Intervista esclusiva a Tiziano Talarico – Di Nadia Clementi

Il piccolo e grande interprete del film «Itaker» prodotto da Michele Placido in collaborazione con la Trentino Film Commition

Tiziano Talarico, nato a Dornbirn (Austria) residente a Nago (Trento), classe 2002, capelli biondi lunghi e occhi verdi che parlano da soli, per espressione, profondità e una bellezza tutta sua.
Tiziano è uno dei piccoli protagonisti nel film «Itaker», scritto e diretto dal giovane regista, Toni Trupia.
Nel cast Francesco Scianna, Monica Birladeanu, Nicola Nocella e la partecipazione straordinaria di Michele Placido, che è stato un po’ l’anima e l’animatore del film.
 
Film è ambientato nella Germania del 1962. Si intitola Itaker, ovvero «Italianacci», (uno dei tanti appellativi affibbiati dai tedeschi agli emigrati italiani).
Il film racconta la storia del viaggio compiuto dal piccolo Pietro (Tiziano Talarico) insieme al giovane Benito Stigliano (Scianna).
I due, insieme, affronteranno questo percorso alla ricerca della propria identità e di un futuro più stabile.
Il film, prodotto da Goldenart Production e Mandragora Movies in collaborazione con Rai Cinema, è distribuito da Istituto Luce-Cinecittà. 
 
 

Abbiamo conosciuto Tiziano sul set cinematografico del Film «Non scomparire» di Pietro Reggiani.
Lo vediamo nelle due foto qui sopra, impegnato con Mattia Pisetta in una scena girata l’estate scorsa nella piazza di Gardolo. 
Tiziano è un bambino spigliato e intelligente, diventato famoso grazie al film Itaker, e successivamente richiesto anche nella produzione «colpi di fulmine» di Christian de Sica.
Ma è anche un ragazzino come tutti gli altri impegnato a scuola e in altre attività come il calcio, il windsurf e lo sci.
Tra tanti impegni, ha voluto raccontare al nostro giornale la sua esperienza cinematografica.
Il tutto è iniziato dopo che la Trentino Film Commission lo aveva contattato per un casting. 
 


Raccontaci come ti sei accorto di avere questa passione per il cinema?
«Non sapevo di avere questo talento, è capitato tutto per caso, improvvisamente mi si è aperto un mondo nuovo.»
 
I tuoi genitori ti hanno favorito o ostacolato la tua avventura?
«Mi hanno sempre appoggiato sostenendomi e accettando tutte le mie scelte.»
 
Cosa ti ricordi del provino?
«Ricordo un po’ di emozione anche perché c’erano molti altri bambini… Ma a dire la verità fin dal primo provino sentivo che mi avrebbero scelto.»
 
Ricordi perché hanno scelto te per il film Itaker?
«Il regista Tony Trupia mi ha recentemente raccontato che sia lui che Francesco Scianna, mi avevano preferito già da subito, perché erano rimasti colpiti dalla mia voce e per la capacità espressiva di trasmettere emozioni.»
 
Che emozione ti ha dato essere prescelto?
«Una grande gioia e un’emozione fortissima, sentivo battere forte il mio cuoricino.»
 
Recitare accanto ad attori di un certo spessore, come Michele Placido è una grande emozione! Come ti sei sentito e come ti hanno accolto nel set?
«Mi sono sentito subito parte del gruppo, anche se inizialmente gli attori mi trattavano in modo distaccato, a volte con modi freddi e un po’ bruschi.
«Ma con il tempo ho capito che questi atteggiamenti provenivano da direttive imposte dal regista. Insomma dovevano trattarmi cosi come avrebbero trattato i personaggi da loro interpretati, io per loro ero il piccolo Pietro.»
 
Ci puoi parlare Pietro, il personaggio che hai interpretato nel film? Ti senti un po’ come lui? Sei entrato facilmente nella parte che ti era stata affidata?
«Pietro è un bambino di soli dieci anni che perde la mamma e si ritrova a dover cercare il padre insieme ad uno sconosciuto, Benito Stigliano, in un paese straniero dove non conosce nessuno. Pietro è spaventato, triste ma anche arrabbiato di dover subire delle scelte alle quali non può opporsi.
«Inizialmente non è stato facile entrare nei panni e nella testa di quel personaggio tanto diverso da quello che sono io realmente. Ma poi, grazie anche a Tony, è stato come se fossi diventato lui, perfino i vestiti di scena che inizialmente prudevano e mi infastidivano erano diventati i miei, la sensazione era quella di averli cuciti addosso.»
 


