Luca De Filippo «Sogno di una notte di mezza sbornia»
La compagnia di Luca porta in scena Eduardo De Filippo il 24 e il 25 aprile
Il decimo e ultimo appuntamento con la Grande Stagione della Prosa 2014/2015 organizzata dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara porterà venerdì 24 aprile al Teatro Auditorium di Trento la Compagnia di Luca De Filippo con «Sogno di una notte di mezza sbornia», un testo teatrale di Eduardo De Filippo tratto dalla commedia brillante di Athos Setti «La fortuna si diverte». Si replica sabato 25 (ore 21.00) e domenica 26 aprile (ore 16.00). |
Avrà per protagonista la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo l'ultimo appuntamento inserito nel calendario della Grande Stagione della Prosa 2014/2015 organizzata a Trento dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara. Sul palcoscenico dell'Auditorium andrà in scena «Sogno di una notte di mezza sbornia», un testo di Eduardo De Filippo tratto dalla commedia brillante di Athos Setti «La fortuna si diverte».
Dopo il lavoro degli ultimi anni, durante i quali è stato realizzato un puntuale approfondimento sulla drammaturgia di Eduardo del primo dopoguerra, con questa commedia la Compagnia di Luca De Filippo propone un nuovo progetto, questa volta specificatamente tematico, sui testi di Eduardo, in un percorso che porterà successivamente all’allestimento di «Non ti pago», quella che lo stesso Eduardo definisce «una commedia molto comica che secondo me è la più tragica che io abbia scritto» e di cui Sogno di una notte di mezza sbornia rappresenta il naturale prologo.
La commedia fu tratta da Eduardo nel 1936 da «La fortuna si diverte», scritta due anni prima da Athos Setti per la scena toscana e rappresentata anche da Ettore Petrolini in romanesco con il titolo «La fortuna di Cecè» e da Angelo Musco in siciliano come «La Profezia di Dante», per arrivare nel ’37 al Teatro Umoristico dei De Filippo con numerose riprese durante le varie stagioni, dato lo straordinario successo.
Si parla di sogni, di vincite al lotto, superstizioni e credenze popolari; di un’umanità dolente che solo in questo modo ha la capacità di pensare a un futuro migliore per sopravvivere al proprio presente.
«Attraverso questo lavoro – scrive Roberto De Simone – Eduardo ha l’opportunità di indagare profondamente sui linguaggi, le forme, i ritmi teatrali, […] di fare propria una commedia scritta da altri restituendo alla collettività teatrale la sua identità di artista e di creatore.»
Utilizzando lo stile comico, a volte grottesco fino a pervenire alla farsa, Eduardo combina la forma della classica e antica tradizione teatrale napoletana con le tematiche che saranno sviluppate appieno nelle sue commedie successive.
Al centro di Sogno di una notte di mezza sbornia c’è il popolare gioco del lotto, dove però qui la scommessa si pone fra la vita e la morte e i rapporti sono fra il mondo dei vivi e il mondo dei morti.
Nello sviluppo della commedia, inoltre, è presenza sostanziale la comunità dei familiari e degli amici, stretta intorno al protagonista e al suo dramma, forse più per egoistico interesse personale che per solidarietà e sostegno.
Una comunità grazie alla quale Eduardo può declinare il carattere corale e sfaccettato della sua drammaturgia.
E poi, soprattutto, c’è il finale che non chiude, ma rilancia una sorpresa che non si consuma mai, fra gioco dell’esistenza e gioco della scena.
Ancora una volta Eduardo, in modo ironico e intelligente, pungente e raffinato, ci propone un'occasione di riflessione sul nostro modo di stare al mondo.
Sogno di una notte di mezza sbornia ci racconta di Pasquale Grifone, un povero facchino a cui piace alzare il gomito, che quando beve fa sogni strani, così da ricevere la «visita» di Dante Alighieri che gli suggerisce quattro numeri da giocare al lotto, sottolineando però che essi rappresentano anche la data e l’ora della sua morte. La quaterna esce e, nel giorno annunciato, la famiglia si veste a lutto in quanto tutti sono ormai convinti che quelli siano gli ultimi momenti di vita dell’uomo. Ma quando il pericolo sembra ormai scongiurato, un colpo di scena riapre il gioco.
Accanto a Luca De Filippo, che sarà interprete del personaggio di Pasquale Grifone, saranno in scena, per la regia di Armando Pugliese, Carolina Rosi (Filomena Grifone), Nicola Di Pinto (il garzone Sciuscella), Massimo De Matteo (Jack, giovane americano), Giovanni Allocca (Artuto Grifone), Carmen Annibale (la cameriera Assunta), Giovanni Cannavacciuolo (il cameriere Giovanni), Viola Forestiero (Gina Grifone) e Paola Fulciniti (Carolina). Le scene sono di Bruno Buonincontri, i costumi di Silvia Polidori, il disegno delle luci di Stefano Stacchini e le musiche di Nicola Piovani.
Lo spettacolo, che ha debuttato al Teatro Diana di Napoli il 15 ottobre scorso, concluderà all'Auditorium di Trento una lunga tournée nazionale che lo visto in scena in oltre quaranta città, fra cui Cagliari, Milano, Bologna, Verona, Foggia e Roma.
«Nel ripercorrere il cammino, la storia teatrale di suo padre – scrive su delTeatro.it Maria Grazia Gregori – Luca ce ne rivela l’ironia feroce, la corda pazza, il riso liberatorio spesso venato di tristezza, l’humour nero, la sottile cattiveria, il disincanto, la curiosità inesausta verso quell’animale del tutto particolare che è l’uomo, mai solo ma immerso, nel bene e nel male, nella società che lo circonda.
«Lo fa con quella sensibilità che è tutta sua, non ripetendo banalmente, ma mettendo molto di sé, del suo stile asciutto, nei personaggi che incontra in questo viaggio dove non solo fa suo un repertorio in cui contano i ritmi, i modi di dire, le battute, le sequenze precise al millimetro, le occhiate, i silenzi dei personaggi, ma lo riscrive con la sua sensibilità di attore di oggi, restituendoci un mondo, uno sguardo sulle cose.»
Sulla prova d'attore che Luca De Filippo fornisce in questo spettacolo si sofferma, nella sua recensione su criticateatrale.it anche Maricla Boggio: «La trama lieve è tuttavia soltanto un pretesto per offrire, di Eduardo, sapienti espressioni attorali; Luca De Filippo ne ha ricevuto una pesante eredità, che è evidente – a noi attenti ai suoi sforzi – lui cerca di rispettare mantenendosi da una parte fedele e dall’altra cercando sue strade espressive, sue modalità di comunicazione più personali. La maschera che si crea per esprimere il suo stato d’animo, tragico e perfino grottesco, è irrealistica, tendente alla recitazione espressionistica, moderna. Come i lamenti che emette, guaiti e miagolii più che voce umana. Ma i tempi, giustamente, sono quelli originali.»
Venerdì 24 aprile il sipario del Teatro Auditorium si alzerà alle 20.30. Sono previste repliche sabato 25 (ore 21.00) e domenica 26 aprile (ore 16.00).