«Gli incontri del giovedì»: 1 dicembre 2016 – Di Daniela Larentis

Nella Sala Civica di Mezzolombardo si parlerà con lo storico e critico d’arte Pietro Marsilli di stufe a olle della fornace Bormiolli di Trento (1764-1890)

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Il ciclo di serate Gli incontri del giovedì predisposto dall’Associazione Castelli del Trentino, prosegue con l’appuntamento di giovedì prossimo, presso la Sala Civica di Mezzolombardo, Corso del Popolo 17.
Il 1 dicembre alle 20.30, lo storico e critico d’arte Pietro Marsilli presenterà l’approfondito studio sulle stufe a olle della fornace Bormiolli di Trento.
Pietro Marsilli e Patrizio Tapparelli, con la collaborazione di Giuseppe Marcadent e le foto di Emil Bosco, hanno scritto e curato un elegante libro di prossima uscita (Casa editrice Osiride di Rovereto) che vuole raccontare un capitolo di fatto ignorato ma fondamentale dell’arte ceramica in Trentino.
 
Storico, stimato critico d’arte, scrittore, giornalista, Pietro Marsilli è vicepresidente dell’Associazione Castelli del Trentino.
Laureatosi in Storia moderna all’Università di Bologna, per cinque anni è stato lettore di Storia e Cultura italiane presso le Università di Innsbruck e di Salisburgo.
Dal 1985 insegna storia dell’arte al Liceo artistico di Trento.
Il suo principale settore di studio è la Storia dell’arte trentina e la Critica d’arte contemporanea, con particolare interesse per la scultura lignea.
Ha pubblicato una ventina di libri e un centinaio di interventi, articoli e saggi su periodici di settore, volumi miscellanei e cataloghi di mostre.
Abbiamo avuto il piacere di porgergli alcune domande.
 

 
Chi era innanzitutto Carlo Giuseppe Bormiolli? Quando e dove esattamente avviò la sua attività a Trento?
«Fin dal 1763 Carlo Giuseppe Bormioli, vetraio, ceramista e maiolicaro, richiese ed ottenne il permesso di aprire una vetreria nella contrada di San Martino, a nord di Trento, nell’immobile accanto al vecchio alveo dell’Adige ove oggi è ubicata la Farmacia Grandi (via Manzoni, 7/A - via San Martino, 8-10).
«Carlo Giuseppe era nato a Cremona ma orgogliosamente si dichiarava oriundo di Altare Monferrato, come tutti i Bormioli che ancora oggi, a Parma e non solo, lavorano il vetro in mille forme e modelli. La modifica del cognome, con una o due elle, è solo una banalità grafica: la famiglia è la stessa.»
 
La sua attività prese piede felicemente?
«Decisamente sì. L’attività si dimostrò ben presto in espansione arrivando a comprendere circa 20 addetti, furono realizzate nuove fornaci, venne acquistato un mulino per la macinazione delle argille e degli ossidi per gli smalti, fu avviata un’attività parallela nelle valli Giudicarie.»
 
Fino a che periodo durò e quali furono le cause della sua cessazione?
«Quello appena ricordato è l’atto di nascita di un’attività concentratasi sulla produzione di stufe ad olle di alta qualità e di rara bellezza che, passata di mano in mano da padre a figlio e da zio a nipote, durò fino al 1890 quando venne chiusa.
«Era rimasta solo una vedova con diversi figli piccoli, non ce l’ha fatta a continuare la gestione della azienda e l’ha ceduta.»
 

 
L’importante pubblicazione da lei scritta rappresenta il più accurato studio scientifico e al contempo il più elegante prodotto editoriale dedicato alle ceramiche artistiche trentine e in particolare alle stufe a olle: a chi si rivolge e come è strutturato?
«Rigorosamente basato su documentazioni d’archivio, con una introduzione bilingue italiano/tedesco, il libro comprende un lungo saggio critico storico-artistico, tavole genealogiche, riproduzione di documenti d’archivio e di mappe storiche, un ampio Atlante con descrizione e foto delle principali cento stufe individuate, 33 schede di approfondimento con foto a tutta pagina e la illustrazione di svariati dettagli, una relazione esemplificativa di restauro di una stufa Bormiolli, una ricca bibliografia specialistica, oltre 150 foto e illustrazioni…
«Il libro si rivolge a restauratori, fumisti, antiquari, arredatori, storici dell’arte, amatori d’arte, tecnici e funzionari delle Soprintendenze.»
 
Trattandosi di un argomento inedito ci sarà voluto del tempo per reperire le informazioni: qual è stato il percorso di studio e di ricerca che ha portato alla stesura di questo prezioso libro? Chi vi ha collaborato?
«Il libro l’ho scritto a quattro mani con Patrizio Tapparelli, giovane ma molto esperto e molto appassionato fumista impegnato nella realizzazione ex novo e nel restauro delle stufe.
«Importante è stata anche la collaborazione di Giuseppe Marcadent, un ceramista di Mori, e del fotografo, Emil Bosco. L’artista Gianluigi Rocca dell’Accademia delle Belle Arti di Brera ha disegnato apposta per noi alcuni schizzi tematici. Sì è trattato di diversi anni di studi, ricerche, indagini archivistiche e sopralluoghi.»
 

