«Storie lungo un secolo», al Museo della Guerra di Rovereto
Giovedì al Castello la presentazione del libro di Zandonati sulla valle di Terragnolo nella Grande Guerra
La Casa del soldato a Piazza.
Proseguono, al Castello di Rovereto, gli incontri di presentazione del ciclo «Storie lungo un secolo. Vicende, racconti e archivi di due guerre mondiali», saggi tra Prima e Seconda guerra mondiale della più recente produzione editoriale del Museo della Guerra.
Giovedì 23 aprile, alle ore 17,30 nella sala conferenze del Castello, sarà presentato «La valle contesa: Terragnolo 1915-1918» di Antonio Zandonati, studioso della Grande Guerra.
Il saggio è coeditato con le Edizioni Osiride. All’appuntamento sarà presente l’autore introdotto da Camillo Zadra, direttore del Museo della Guerra.
Si tratta di una ricerca che si propone di analizzare i fatti riguardanti la valle di Terragnolo durante la Grande Guerra.
Il titolo richiama al fatto che Terragnolo, nel corso dei quattro anni del conflitto, cambiò «padrone» per ben quattro volte.
Faceva parte dell'impero asburgico e gli italiani l'occuparono, con grande circospezione e lentezza, tra il maggio e il dicembre 1915.
Poi, gli austriaci si ripresero la valle nel giro di pochissimi giorni nel corso della Strafexpedition e, al termine del conflitto, tornò italiana.
I fatti militari del '15 e del '16 sono raccontati non soltanto sulla base della documentazione «ufficiale» ma facendo ampio ricorso a documenti diaristici, il che permette di vedere «dall'interno» quel che allora successe, con gli occhi cioè degli stessi protagonisti di allora, soldati e ufficiali italiani e austro-ungarici.
Il libro non si sofferma soltanto sulle vicende belliche. Una parte è infatti dedicata alla vita nei campi d'internamento della popolazione terragnolense, che all'inizio del conflitto venne evacuata prevalentemente a Mitterndorf.
Altro capitolo è invece riservato alla sistemazione logistica che gli austriaci diedero alla valle dopo la riconquista: quindi, la costruzione di teleferiche, strade, magazzini, cimiteri, servizi di retrovia e altro.
Di quegli anni sono rimaste interessanti testimonianze epigrafiche, alle quali è dedicata una parte dello studio: iscrizioni nella pietra o nel cemento che ricordano reparti, avvenimenti, soldati caduti.
E poi ancora la descrizione delle varie armi usate in zona e tre capitoli dedicati ad altrettanti diari di soldati austro-ungarici che trascorsero alcuni mesi nella valle di Terragnolo.
Degno di nota il diario del maggiore Johann Nepomuk, barone Di Pauli, comandante del battaglione degli Standschützen di Caldaro, che presidiò per circa un anno la zona di Costa di Borcola.
Dai suoi ricordi emergono non soltanto gli stenti e le difficoltà dei soldati in quell'ambiente di alta montagna (neve, freddo, fame), ma risultano evidenti anche tutti i segni premonitori della disgregazione dell'impero.
Conclude il libro un ampio album fotografico contenente molte immagini finora inedite.
Cerimonia a Zoreri.