dell’Ordine, che fanno rispettare le leggi ma che dappertutto non possono essere.
Il problema è politico e non solamente locale. Anzi, è il Paese che deve intervenire.
Quello per cui vengono accusati quei mascalzoni che trattano la nostra città come un porcile, non rappresenta di per sé la configurazione di reati particolarmente gravi. Per cui sarà praticamente impossibile stroncare a fil di legge questi atti sconsiderati.
Ma c’è qualcosa di ben più penalizzante di qualche mese di carcere.
Si provi a pensare ai diritti che gli extracomunitari hanno acquisito o cercano di acquisire e si provi a pensare di sospendere il percorso di integrazione giuridica.
Si dovrà intervenire amministrativamente, colpendoli là dove più sono vulnerabili: la possibilità di essere espulsi o la perdita dello status di rifugiato politico.
Ed è qui che deve intervenire lo Stato con regole precise e ferree. Chi chiede di far parte della nostra civiltà deve accettarne le regole. Hai dimostrato disprezzo per le tradizioni e la fede altrui? Sappi che la terza volta verrai espulso o perderai lo status di profugo.
Come abbiamo detto, sappiamo che si tratta di una minima parte della popolazione non trentina a non avere rispetto per la civiltà ospitante.
Ma è una ragione di più perché proprio la parte sana di quella popolazione operosa venga sempre considerata civile e integrata a tutti gli effetti.
C’è poco da urlare al sindaco, protestare con il questore, sollecitare i carabinieri e invocare pene esemplari.
Quello che deve cambiare è il rapporto dello Stato con tutti i profughi.
Sei in Italia e devi sottoscrivere di rispettare il paese che ti ospita. Diversamente da ciò, sappi che tornerai da dove sei venuto.
In poche parole, se da una parte siamo così civili da porgere il Cinformi, dall'altra dobbiamo assolutamente dimostrare che difenderemo la nostra civiltà da qualsiasi attacco.
G. de Mozzi