 
In che cosa consisteva nel dettaglio la produzione di stufe a olle e da chi erano richieste?
«I Bormiolli seppero offrire agli acquirenti un catalogo molto ampio, che comprendeva sia stufe monumentali, di forma cilindrica, rettangolare o mistilinea, sia stufe componibili più semplici e più a buon prezzo, composte da formelle di formato più piccolo, spesso quadrato, che anticipava le attuali misure standard.
«Le prime, vere opere d’arte di impareggiabile bellezza, sempre l’una diversa dall’altra, erano ornate da raffinate decorazioni a rilievo. Con una certa sistematicità venivano timbrate con un esclusivo marchio di fabbrica e numerate progressivamente.
«Tali stufe erano assai richieste dalle famiglie nobili o comunque agiate della città e dei paesi limitrofi (Trentino, Tirolo, Lombardo-Veneto, Modenese e Romagna) e ancor oggi, a circa due secoli di distanza, in gran numero sono ottimamente conservate.»
 
Nell’immaginario comune la tradizione artigianale delle stufe a olle rimanda alle creazioni dei mastri artigiani di Sfruz. In cosa si differenziano le due produzioni?
«È ovvio che sia così: anche se con diverse imprecisioni, peraltro recentemente chiarite dagli interventi del bravo Andrea Biasi, le stufe ad olle di Sfruz erano le uniche note.
«Le Bormiolli erano totalmente inedite. Questo libro colma la lacuna e fa giustizia.»
 
 
 
Nella produzione Bormiolli ci sono delle tinte ricorrenti?
«Molto particolare e caratteristica è la smaltatura della ceramica ad effetto spugnato, con tonalità che variavano dal blu cobalto al verde, al caffè, al vinaccia.
«Altrettanto ricco è l’inventario delle decorazioni a rilievo, ovvero decori, mascheroni, ghirlande, fiori, festoni, figure di profilo, divinità greco-romane, panoplie, fregi, piedi, vasi apicali ecc.).
«Spesso, per meglio evidenziarle, tali decorazioni a rilievo sono state lasciate in bianco sul fondo colorato.»
 
Il libro potrebbe essere un’idea accattivante per un raffinato regalo?
«In effetti sì, come giustamente sta suggerendo, il libro Bormiolli. Le stufe a olle di Trento (1763-1890) potrebbe essere un’idea accattivante per un raffinato regalo a chiunque ama le stufe e ama Trento.
«È un gran bel libro che racconta un capitolo finora ignorato della eccellenza qualitativa trentina sia artistica che tecnico-artigianale della quale possiamo ben essere orgogliosi.
«Si presenta come il più accurato studio scientifico e, insieme, il più elegante prodotto editoriale mai dedicato alle ceramiche artistiche trentine e in specifico a queste stufe a olle, giusto vanto della città di Trento.
«È di formato 28x21 cm, cartonato, di 192 pagine, interamente a colori. Diverse personalità prestigiose hanno voluto scriverne una presentazione: così l’Assessore alla Cultura del Comune di Trento dr. Andrea Robol, l’Assessore alla Cultura della Provincia autonoma di Trento Tiziano Mellarini, il Presidente dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese della Provincia di Trento Roberto De Laurentis, il sindaco di Lavis arch. Andrea Brugnara, il direttore del Museo degli Usi e Costumi di San Michele all’Adige dr. Giovanni Kezich, il direttore della Fondazione Museo Storico di Trento dr. Giuseppe Ferrandi…
«Invece della solita paginetta formale siamo davanti a una serie di interventi che da vari punti di vista, a seconda delle specifiche competenze dei diretti interessati, arricchiscono il libro.»
 
 
 
Ma dove lo si può acquistare?
«Lo si potrà acquistare direttamente a Rovereto dalla Casa Editrice Osiride (Via Pasqui, 10, tel. 0464 422372, fax 0464 489854, e-mail osiride@osiride). Ma anche in alcune grandi librerie di Trento e Rovereto.»
 
È prevista una presentazione al pubblico?
«Certo. Giovedì 1° dicembre alle 20.30 nella Sala civica di Mezzolombardo, corso del Popolo 17, con proiezione di numerose slides, terrò una conferenza scientifica tenuta nell’ambito degli Incontri del giovedì organizzati dall’ Associazione castelli del Trentino.
«Il libro verrà poi presentato in forma ufficiale, alla presenza dell’Assessore alla Cultura del Comune di Trento dr. Andrea Robol, nella Sala Affreschi della Biblioteca Comunale di Trento, a fine gennaio - inizio febbraio, in data ancora da fissare con precisione.
«In primavera verrà poi organizzata una ulteriore presentazione, questa volta con carattere informale, nella ospitale sede della Tapparelli Snc a Lamar di Gardolo, via Alto Adige 200.
«In quest’ultima occasione saranno centrali la visita guidata alla collezione-museo di antiche stufe a olle di Patrizio Tapparelli e di suo fratello Donatello e un conviviale brindisi.»
 
Lei è sempre molto attivo, quindi la domanda è di rito: progetti futuri?
«Sì, è vero, lavoro troppo. La prossima fatica sarà un bel e grande libro sulla chiesa cimiteriale di San Pietro a Mezzolombardo, voluto da quella Amministrazione Comunale. Dovrebbe uscire l’anno prossimo, per Natale 2017.»
 
Daniela Larentis – [email protected]