Storie di donne, letteratura di genere/ 215 – Di Luciana Grillo
Paul Celan e Nelly Sachs: «Corrispondenza», a cura di Barbara Wiedemann – Un testo prezioso per chi vuole capire fino in fondo le conseguenze dell’antisemitismo
Titolo: Corrispondenza
Autori: Paul Celan, Nelly Sachs
Curatori: B. Wiedemann, A. Ruchat
Editore: Giuntina 2018
Pagine: 198, Brossura
Prezzo di copertina: € 16
Leggere le lettere che si scambiarono Nelly Sachs e Paul Celan dal 1954 al 1969 non è soltanto un modo per conoscere anche intimamente due grandi figure della letteratura europea del Novecento, ma è entrare nella loro vita, nei loro ricordi, nei loro tormenti che causarono numerosi ricoveri in ospedale psichiatrico a Nelly e portarono al suicidio Paul.
Entrambi ebrei, vittime del nazismo, delle persecuzioni, della fuga, rifugiati lei in Svezia, lui a Parigi.
Quando inizia la loro corrispondenza, Paul chiede alla «Gentile, stimatissima signora» di inviargli alcune poesie per la rivista Botteghe Oscure, lei gli risponde il 21 dicembre 1957: «Caro, stimatissimo poeta Paul Celan, la Sua lettera è stata una delle grandi gioie della mia vita… Lei conosce le mie cose, le ha con sé. Questo sifnifica che io ho una patria».
E pochi giorni dopo, il 9 gennaio 1958, continua: «Caro poeta, caro essere umano Paul Celan… dopo tanta sofferenza, mi devo persino abituare alla gioia…».
Paul comprende e condivide «l’eredità della solitudine», Nelly individua «tra Parigi e Stoccolma… il meridiano del dolore e della consolazione», apprezza il «Caro fratello, caro Paul Celan» anche come traduttore, capace di «trasposizione e nuova poesia».
A Paul confessa che «una lega di spiritisti mi perseguita in modo così orribilmente raffinato con il radiotelefono… ovunque io metta piede. Hanno tentato con il gas nervino quando sono partita… si sono introdotti segretamente in casa mia, ascoltano con dei microfoni attraverso le pareti…».
È chiaro che il male l’aggredisce e le toglie lucidità: sono molti i brani delle sue lettere che dimostrano sia la discesa verso l’abisso della malattia mentale che anche la possibilità concreta di riprendersi.
L’8 agosto 1960 scrive di sentirsi «avviluppata in una rete oscura…», il 16 dello stesso mese accenna a una «rete di angoscia e di terrore», il 5 dicembre le sembra di star meglio, ma «il terrore non esce così facilmente dall’animo di un uomo, nonostante l’elettroshock».
Nella Nota editoriale che segue il carteggio si legge che «nelle lettere si rispecchiano… le condizioni psichiche dei due protagonisti quando la sintassi è intricata e la paura imprigiona il linguaggio».
Per Sachs e Celan nulla è facile: né la vincita del Premio Nobel nel 1965 aiuta Nelly a vincere contro i fantasmi che agitano la sua mente, né i tanti riconoscimenti prestigiosi, né l’amore del figlio Eric e della moglie Gisele che con le sue acqueforti arricchisce le pubblicazioni riescono ad impedire a Paul di gettarsi nella Senna in un imprecisato giorno dell’aprile 1970. Pochi giorni dopo, il 12 maggio, Nelly si spegnerà a Stoccolma.
Una precisa cronologia degli eventi, gli indici commentati delle opere, dei nomi e delle illustrazioni rendono questo testo realmente interessante e certamente prezioso per chi vuole capire fino in fondo le conseguenze dell’antisemitismo che ha caratterizzato il secolo scorso.
Luciana Grillo – [email protected]
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