Il film è ambientato in parte anche in Romania. Come hai sopportato la lontananza dalla tua città? Puoi raccontarci una giornata tipo sul set?
«L’esperienza in Romania è stata forte e non proprio facile, non tanto per la lontananza da casa, perché la mamma e mia sorella erano con me, quanto per i luoghi.
«Paesaggi grigi e spenti, tanto freddo ed anche la gente sembra sempre cupa ed arrabbiata.
«Le mie giornate erano sempre le stesse: in piedi alle 5, colazione e poi spostamenti sul set. Giravamo fino alle 13.00 circa, poi breve pausa per il pranzo al catering, e poi ancora riprese fino a sera.
«È stata dura ma dopo qualche giorno era diventata un’abitudine. Mi sentivo di fare una cosa bella, importante, come se l’avessi sempre fatta.»
 
Veniamo al copione. Che tecnica hai usato per impararlo? Come ti hanno insegnato a recitare?
«A dire la verità “Pietro” non aveva tantissime battute era più un lavoro più di espressione e interpretazione. Per il copione avevo un children coach (Michelangelo placido, figlio di Michele) che mi aiutava e mi seguiva ovunque.
«Per le scene più complesse ero aiutato anche dal regista, assieme cercavano di farmi interpretare quello che Pietro provava e sentiva: rabbia, dolore, disprezzo, etc.»
 
Come hai vissuto questa tua prima esperienza lavorativa? Pensi di poterla affrontare anche in futuro? Hai già dei nuovi impegni o progetti?
«Sì, sono sincero, lo dico sempre anche a mamma e papà, questa esperienza mi ha fatto capire quanto mi piace recitare e quanto mi manca il set.
«Sono pronto, mi sento preparato e spero di poter vivere ancora un’altra importante esperienza cosi meravigliosa anche se molto impegnativa.»
 
La presenza della mamma dietro le quinte è stata importante?
«Non era così importante che lei fosse sempre presente, però era fondamentale sapere che lei c’era quando mi sentivo in difficoltà.
«In particolare quando dovevo affrontare delle scene con forti di emozioni, che non erano sempre così facili da recitare.»
 
Quali attori ricordi con maggiore simpatia tra quelli che hanno recitato con te?
«Tutti, ma in modo particolare ricordo, Erminio Truncellito, Nicola Nocella e Andrea Trovato. Con Francesco il rapporto era più forte chiaramente perché i nostri personaggi facevano un percorso insieme.
«I momenti più divertenti erano dietro le quinte del set, con i macchinisti, il costumista Andrea Cavalletto, il truccatore Amen Ben Soltan. Ma la persona che mi è stata più vicina e alla quale voglio un gran bene è Michelangelo Placido.»
 

 
Gelsomina Bassetti, attrice di Pietramurata, ti è piaciuta?
«Si molto brava, anche se con lei ho lavorato poco.»
 
I tuoi familiari come vivono questa tua nuova passione?
«Mi assecondano sono libero di scegliere.»
 
Ti piace leggere o scrivere? Preferisci leggere o scrivere copioni cinematografici?»
«Leggere, per ora non ho mai pensato di scrivere.
«Solitamente preferisco sfogliare i libri di avventura di scienza e mitologia. Ora sto leggendo la vita di Pi di Jhon Martel una storia affascinante tradotta anche in film.»
 
Come ti senti adesso che sei «famoso»? I tuoi coetanei e la gente come ti accoglie?
«Dico la verità, nessuno mi tratta in modo diverso da come ero prima di interpretare il film. Sono tornato a scuola e in campo con la mia squadra di calcio così come facevo prima, sono felice di essere me stesso, Tiziano per gli amici.»
 
Alla domanda «Che cosa vuoi fare da grande» che cosa risponderesti?
«Mi piacerebbe fare chiaramente l’attore ma sono ancora troppo piccolo [ride - NdR]… chissà quante cose potranno ancora succedere e cambiare…»
 
Hai un oggetto porta fortuna?
«No, non sono scaramantico.»
 
Ti va di lasciare un messaggio carino ai giovani lettori del nostro giornale?
«Ciao a tutti i lettori sono Tiziano e anche se ho solo dieci anni una cosa ho imparato da questa importante esperienza: tutto può succedere se lo vogliamo e se ci crediamo veramente.»
 
Tiziano è un bambino unico e speciale, il sogno di tante mamme, non solo per la sua bravura cinematografica ma per la sua particolare dote espressiva, quella appunto che lo a reso famoso oggi.
E per domani, chissà dove il cinema lo porterà.
 
Nadia Clementi
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