Verso le elezioni del 20/21 settembre 2020 – Di Paolo Farinati

Abbiamo posto altre cinque domande alla candidata sindaco di Rovereto Gloria Canestrini riguardo le politiche giovanili

Abbiamo deciso di porre altre domande ai candidati sindaco di Rovereto, per conoscere la loro posizione nei confronti dei giovani.
Cominciamo con Gloria Canestrini, candidata per Verdi, Leu, parte del PD e civiche.
L’intervista precedente è disponibile a questo link.
 
Avvocato Canestrini, giovani e cultura: un rapporto stimolante che non può di certo esaurirsi solo negli spazi scolastici. Quali le sue proposte?
«I giovani hanno bisogno di possibilità, in tutti i campi. Che qualcuno, politica compresa, apra loro porte, indichi percorsi, dia strumenti: insomma che non li dimentichi. Per favorire il protagonismo giovanile è necessario che il Comune interagisca con le scuole, offra strumenti, faccia dei bandi, anticipi dei fondi.
«Il tavolo giovani non deve rimanere confinato nelle stanze istituzionali.
«Vorrei intanto anche capire a quali giovani ci riferiamo. I miei figli, tutti ultratrentenni, hanno esigenze, esperienze e interessi culturali diversi da chi ha vent’anni. Generalmente, il periodo tra i trenta e i quarant’anni è quello in cui ci si afferma nel lavoro, si trova un alloggio autonomo, si crea una famiglia. Pertanto il tema della stabilità nell’ occupazione, del proprio ruolo sociale, del proprio contributo alla vita collettiva, diviene il perno degli interessi di ciascuno anche in campo culturale.
«Questo può avvenire anche fra i giovanissimi, che forse però hanno bisogno di essere più seguiti nel loro bisogno di spazi in cui ritrovarsi con gli amici, di fare musica, di affrontare con il senso meraviglioso (ma non privo di rischi) di onnipotenza proprio di quell’età l’ingresso nella socialità. Mi preoccupano i dati del disagio giovanile nella nostra provincia, anche quelli di Rovereto, e il numero dei suicidi. Se non si trova il modo di dare strutture efficaci (centri, studentati, luoghi di ritrovo) e una mobilità adeguata (mezzi pubblici frequenti anche la sera) alla fine i soli bar non riescono a rispondere alla necessità di confronto e incontro che rende meno difficile il lavoro di crescere.
«Il nemico è la solitudine, il ritirarsi in se stessi perché si è delusi e sfiduciati. Ogni tanto penso che il modello umano che la nostra generazione offre ai giovani è, in effetti, desolante. Poi rammento che, in un contesto sociale altrettanto ostile, io ho cominciato a partecipare (le prime volte di nascosto dalla famiglia) alle riunioni politiche e alle manifestazioni di protesta a 14 anni. Ero piena di problemi, ma la voglia di cambiare il mondo mi ha aiutato davvero (era il 1968), anche sul piano personale.
«Però, a proposito di giovani, non si può porre l’accento solo sulle loro difficoltà. Ricordiamoci che spesso invece sono proprio loro che hanno qualcosa da insegnare agli adulti, soprattutto nel campo della digitalizzazione. (Come fare a prenotare un Bla Bla car, ad esempio!) Il disagio giovanile (dovuto anche in gran parte alla scarsa qualità dei rapporti umani che offre loro il mondo degli adulti) si contrasta valorizzando il loro modo di essere, i loro valori, e le loro passioni.»
 
Rovereto può contare su ben oltre 60 associazioni sportive, un grande patrimonio sociale. Come vorrebbe lei riconoscere meglio il valore anche educativo dello sport in città?
«Lo sport è uno dei temi fondamentali del nostro programma. Sia quello agonistico che quello, per così dire, amatoriale, sono attività salvifiche e non solo per i più giovani. La capacità di mettere la squadra davanti al singolo, la correttezza nella competizione, la disciplina e la solidarietà sono valori irrinunciabili. Le Associazioni sportive svolgono un compito importante, come quelle culturali e di volontariato sociale.
«È giusto considerare questo insieme come un vero patrimonio per la città. Rendere più facile l’accesso a strutture e contributi comunali è senz’altro un obiettivo a breve termine da raggiungere. Credo ci sia molto da fare anche sul versante della comunicazione: tenere aggiornata la comunità cittadina sulle iniziative, specie su quelle spontanee, che partono dal basso, è una priorità se vogliamo che sempre più persone si accostino a questo affascinante settore. Informare, ma anche educare alla partecipazione, al civismo e alla pacifica convivenza è compito dell’Ente pubblico.»
 
