Storie di donne, letteratura di genere/ 282 – Di Luciana Grillo
Paola Rondini, Crepapelle – Una ragazza di… cinquant'anni, fresca di divorzio e in corsa per la sua seconda chance
Titolo: Crepapelle
Autrice: Paola Rondini
Editore: Intrecci 2017
Genere: letteratura moderna e contemporanea
Pagine: 176, Brossura
Prezzo di copertina: € 14
Questo breve romanzo, molto ben scritto, ci porta in tempi e mondi diversi che si intrecciano, ci fa conoscere figure molto lontane fra loro, ci insegna – alla fine – che ogni individuo può, ad un certo punto della sua vita, cambiare indirizzo e dar una svolta alla sua esistenza, sia per libera scelta che per motivi contingenti, inattesi o per l’intervento di altre persone.
Incontriamo per primo Edo, l’elegante e colto professore, ospite di una casa di riposo, poi Greta, una cinquantenne divorziata che vede con apprensione le prime rughe e gli inevitabili cedimenti, infine Giacomo, il chirurgo plastico adorato dalle sue clienti e considerato il più bravo nel regalare una nuova giovinezza.
Intorno a loro si muovono Giselda, l’adolescente impavida, Irene e Luca, sorella apprensiva e figlio lontano di Greta, Victoria e Martina, compagne occasionali di Giacomo e Barbara, la sua perfetta segretaria, Sandra e Claudio, lei proprietaria di un B&B e lui – suo fratello – regista.
Edo crede nell’importanza della parola scritta, e parole scritte su «una carta buona e spessa» distribuisce, con cadenza mensile, agli automobilisti fermi al semaforo.
Giacomo prende il foglio, legge, comprende poco, lo incuriosisce la firma Crepapelle e comincia a pensare, mentre le sue certezze vacillano, anche se «lui le conosceva le donne… lui aveva una visione aerea e microscopica sul loro coraggio, puntiforme e torrenziale, dosato e inarrestabile, sulla loro coriacea abilità di costruire cattedrali di sentimenti e sulla loro fulminea capacità di buttare all’aria tutto e, di colpo senza esitare, dopo secoli di esitazione, cambiare rotta, velocità, scenari, parole».
E intanto Greta, la sera prima dell’intervento, meditava: «Quell’intervento incarnava in modo mostruoso il baratro che squarcia il pianeta, il nord e il sud, l’opulenza e la miseria, il troppo fino a morirne e il nulla fino a morirne, l’ossessione estetica del vecchio occidente, contro la disperata sopravvivenza dei mondi nuovi e giovani».
Le incertezze di Giacomo, che confessa a Barbara: «Sono distrutto, confuso, non so…ho troppi pensieri» impediscono l’intervento. Per Greta, ancora intontita dall’inutile anestesia, non c’è alternativa, deve andare via: «Una fuga inizia sempre con un’accelerazione, una sbandata... Quando si fugge da se stessi, poi, bisogna essere certi di dare subito lo strappo più energetico… La sua diserzione era cominciata chiudendo con forza la porta di casa, senza voltarsi».
La fuga a Milano, l’incontro con Sandra e Claudio, una vita diversa, con altri interessi e curiosità, risolvono il problema-intervento e danno a Greta la possibilità di cominciare da capo, con le sue rughe e i suoi cedimenti.
A sciogliere tutti gli altri nodi è l’incontro fra Edo e Giacomo: il professore che ama le parole scritte racconta il suo amore adolescenziale e il dramma che lo ha colpito, dopo aver attraversato una porta… «Per me la porta era stata un confessionale abbandonato, per altri sarebbe stato una botola, il mare, un libro, le mani di qualcuno, una sedia in soffitta, lo specchio, un angolo della casa dove tutti passano ignorandolo».
La parola, che è stata considerata – lo diceva il filosofo Gorgia – una grande dominatrice, che, con un corpo piccolissimo e invisibile, può fare cose meravigliose, emozionare, comunicare, convincere, plasmare, addolorare, gioire, ordinare, interpellare, in questo romanzo, è determinante perché ciascun protagonista trovi la sua strada e recuperi il suo equilibrio.
Sciolti i nodi, per Greta e Giacomo nulla sarà più come prima.
Luciana Grillo – [email protected]
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