Il Blanco di Sanremo – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista

Uno spettacolo educativo? Altro che lezioni sull’educativa familiare e lotta al contrasto della violenza giovanile

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Mi è mancata (per fortuna) la diretta. Ma è un peccato perché in realtà lo spettacolo, quando è vero spettacolo, ha bisogno di immediatezza e ti deve catturare all’istante, mica il giorno dopo se evento pensato per provocare e scompaginare la mente, scandalizzare o solamente farti imprecare.
Il Blanco dell’altra sera a Sanremo non l’ho visto. Me lo hanno raccontato e poi l’ho recuperato su YouTube che (per fortuna) non ti lascia mai sfuggire nulla.
Uno spettacolo! Uno di quei colpi di scena magistrali che pensi non possa venire in mente a nessuno.
 
Invece in diretta vedi i fiori presi a calci, scenografia scaraventata da tutte le parti e un ragazzino esile e bianco che salta (con i suoi fiori) da una parte all’altra.
Al contempo senti anche cantare tre parole in fila come un mantra ritmico (del resto siamo al Festiva!) e la musica che segue le riprese da ogni lato del palco (o le riprese che seguono la musica dei bianchi musicisti).
 
Ma mi avevano raccontato la furia del giovane che aveva perso la testa per un problema tecnico e invece ne ho visto uno contento, mai in…furiato, in quella sua «isola delle rose» (distrutta).
Saltava tra i boccioli il fanciullo e ridente abbracciava contento il suo gruppo.
In fondo l’ha ammesso che si stava divertendo e non era per nulla arrabbiato con nessuno.
Invece scherzava perché la performance studiata o magari concordata a tavolino, era solo divertente e non doveva fare irritare nessuno.
 
Nulla di autentico stava dicendo (contraddicendo le difese tardive dell’Ente organizzatore), come (forse) non erano autentiche le rose e neppure i fischi in platea! 

Altrimenti bisognava fermarlo il poveretto che aveva perso la testa, tranquillizzarlo e accompagnarlo nel camerino per farlo distendere almeno con una buona tisana calda.
Invece no.
Nessuno interviene: i musici continuano a cantare, il cantante a saltare sui fiori con la pancera rosa che entra in scena, mentre la gente urla e non capisci se per contagio o protesta.
 
Solo papà Amadeus arriva alla fine, lo soccorre, gli chiede bonariamente qualche spiegazione, rimbrotta il pubblico che (pare) lo fischia inferocito, ma rassicura il bianco fanciullo dicendogli che si metterà tutto a posto e tutti torneranno ad ascoltarlo. Così nelle prime fila si applaude e lo spettacolo continua!
Una splendida lezione di educazione! Anzi uno spettacolo educativo offerto dalla TV di stato con esempi di comportamenti edificanti per educatori e giovani, magari anche da imitare.

Altro che lezioni sull’educativa familiare e lotta al contrasto della violenza giovanile!

Giuseppe Maiolo - psicoanalista
Università di Trento - www.iovivobene.it