Il volontariato giovanile trova a Rovereto punte di eccellenza ma pure grandi potenzialità inespresse. Cosa ha da proporre in quest'ambito?
«Spesso il volontariato giovanile si arena nelle secche delle difficoltà burocratiche o di gestione. La voglia di fare e l’entusiasmo sono beni preziosi che non vanno vanificati in nessun modo. Dobbiamo ricordarci che la città è di tutti, che nessuno deve sentire le proprie istanze sociali e culturali poco considerate, prive di spazio. Ogni chiusura immotivata può ingenerare rassegnazione, ma anche rabbia.
«Spesso i giovani hanno competenze e attitudini di gran lunga superiori a quelle di chi li dirige: voltare loro le spalle ingenera delusione, che è il contrario della sentita partecipazione di cui abbiamo bisogno per affrontare i difficili problemi che la crisi, il clima e la pandemia ci stanno ponendo. E che la politica, spesso, non ascolta. La città invece è viva e pulsante, questa dimensione è quella ideale per cambiare rotta.
«Una cosa molto importante da tenere in considerazione è che, proprio nell’ambito del volontariato, i giovani possono guardare in avanti. Le possibili professionalità, utili anche sul piano della realizzazione personale, spesso nascono lì. Un fonico, un direttore artistico, un fotografo possono provare a muovere i primi passi proprio nell’ingaggio sociale.»
 
Una biblioteca civica invidiataci ovunque, un teatro prezioso e accogliente, una rete museale da città ben più grande, un egregio centro giovani, oratori presenti in quasi ogni quartiere, parecchi spazi verdi e molto altro. Come far amare di più Rovereto dai nostri giovani?
«Tutte queste meravigliose strutture offrono ai giovani delle possibilità di interazione di partecipazione.
Non dimentichiamo però che proprio a Rovereto è stato istituito uno dei cinque centri giovani presenti in Trentino. Lo Smart Lab è una struttura comunale dedicata e appositamente costruita (investimento da 3 milioni di euro), la gestisce una cooperativa che riceve dal Comune circa 65.000 euro l’anno. I fondi quindi ci sono, la struttura anche.
«Forse anche qui si potrebbe fare di più. La Festa in Bosco è stata sospesa, ed era un evento molto sentito. Magari occorre solo un po’ di slancio, di entusiasmo, di interessamento reale da parte dell’Ente pubblico, che non deve fornire solo transenne o contributi, ma informarsi, interessarsi e magari passare, di tanto in tanto, dallo Smart a prendere un caffè. Un sindaco o un assessore che passi di lì in bici a fare due chiacchiere, di tanto in tanto, non è cosa da poco. I rapporti umani in una piccola città contano molto e spesso la vicinanza a settori tanto sensibili dev’essere anche fisica (e fuori dagli spazi di ricevimento ufficiali).»
 
Come riassumerebbe in sintesi le sue politiche giovanili?
«Mettere a disposizione di Smart Lab, che non dev’essere un semplice locale di svago e di intrattenimento come tanti altri, ma un luogo che favorisce fattivamente la partecipazione giovanile, e di Associazioni, giovani artisti e designer, creativi, gruppi di volontariato sociale e politico, gruppi musicali, organizzatori di feste, ogni possibile sostegno (contributi a progetto, materiali, assistenza tecnica, legale e burocratica, spazi temporanei, sale prova insonorizzate, spazi pubblici per eventi).
«Portare il Tavolo giovani nelle scuole, informare di tutte le possibilità di partecipazione, di creazione e di lavoro in settori specifici. Istituire corsi gratuiti di arte, disegno, grafica, web design, video, montaggio. Stabilire un contatto con gallerie d’arte, librerie, teatri per aprire delle strade, delle possibilità concrete.»

Paolo Farinati – [email protected]